NASCAR | Blaney vince al fotofinish su Newman a Talladega!

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Tempo di lettura: 15 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
15 Ottobre 2019 - 21:40
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E’ già il secondo “spin&win” di questi playoff. A Richmond Truex fu mandato in testacoda da Stenhouse, poi rimontò e vinse. Questa volta Blaney ha fatto tutto da solo all’ingresso della pit lane. Una caution lo ha salvato da un probabile doppiaggio ma poi la bandiera rossa per la pioggia gli ha “regalato” una giornata intera per ripensare all’errore commesso. Da lì in poi Ryan invece è stato perfetto ed ha evitato tutti gli incidenti che hanno eliminato gli altri big lasciandogli la grande occasione per qualificarsi al round successivo dei playoff. Non è stato semplice, Newman si è arreso a pochi metri dalla linea e l’aiuto di Almirola è stato fondamentale, ma il giovane Blaney finalmente potrà lottare per il titolo almeno fino alla penultima gara.

La gara

Le qualifiche regalano una griglia di partenza dominata – come sempre sugli superspeedway – da Chevrolet e Ford. Stavolta a prevalere è il team Hendrick che piazza un poker con Elliott davanti a Bowman, Byron, Johnson e ben sei Ford che lasciano Jones, prima delle Toyota, solo in 11esima posizione. Graziato invece Hamlin, il cui motore esplode proprio nel giro lanciato; se invece fosse finito arrosto appena 5 miglia più tardi, anziché partire ultimo si sarebbe classificato ultimo in gara con un ritiro subito dopo la bandiera verde.

E invece al via Hamlin è scatenato, al punto che – dietro alle quattro Chevy – dopo pochi giri c’è la #11 insieme alla vettura del compagno di squadra Kyle Busch. A prendere il comando delle operazioni poi è il tandem Keselowski-Bowyer, ma il rimescolamento è continuo e ad andare in prima posizione sono anche A.Dillon e i fratelli Busch, poi le Ford si organizzano definitivamente e Ryan Blaney guida il plotone fino al primo giro di soste attorno al giro 35. E’ proprio la #12 la prima ad andare ai box, ma Blaney blocca i freni posteriori in ingresso di pit lane e perde il controllo; oltre ad una breve escursione sull’erba si prende anche una penalità per eccesso di velocità. La sua prima stage sarebbe tutta in salita se poco dopo – a giro di soste ancora in corso – la #52 di Spencer Boyd non si fermasse in curva4.

Arriva dunque la prima caution di giornata che manda Keselowski in testa, ma parte subito il rimescolamento, con le Chevrolet che dalla terzia corsia all’esterno scavalcano tutti. Elliott decide di portarsi dal muro all’apron e così apre la porta a Byron che invece prosegue lungo le barriere e questa si rivela la scelta vincente. Si forma così, come già successo nelle occasioni precedenti, una lunga fila indiana lungo il muro in cui è molto difficile tentare dei sorpassi. Le Ford ci provano nel finale ma il colpo grosso non riesce: Byron vince la prima stage davanti a Logano, Bowman, Stenhouse e Keselowski.

Durante la caution il cielo già plumbeo fin dal via inizia a scaricare pioggia, al punto che la pit lane viene aperta soltanto per portarvi tutte le auto e trasformare la bandiera gialla in rossa. La pioggia dura mezz’ora, poi si prova ad asciugare la pista, ma prima ancora di riuscirci arriva una cella ancora più grande e così, dopo un’ora e mezza di attesa, la Nascar decide che la gara (interrotta dopo 58 dei 188 giri in programma e comunque a 52 dal poterla dichiarare ufficiale) verrà completata di lunedì.

La pista di Talladega si sveglia al lunedì, per la prima gara dei playoff posticipata dal 2011, sotto un cielo decisamente più limpido, ma l’atmosfera sul garage è ancora grigia. Sono ancora nelle orecchie di tutti le parole, riportate dai giornalisti, che le volontà dei costruttori nel manovrare la gara si fanno sempre più insistenti e illogiche. E’ noto infatti che le alleanze in pista si sono estese dai team ai costruttori per salvaguardare il risultato e poter portare a casa un successo prestigioso, ma le parole che (pare) Jim Campbell, “vice president of performance and motorports” della Chevy, trascendono sia l’intelligenza dei tifosi, sia la libertà dei piloti nel fare di tutto per conquistare la vittoria. Campbell si lamenta infatti in una riunione tenutasi durante la bandiera rossa che “ad un certo punto le sue vetture erano 3-wide mentre lottavano per la prima posizione” e voleva, o per meglio dire pretendeva, “una fila indiana di Chevy”. Non è chiaro se qualcuno abbia avuto il coraggio di dirgli che giocare con le macchinine è diverso da affrontare Talladega a 200 mi/h di media mentre le altre vetture sono a pochi centimetri di distanza.

La gara riprende con 34 auto a pieni giri, l’unico dei big assente è Erik Jones, penalizzato da una foratura a poco dalla fine della stage, mentre manca pure Paul Menard, visto che è afflitto da problemi discali al collo e per non rischiare in caso di incidente ha ceduto il volante ad un sostituto. Questo a sorpresa non è Austin Cindric, né Cole Custer, né Chase Briscoe (tutti e tre impegnati nel weekend a Road Atlanta nella gara delle GT4 di contorno alla Petit Le Mans dell’IMSA) bensì Matt Crafton, accomunato dallo sponsor giallo fluo di famiglia e alla seconda gara in carriera in Cup Series dopo aver sostituito all’ultimo minuto l’infortunato Kyle Busch alla Daytona500 del 2015 (18°).

Il primo colpo di scena rischia di essere quello di Keselowski, la cui vettura non riparte a lungo e lo fa soltanto dopo due kilometri di spinta da parte dei commissari. Si può dunque aprire la pit lane e ad uscirne in testa è Blaney, avvantaggiato dall’aver dovuto cambiare le gomme in seguito al testacoda precedente. La gara riparte finalmente e le dinamiche sono le stesse del giorno precedente: lotta furente fra Ford e Chevy con le Toyota pronte ad approfittarne saltando sul treno più veloce. Dopo Blaney, Logano e Stenhouse, a comandare le due file si presentano Elliott e Keselowski e la loro lotta fianco a fianco dura per molti giri, con Chase a prevalere fino al giro di soste.

Fra le numerose penalità (LaJoie, Crafton e Gaughan due volte) da notare sono quelle di Hamlin, Truex e Stenhouse, il quale entra in pit lane troppo velocemente e per questo manca il suo stallo e dunque è costretto a passare dai box per ben tre volte finendo doppiato. Al termine delle tre wave, una per costruttore, sembra che sia Almirola a passare in testa ma il treno delle Chevy arriva di rincorsa con Johnson a fare da locomotiva e le Ford sono costrette ad accodarsi. La prima posizione di Jimmie dura però poco ed Elliott ritorna davanti a tutti. Prova una sortita pure Kyle Busch, ma alla fine il rivale più grande per la #9 è la #22 di Logano, spinto alla grande da Bowyer.

Il tandem Logano-Bowyer fa rivivere le gare sugli superspeedway di inizio decennio, ma la coppia non può resistere. Infatti le vetture sono cambiate e restare incollati a lungo è impossibile per problemi di surriscaldamento, infatti dopo un paio di giri in cui i due allungano, Clint è costretto ad alzare il piede e il gruppo li riprende prima con Elliott e poi con Bowman. I due però non mollano e a quattro giri dalla fine della stage sul rettilineo opposto Bowyer spinge di nuovo Logano. L’ultima spintarella è decisiva per far avanzare la #22 in seconda posizione dietro ad Alex, il cui problema è decidere cosa fare: bloccare un auto che sta arrivando circa 5 mi/h più veloce oppure lasciar perdere, aprire la porta e rischiare perdere molte posizioni a così poco dall’assegnazione di punti preziosi. Alex in quella frazione di secondo che ha di tempo decide per il blocco ma, purtroppo per lui, è la decisione sbagliata e si scatena il primo big one di giornata. A finirci dentro sono anche Larson e Johnson (ritirati con la vettura distrutta) e rimediano danni anche Kurt Busch, Harvick e soprattutto Elliott, Hamlin e Truex, con questi ultimi due che stavano lottando per recuperare il giro perso, opportunità presa invece da Jones. La seconda stage termina sotto caution con Bowyer in testa davanti a Logano, Keselowski, A.Dillon e Suarez.

Mentre Keselowski si riprende la testa della gara dopo il giro di soste, l’attenzione ai box è tutta su Elliott, la cui vettura è rimasta danneggiata nell’incidente e dopo Dover non si può permettere un altro ritiro. Alla fine riesce a ripartire e la sua vettura si rivelerà ancora veloce, anche se non riuscirà più ad andare in testa. Nel frattempo Bowman si assume la responsabilità dell’incidente e non accetta nemmeno che il suo spotter lo liberi di questo peso di dosso prendendosi lui la colpa. Gli animi intanto si accendono nella stage finale, infatti non ci saranno più di 16 giri consecutivi (sui 78 rimanenti) di bandiera verde.

Il protagonista è sempre Bowyer, il quale dopo aver riformato il tandem con Keselowski si porta in prima posizione fino al primo incidente: Cassill, che ha preso la wave around nella speranza di una caution veloce, rimane a secco in uscita di curva2. Wallace si distrae un attimo per evitarlo e non sente dal suo spotter né si accorge che all’esterno c’è Blake Jones e lo stringe a muro rimediando anch’egli abbastanza danni da fargli perdere un paio di giri.

A questo turno è Stenhouse a tornare a pieni giri e in breve tempo torna grande protagonista, così come lo era stato nella prima stage. Dopo una fase di incroci Ford-Toyota, con Logano e Ky.Busch in testa alle due file, ed una caution per detriti (Truex fora in maniera esplosiva mentre Hamlin si sdoppia grazie al lucky dog), il giro di soste a 55 giri dalla fine premia proprio Ricky che si porta in prima posizione e ci resterà a lungo, come uno che deve dimostrare al mondo che non merita di rimanere a piedi nel 2020.

In questa fase Bowyer bacia il muro in curva2 ed esce dalla lotta per la vittoria, infatti ai -35 finisce in testacoda in curva3, probabilmente a causa di una foratura, e termina la sua corsa in maniera tragicomica incastrato fra banking ed apron e perde tre giri. Questa caution permette a tutti di effettuare l’ultima sosta e ad uscire in testa dai box è Byron, dato che deve solo rifornire dopo aver cambiato gomme all’interruzione precedente.

La tregua dura appena sei giri, con le Ford che all’esterno guidate da Stenhouse che riprendono al comando, poi si scatena il secondo big one. Questa volta parte dalla fila interna, con Kyle Busch che spinge leggermente Buescher contro il fratello Kurt il quale finisce a sua volta contro Byron e gli fa perdere il controllo. Purtroppo per molti William finisce a destra anziché a sinistra e travolge la fila esterna a partire da Logano, che quasi si ribalta, in quel momento secondo dietro a Stenhouse. Fra i coinvolti ci sono anche Jones, Crafton, Preece e Suarez che, con una vettura danneggiata, finirà in testacoda poco dopo la ripartenza e terminerà così la sua gara.

Inizia ora la conta dei piloti rimasti. Ci sono ancora molti big, ma altrettanti sono gli outsider a partire da Stenhouse e Ragan e con loro in testa si riparte ai -19 e pure ai -13 dopo il testacoda di Suarez. Ma la calma non dura, c’è troppo in ballo e gli equilibri che c’erano in precedenza non sono più in vigore perché mancano coloro che finora hanno tenuto in mano le redini del gruppo. Kurt Busch prova ad andare in testa con DiBenedetto alle spalle, Stenhouse reagisce ma non ha più la forza di trascinare con sé i suoi “alleati”. L’indizio che la bomba finale sta per esplodere è ai -8, quando il gruppo è inquadrato in fila per tre. Nemmeno un giro dopo arriva il terzo e ultimo big one.

La causa ancora una volta è nella zona dei fratelli Busch: Kurt spinge il fratello Kyle proprio mentre quest’ultimo decide di fare un side draft a Stenhouse (e Ricky ha deciso di fare la stessa cosa, quindi la #18 e la #17 si stanno già avvicinando pericolosamente). La spinta di Kurt dunque non è più centrata e Rowdy parte a destra verso il muro centrando Gaughan che poi completa un flip dopo un contatto subito. La lista dei coinvolti è pesante dato che Keselowski e DiBenedetto non possono proseguire, Stenhouse è stato colpito così come Harvick e Ragan.

La bandiera rossa permette l’ultima conta dei superstiti. A sorpresa, dopo essersi fatto vedere poco al lunedì, in testa c’è un Blaney senza danni davanti ad Almirola, seguono poi le (relative) sorprese Ty Dillon, Newman, McDowell e Austin Dillon. A pieni giri ci sono anche gli ammaccati Hamlin, Stenhouse ed Elliott mentre ritorna in corsa persino Logano che è praticamente senza passaruota. L’ultima bandiera verde arriva a due giri dalla fine.

Blaney sfrutta la spinta di Ty Dillon per mettersi davanti ad Almirola e gestisce al meglio il penultimo giro tenendo sotto controllo in seconda corsia i fratelli Dillon ed in terza il disperato tentativo di rimonta di Stenhouse. L’ultimo giro vede le Ford di Blaney, Almirola e McDowell in fila indiana e sembrano ben avviati, ma sul rettilineo opposto Newman ed Hamlin trovano l’accordo e la scia buona al punto che la #6 passa in testa in uscita di curva4. Ma Newman non chiude la traiettoria e così il trenino di Blaney più organizzato è in grado di recuperare. Il pilota della #6 accenna un blocco al punto che Ryan finisce con due ruote sulla linea gialla, ma Newman non forza e così Blaney torna in testa a pochi metri dalla bandiera a scacchi.

Blaney vince la terza gara in carriera per soli sette millesimi su Newman e l’ordine d’arrivo viene confermato sia perché la #12 è stata forzata ad andare all’interno della linea gialla, sia perché Newman non ha proseguito nel spingere il rivale (e per questo ha mantenuto la posizione a differenza di Sauter due giorni prima). Seguono in classifica Hamlin, Almirola, McDowell, A.Dillon, LaJoie, Elliott, Stenhouse e T.Dillon.

In classifica generale Blaney raggiunge Larson direttamente al “Round of 8” e in Kansas potrà stare tranquillo; dietro di loro anche Hamlin, Truex, Ky.Busch e Harvick potranno gestire il prossimo weekend. La lotta per gli ultimi due posti sembra riservata, escludendo Bowyer, al trio del Team Hendrick (ad oggi virtualmente eliminato in blocco) contro la coppia del Team Penske formata da Keselowski e Logano. Per Bowman, Elliott e Byron è obbligatorio prima di tutto portare a casa molti punti nelle stage per mettere all’angolo Brad e Joey, altrimenti per loro sarà obbligatorio vincere. Chase saprà ripetere il successo di 12 mesi fa?

Le altre categorie

Nella gara della Truck Series vittoria a sorpresa per Spencer Boyd, il quale sfrutta l’ottimo lavoro dello Young’s Motorsports per portare a casa un convulso primo successo in carriera. Nella prima tappa del “Round of 6”, che dunque mette in palio il primo posto per Homestead, dalla pole position parte Matt Crafton affiancato dalla sorpresa Tyler Ankrum. Dopo il consueto rimescolamento iniziale, a prendere in mano le redini della gara sono prima Johnny Sauter e, dopo la caution per il testacoda di Harrison Burton probabilmente scivolato sull’olio lasciato in pista da qualcuno ma non segnalato, poi Sheldon Creed, il quale vince la prima stage davanti a Moffitt e Chastain, il quale si fa notare soprattutto per le mosse al limite e per la caution che lo ha salvato proprio mentre era in pit lane per una foratura.

La seconda stage vede, oltre all’incidente di Dippel, le leadership di Chastain, Moffitt e Hill prima che a prendere la prima posizione con decisione sia la coppia Friesen-Moffitt che chiude praticamente in tandem il segmento di gara. Il tandem però è troppo ravvicinato nei giri successivi e questo per i commissari è una penalità; entrambi devono scontare un drive through e verranno doppiati. Senza i due il gruppo si trova senza una guida e così la confusione regna. Ankrum sembra in grado di vincere, ma all’ultimo giro di soste sotto green si prende una penalità.

Il gran finale inizia a 12 giri dalla fine, quando Alfredo finisce in testacoda e il gruppo ritorna compatto. Sauter è in testa ma alla ripartenza ai -8 finisce in mezzo ad un 4-wide, perde la scia e in prima posizione passa Chastain, ma poco più tardi manca il blocco (come detto era molto a rischio fin dall’inizio) in curva3 e innesca un incidente in cui ci rimette praticamente solo lui. Malgrado il contatto subito, Creed rimane in testa ma alla bandiera verde in curva2 alza leggermente il piede e dietro di lui Dean finisce nel tamponamento a catena che manda tutti all’overtime. In questa occasione Sauter, passato in prima posizione, fa tutto bene fino al rettilineo finale. Qui Herbst prova a infilarsi all’interno e per chiuderlo Johnny prima lo manda sotto la doppia linea gialla e poi finisce a sua volta nella zona proibita.

Sauter taglia così il traguardo per primo e inizia a festeggiare, ma i commissari lo penalizzano per la manovra irregolare e così Boyd eredita il successo mentre Johnny mastica amaro ancora una volta. In campionato non cambia nulla, nessun biglietto staccato per Homestead e ancora tutti pienamente in corsa per i quattro posti decisivi.

I risultati odierni

La classifica della “1000Bulbs.com 500”

La classifica generale

Così il campionato dopo la seconda gara del “Round of 12”

La classifica completa

I prossimi appuntamenti

Nel prossimo weekend la Nascar farà tappa in Kansas. Per la Xfinity Series sabato sarà l’inizio del “Round of 8” mentre domenica per la Cup Series sarà la corsa conclusiva del “Round of 12”. I Truck torneranno invece a Martinsville il 26 ottobre.

Immagine: GettyImages per nascar.com

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