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NASCAR | Anteprima Xfinity Series 2022

di Gabriele Dri
NascarLiveITA
Pubblicato il 16 Febbraio 2022 - 14:00
Tempo di lettura: 15 minuti
ARTICOLO DI ARCHIVIO
NASCAR | Anteprima Xfinity Series 2022

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L’addio di Cindric ed Harrison Burton alla Xfinity Series lascia due giovani in meno a lottare contro i veterani Allgaier ed Allmendinger, entrambi alla caccia del primo titolo in Nascar. Ma occhio soprattutto a Gragson e alla pedina vagante Ty Gibbs. Intanto il campione Hemric ricomincia da zero al Kaulig Racing


La Xfinity Series torna in pista alla caccia di un nuovo talento (o di un nuovo veterano da consacrare) per un futuro da consegnare definitivamente alla Next Gen. Gli “anziani” Allgaier e Allmendinger dovranno vedersela con la consueta sfilza di giovani interessanti e che potrebbero diventare dei grandi anche in Cup Series. La Next Gen in Xfinity Series per la Nascar è già arrivata in sintesi con gli anni scorsi con l’introduzione delle carrozzerie in materiali compostiti, quindi la vecchia vettura porterà lo stesso incredibile spettacolo.

Si attende la consacrazione definitiva di Noah Gragson, ma anche la crescita di giovani (e anche meno, solo perché sono arrivati in Nascar troppo tardi) come il suo compagno di squadra Josh Berry, oppure infine i quasi rookie come Sam Mayer, Sheldon Creed ed Austin Hill. I riflettori però saranno tutti su Ty Gibbs, la vera rivelazione del 2021 ed ora alla caccia del titolo fin dalla sua prima stagione completa.

I piloti ed i team

Il mercato invernale lascia grossa indecisione riguardo a chi dare l’onore di essere il primo ad essere presentato in questa anteprima, se il pilota campione o il team per cui ha vinto, o la sua nuova squadra oppure chi ha conquistato nel 2021 l’owners championship, in quanto tutti diversi.

L’onore alla fine va a Daniel Hemric, il campione in carica diventato tale grazie al primo successo in carriera ottenuto all’ultima curva a Phoenix con un bump&run su Austin Cindric. Hemric, un po’ come successo tre anni fa a Tyler Reddick, difenderà il titolo in una nuova scuderia in quanto già prima del trionfo aveva annunciato un cambio di team.

Dunque, Daniel non guiderà più la #18 del Joe Gibbs Racing bensì la #11 del Kaulig Racing che con lui andrà a caccia del primo titolo nella sua giovane storia dopo anni di vittorie parziali ma alla fine inconcludenti. Reddick, poi, malgrado il downgrade da JR Motorsports a RCR fece il bis e dunque anche ad Hemric non si può non augurare la stessa cosa, anche alla luce di questo sblocco psicologico.

Il Kaulig Racing, dopo un periodo invernale di downsize a sole due vetture causa impegno a tempo pieno in Cup Series, sarà ancora una volta a tre punte. Sulla auto #16 è stato riconfermato AJ Allmendinger, il quale andrà alla caccia del primo titolo in carriera e non torna in Cup Series dove disputerà come nel 2021 solo qualche corsa. Sulla #10 invece ci sarà la grande occasione per Landon Cassill.

Il percorso che ha portato uno dei piloti più amati dal pubblico finalmente su una vettura di prima fascia è stato contorto. Nel corso della stagione scorsa lo sponsor della #10 Nutrien Ag annuncia – in seguito ad un cambio di dirigenti – che non tornerà anche nel 2022. Dopo questa notizia il team è costretto a rinunciare al rinnovo del contratto di Jeb Burton. La #10 sembra destinata alla chiusura, poi invece a salvarla arriva la nuova frontiera degli sponsor che sta travolgendo la Nascar: le criptovalute.

Cassill e lo sponsor Voyager salvano così la #10 e Kaulig incassa. Il plot twist arriva proprio a pochi giorni da Daytona: Nutrien Ag sarà ancora sponsor sulla #16 di Allmendinger seppur solo per un terzo della stagione. E così Jeb Burton rimane fregato da questa retromarcia parziale, ma ha detto che non si ritiene imbrogliato da quanto avvenuto perché capisce come funzionano queste dinamiche ai piani alti delle aziende.

Rimanendo in casa Chevrolet, altri due top team punteranno al titolo. In primo piano sicuramente il JR Motorsports che si rinnova puntando su due piloti alla caccia di fama a tempo pieno. Al fianco dei riconfermati Noah Gragson e Justin Allgaier, entrambi favoriti assoluti per il campionato, sulla #1 salirà Sam Mayer al posto del ritirato Michael Annett e sulla #8 (di nuovo con un solo pilota) invece lo specialista degli short track Josh Berry, quest’ultimo già vincente l’anno scorso. Entrambi possono stupire, bisognerà però valutare la resistenza e l’efficacia settimana dopo settimana.

Il Richard Childress Racing, infine, torna con due vetture e lo fa con una doppia promozione dalla Truck Series: sulla storica #2 al posto di Myatt Snider, retrocesso al Jordan Anderson Racing, ci sarà Sheldon Creed, campione 2020 dei pick up, mentre sulla rientrante #21 Austin Hill, il quale grazie all’Hattori Racing ha trovato le prestazioni valide per far scomparire l’etichetta di pay driver.

Passando in casa Toyota, il Joe Gibbs Racing ha dovuto salutare ben due dei suoi piloti ed entrambi a sorpresa. Detto di Hemric in precedenza, ha lasciato il costruttore giapponese anche Harrison Burton, andato in Cup Series sulla #21 del Wood Brothers Racing. Fuori due, dentro uno, dunque la scuderia schiererà solo tre vetture di cui solo due in lotta per il titolo piloti. La #19 rimane in mano a Brandon Jones, la #54 (seppur ancora non ancora ufficialmente, ma è come il segreto di Pulcinella) a Ty Gibbs e la #18 a rotazione fra vari piloti ma non Kyle Busch che manterrà la promessa scoccata alla 100esima vittoria in Xfinity Series.

Infine c’è una Ford ancora più scarna del solito. Mentre allo Stewart-Haas Racing ci sarà ancora Herbst sulla #98, Penske (vincitrice dell’ultimo owners championship) rinuncia alla Xfinity Series dopo oltre 15 anni. Il team di Roger e Tim Cindric, infatti, dopo la promozione di Austin ha detto che per mancanza di sponsor non ci sarà la #22.

Tuttavia è chiaro che la vera mancanza è quella dei piloti, infatti di giovani in casa Penske non ce ne sono, specialmente dopo la scelta di Scott McLaughlin di andare in IndyCar e non in Nascar, ed i veterani non avrebbero potuto coprire l’intero calendario, specialmente nei playoff. Proprio ieri però Roger Penske ha riaperto al porta ad un programma part time; si vedrà dove e con chi.

Di auto – e soprattutto piloti – a tempo pieni certi praticamente di un posto ai playoff ce ne sono dunque all’apparenza dunque 12 (quattro JRM, tre Kaulig, due RCR e JGR ed una per il SHR), dunque a meno di clamorose sorprese e/o difficoltà di adattamento alla categoria da parte dei rookie, per i piccoli team l’approdo ai playoff a 12 sarà un’impresa se non un miracolo.

Sotto le insegne della Toyota ci sarà solo il Sam Hunt Racing, team giovane e in crescita che schiererà però ancora una rosa di piloti fra cui Ryan Truex, Jeffrey Earnhardt e John Hunter Nemechek. Part time ci sarà invece il neonato SQR Developement con il canadese Raphaël Lessard al volante.

Poche vetture anche per la Ford: oltre al team di Ryan Sieg, che si espande malgrado i problemi dovuti al cambio di costruttore nello scorso inverno a due vetture di cui una per il titolare, infatti c’è solo il SS-Green Light Racing, anch’esso con due auto, una per Joe Graf Jr. (non un pilota di prima fascia) ed una schierata in collaborazione con il Rick Ware Racing e dunque, grazie all’alleanza tecnica con lo Stewart-Haas Racing, ci saranno anche Custer e Briscoe, per quanto possibile.

La netta maggioranza delle auto in griglia saranno dunque marchiate Chevrolet e ad essere protagonisti, tranne qualche raro caso, saranno dei team familiari.

Fra queste eccezioni troviamo l’Our Motorsports, scuderia che negli ultimi due anni ha trovato prestazioni sempre più di rilievo anche grazie all’ingaggio di piloti sempre più forti. Nel 2022 ci saranno addirittura tre vetture ed i nomi sono da tenere d’occhio: Brett Moffitt (uno dal carattere poco conciliante e che negli ultimi anni ha fatto terra bruciata attorno a lui), Anthony Alfredo (non riconfermato in Cup Series dal FRM) ed infine il già citato Jeb Burton. Potrebbero essere loro ad insidiare quella che sembra una consolidata top12, tuttavia il team dovrà supportarli fino alla fine della regular season.

Chi invece ha ristretto i ranghi alla ricerca di una rinnovata competitività è il JD Motorsports che, perso Cassill in direzione Cassill ed anche J.Earnhardt e Mills ha preferito schierare sole due auto, una per Bayley Currey e l’altra per il giovane Ryan Vargas, quest’ultimo alla prima stagione a tempo pieno dopo aver disputato gran parte della scorsa in una relativamente convincente campagna da rookie. In seconda fascia anche il già citato Jordan Anderson Racing con Myatt Snider al volante ma anche il Big Machine Racing Team con Jade Buford.

A lottare per la top20 ci saranno anche l’Alpha Prime Racing, il team di Tommy Joe Martins e Caesar Bacarella che schiererà due vetture, DGM Racing (ben tre auto), Jeremy Clements ed il suo team così come Jesse Iwuji (pilota e capitano di corvetta nella Marina USA) ed infine il Jimmy Means Racing, quest’ultimo a cercare di togliersi dal fondo della classifica.

In chiusura, non si può non dedicare un approfondimento al caso Brandon Brown. Bisogna tornare indietro a Talladega nello scorso autunno quando Brandon conquista per sé e per il Brandonbilt (nessun nesso) Motorsports la prima vittoria in carriera. Nella intervista sul traguardo Kelly Stavast della NBC fraintende – anche per le cuffie che indossa – nella confusione dei cori dei tifosi i poco politically correct “F**k Joe Biden” tipici del Sud post elezioni del 2020 con dei ben più belli “Let’s Go Brandon”.

Da allora “Let’s Go Brandon” è usato – poco intelligentemente – dai Repubblicani più legati all’ex presidente Donald Trump come sinonimo di insulto all’attuale inquilino della Casa Bianca. Nel mezzo, ovviamente, il povero Brandon Brown, incolpevole protagonista di una sfortunata avventura nata proprio nel giorno più bello della sua carriera.

Sfortunato sì Brandon, ma solo in un primo motivo. I tentativi pubblici di smarcarsi da questa frase sono diventati ben presto un incidente diplomatico anche all’interno della Nascar. Brown – non dicendo nulla – infatti viene contattato da dei presunti investitori nel mercato delle criptovalute che hanno creato la “Let’s Go Brandon Coin”. Nel mese di dicembre, dopo un paio di interviste che hanno posto più dubbi che risposte, Brown annuncia che la criptovaluta sarà sponsor unico del team (contratto dichiarato “a otto cifre”) con l’obiettivo di ridare una veste positiva a tale frase.

Ovviamente non ci crede nessuno, né alla solidità dello sponsor, né all’esito degli intenti di Brown. Da qui in poi tutto va di male in peggio: la Nascar boccia la sponsorizzazione dopo che già aveva dichiarato nel corso del 2021 di voler vietare tutti gli sponsor politici, lo sponsor stesso dichiara di aver ricevuto invece l’ok dalla Nascar stessa, ma sembra che la LGB Coin abbia voluto approfittare della confusione delle feste natalizie. Nel frattempo il valore della criptovaluta sale.

A gennaio crolla tutto: gli ex sponsor di Brown rilasciano una intervista in cui si dichiarano in sintesi “traditi” da Brown dopo una collaborazione biennale, mollati senza dire nulla a favore di LGB Coin. Brown è costretto a pubblicare in fretta un comunicato stampa (pure sgrammaticato) in cui chiede loro scusa. Nel frattempo la Nascar boccia ufficialmente la sponsorizzazione (ma LGB Coin pur non potendo fare livree collaborerà lo stesso col team) e il valore della criptovaluta crolla.

Infine, il cosiddetto (ma non ancora provato, seppur altamente probabile) rug pull, ovvero i proprietari della valuta stessa passano all’incasso, vendono tutto lasciando chi ha investito senza più soldi. Ed il valore della LGB Coin scede letteralmente a zero. Brandon Brown vedrà davvero i milioni di dollari promessi? Il team è in pericolo? Come farà Brandon a riconciliarsi con la gran parte dei tifosi che si sono sentiti traditi e ingannati da questa vicenda? Tutte domande che non hanno al momento risposta, la prova però è che questa nuova era di sponsorizzazioni legate alle criptovalute è un terreno minato.

Piloti Nascar Xfinity Series 2022

Il format ed il calendario

La Xfinity Series vedrà ancora un calendario da 33 gare, senza sterrato ma con tanti stradali; anche il format è stato confermato, con playoff a 12 e playoff point da accumulare soprattutto nella regular season per arrivare alla fase decisiva della stagione con un gruzzoletto da gestire nelle ultime gare.

Come sempre si inizierà a Daytona per quella che probabilmente è la gara più prestigiosa in tutto il calendario, poi la Xfinity Series seguirà la categoria principale fino a Pasqua senza pause, andando sulla costa Ovest (Fontana, Las Vegas e Phoenix), passando poi per Atlanta prima di Austin, il primo stradale del 2022.

Austin sarà anche la tappa di qualificazione per la prima gara del programma Dash4Cash, quattro gare (quest’anno Richmond, Martinsville, Talladega e Dover) dove ci saranno in palio 100’000$ extra per ciascuna tappa e dove i piloti della Cup Series non potranno gareggiare.

Maggio vedrà tre tappe canoniche a Darlington, Fort Worth e Charlotte prima della più grande novità della stagione, infatti la categoria cadetta non andrà a Mid-Ohio (lo faranno i Truck) bensì a Portland per la prima gara Nascar nel Nord-Ovest degli USA da 20 anni a questa parte.

L’estate vedrà praticamente una alternanza fra stradali (Road America, Indianapolis, Watkins Glen) e ovali (Nashville, Atlanta, New Hampshire, Pocono, Michigan) praticamente tutti diversi l’uno dall’altro. La chiusura della regular season deciderà i 12 qualificati su quattro ovali molto tricky come direbbero gli addetti del settore: di nuovo Darlington e Daytona, Kansas e Bristol.

I playoff hanno visto in sintesi l’uscita del citato Kansas e qualche spostamento. Il primo round avrà, dopo Texas e Talladega, come sempre il clou al Roval di Charlotte, il Round of 8 vedrà ancora una volta due ovali da 1.5 miglia, solo che insieme a Las Vegas ci sarà il gradito ritorno nella fase decisiva della stagione di Miami-Homestead. Martinsville, infine, deciderà i quattro che si contenderanno il titolo a Phoenix.

Nascar Calendario Xfinity Series 2022

Cosa aspettarsi dal 2022

La regular season della Xfinity Series sarà interessante per i due soliti motivi: capire chi accumulerà più playoff point e chi a sorpresa potrebbe venire escluso dai playoff stessi malgrado, come detto, ci siano 12 vetture favorite per una facile qualificazione. Tralasciando questi possibili cambi di copione, torniamo ai piloti.

La sfida per il titolo potrebbe essere un duello fra giovani come Gragson, atteso finalmente ad una stagione intera senza flessioni né esuberanze ora che la strada verso la Cup Series in futuro sembra più plausibile, e Ty Gibbs. Il problema per Noah potrebbe essere, più sul livello mentale, l’impegno che svolgerà nella categoria principale, ben 14 gare con il Kaulig Racing, quindi con uomini di un team diverso, anzi una squadra rivale rispetto a quella con cui corre in Xfinity Series.

Il duello fra i veterani potrebbe essere invece fra Justin Allgaier ed AJ Allmendinger, entrambi alla caccia del primo titolo ma che ogni anno si sono visti superati dal giovane di turno, spesso anche un compagno di squadra. Sarà la volta buona? Potrebbe, ma probabilmente dovranno osare di più nei playoff e andare oltre i loro limiti anche caratteriali che li vedono come accumulatori di risultati seriali, ma poi al momento di essere incisivi dimostrano qualcosa in meno.

Seguirà un grande gruppo composto da Hemric (il quale dovrà adattarsi al nuovo team e anche lui come Gragson un impegno consistente in Cup Series) a guidare Berry, Mayer, Jones, Cassill, Herbst ed i “quasi rookie” Creed ed Hill che si traineranno a vicenda al RCR. Tutti questi piloti dovranno solo controllare eventuali sorprese che potrebbero arrivare da dietro, però una qualsiasi vittoria (e potrebbero arrivare per quasi tutti loro) li metterebbe al sicuro. L’obiettivo per loro è appunto conquistare un successo il prima possibile per passare una estate tranquilla.

In caso di successo a sorpresa, le chance ci sono soprattutto sugli stradali e sui superspeedway dato che per la Xfinity Series manca lo sterrato, di un pilota come Clements, Snider, Brown, Sieg, Moffitt, Alfredo o Jeb Burton, metterebbe nel panico molti. Chi avrà più difficoltà sentirà sabato dopo sabato alzarsi le sabbie mobili fin quando ad agosto la situazione potrebbe diventare soffocante. Recuperare punti è più difficile rispetto alla Truck Series in cui i colpi di scena sono più probabili, quindi gente come Herbst, Hill, Creed e forse altri dovranno sgomitare ancora di più.

Per quanto riguarda le vittorie “esterne” alla categoria potrebbe essere l’anno del minimo storico: Kyle Busch infatti ha annunciato che non gareggerà in Xfinity Series, Penske ci sarà part time quindi (probabilmente) Cindric potrebbe prendersi un paio di tappe sugli stradali (viene da pensare soprattutto al Watkins Glen dove Roger non manca mai), JR Motorsports avrà sì una quinta auto part time con Dale Earnhardt Jr. (Martinsville) e Paludo, quindi le uniche possibilità sono limitate alla #18 del JGR che fra i tanti piloti che si alterneranno vedrà Trevor Bayne e Drew Dollar. Ma, leggendo questi nomi, potrebbe essere davvero l’annata regina per la Xfinity Series.

Come seguire la Xfinity Series in Italia

Come l’anno scorso insieme alla Truck Series, ma non per la Cup andata su Mola TV, la Xfinity sarà in onda su Sportitalia, specialmente sul canale SI Motori, disponibile tramite il tasto rosso del telecomando sulle TV di ultima generazione, oppure in streaming.

Il programma della Xfinity Series a Daytona

Venerdì 18 febbraio:

22:35 Prove libere

Sabato 19 febbraio:

17:35 Qualifiche

23:00 Gara


Immagini: media.nascar.com

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