NASCAR | Anteprima playoff: tutti contro Harvick e Kyle Busch

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di Gabriele Dri @NascarLiveITA
14 Settembre 2018 - 10:00
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Dopo le consuete 26 gare della regular season la Nascar ha operato il taglio e selezionato i 16 piloti che potranno lottare per il titolo. A differenza degli scorsi anni i big hanno imposto il loro dominio conquistando vittorie a ripetizione e lasciando agli avversari delle briciole che hanno raccolto solo nelle ultime gare. La lotta per gli ultimi posti disponibili è stata poco combattuta, dato che in 15 delle ultime 16 gare (e l’unica corsa in cui non si è verificato questo è stata la prima tappa di Pocono a giugno) i piloti virtualmente qualificati erano quelli che effettivamente hanno conquistato il posto per i playoff. Dopo un inizio segnato dalla coppia Kyle Busch-Kevin Harvick ora la situazione sembra più equilibrata e lo è diventata giusto in tempo per le 10 gare clou.

Il format dei playoff

Il regolamento del campionato non è cambiato rispetto all’anno scorso. Durante la regular season sono stati accumulati i playoff point, 1 per ogni stage vinta e 5 per ogni successo finale. A questi vanno aggiunti il bonus assegnato ai primi 10 della classifica della regular season e tolti quelli di eventuali penalità. Questi playoff point verranno tenuti in conto ad ogni reset del punteggio alla fine di ciascun round, dunque Kyle Busch dovrebbe (lasciamo il condizionale, mai dire mai in caso di eliminazione incredibile) iniziare il secondo round con almeno 3050 punti, dato che si possono accumulare ulteriori playoff point durante il primo round.

Come si può capire dalla classifica, Kyle Busch e Kevin Harvick hanno fatto il vuoto dati i 50 playoff point accumulati; il vantaggio di Harvick poteva essere ancora più grande se non fosse stato per il “window gate” di Las Vegas che gli ha fatto perdere il cappotto che aveva ottenuto. Anche Larson aveva ottenuto un punto in più, ma la stage vinta in Kansas è nulla, sempre per vettura risultata poi irregolare.

Dopo un inizio difficile Martin Truex Jr. aveva iniziato a vincere creando così il gruppetto dei big3, poi invece nel finale della regular season ha ceduto un po’ e ora insegue la coppia di testa staccato di 15 punti. Grazie alle due vittorie in extremis a Darlington e Indianapolis Brad Keselowski si è messo al quarto posto, ma è staccato di ben 31 punti dalla vetta. Segue poi il resto dei piloti abbastanza ravvicinati e che dovranno soffrire già dal primo round. Ma analizziamo nel dettaglio i 16 piloti qualificati.

I 16 piloti

Dei 16 piloti 11 piloti erano presenti anche l’anno scorso, mentre Kenseth, McMurray, Stenhouse, Kahne e Newman sono stati sostituiti da Bowyer, Logano, Jones, Almirola e Bowman. La ripartizione secondo i costruttori vede il dominio della Ford che piazza tutti e quattro i piloti dello Stewart-Haas Racing e tutti e tre del Team Penske per un totale di sette. La Chevrolet ha cinque piloti, tre del team Hendrick e uno a testa del team Ganassi e del Richard Childress Racing, infine la Toyota porta ai playoff quattro piloti, tre del Joe Gibbs Racing e uno del Furniture Row Racing.

I dominatori della prima parte di stagione sono stati indiscutibilmente Kyle Busch e Kevin Harvick, ma il loro vantaggio sul resto del gruppo sembra essere diminuito: infatti, dopo aver vinto 9 delle prime 13 gare – cinque a quattro per Harvick – i due hanno ne hanno vinte solo 4, due a testa, delle restanti 13, ma il vantaggio conseguito sugli avversari è sufficiente per garantire loro la sicurezza di avanzare per almeno i primi due turni, a meno di incidenti e/o problemi meccanici. Se tutto andrà secondo le previsioni, saranno loro a sfidarsi direttamente a Homestead per il titolo del 2018.

Kyle Busch e Kevin Harvick, i dominatori della regular season

Dietro di loro c’è Martin Truex Jr., il campione in carica e vincitore di quattro gare finora, ma che nelle ultime settimane è un po’ in fase calante e le notizie riguardanti la chiusura del suo team non possono essere sinonimo di serenità. Anche se il suo futuro sembra già scritto, direzione JGR, questo finale di stagione sembra orientato a scrivere una storia da film, ovvero riconfermarsi campione in un team che poi chiuderebbe da vincente. Il terzo round non sembra tra quelli più adatti a lui e quindi dovrà difendersi dagli attacchi altrui.

A lungo in questi mesi si è parlato di big3, ma altrettanto si è discusso su chi potesse essere il quarto che accompagnerebbe i tre già citati al gran finale di Homestead. Nelle ultime due gare è emerso il nome di Brad Keselowski, il quale dopo un lungo digiuno ha trionfato alla Southern500 e alla Brickyard400, due gare su ovali anomali, ma che regalano fiducia al pilota del team Penske. Sei anni dopo la vittoria del campionato all’addio della Dodge Charger potrebbe concedere il bis e regalare la passerella d’onore alla Ford Fusion, che verrà sostituita dal 2019 dalla Mustang.

Alzi la mano chi avrebbe detto a inizio anno che Clint Bowyer avrebbe vinto due gare. Bene, neanche io ci avrei scommesso. Una forse sì dopo il rilancio dell’anno scorso, ma due no. E invece Clint ha stupito tutti vincendo due gare funestate dal maltempo, prima a Martinsville (rinvio di 24 ore per la neve) e poi in Michigan (corsa terminata in anticipo dalla pioggia). Nelle ultime settimane il trend è un po’ in discesa – solo 2 top10 dopo Daytona – ed è necessaria un’inversione di tendenza. Però, parlando da tifoso, l’aver ritrovato il sorriso e la gioia di vivere di Bowyer potrebbe valere più di una eventuale qualificazione al “Round of 8”.

Esauriti i plurivincitori passiamo ad un ristretto gruppo di piloti che hanno vinto una sola gara, ma che potranno dire la loro fino alla fine. Dopo un 2017 orribile è rinato Joey Logano, il quale come al solito ha vinto a Talladega e ha iniziato l’anno alla grande tant’è che fino a quella gara lottava in classifica con Kyle Busch e Harvick, poi ha pian piano ceduto e concluso al quinto posto in generale. Per andare a Homestead serve qualcosa in più, ma le basi ci sono. Di sicuro non saranno ammessi errori di assetto nelle prime fasi di gara, come quelli che lo hanno costretto in ben due occasioni nell’ultimo mese a cambiare un ammortizzatore (!) durante la prima caution.

Sembra incredibile ma il pilota più in forma al momento, almeno secondo le statistiche, è Kurt Busch, reduce da 7 top10 consecutive e dalla vittoria nella night race di Bristol. Come l’anno scorso Kurt non sembra essere condizionato dal mercato che – stavolta sul serio – lo vedrebbe in uscita dallo SHR in direzione team Ganassi. A questo punto si spera per lui che non firmi un contratto fino a dicembre. 

In forte ascesa, dopo un inizio difficile a causa della nuova Chevy Camaro, c’è Chase Elliott il quale – finalmente – alla 99esima gara in Cup Series ha ottenuto una meritatissima prima vittoria al Watkins Glen. La gara anonima è sempre dietro l’angolo però almeno non deve più vivere con l’ossessione di quello zero nelle statistiche. Al momento è la Chevy meglio piazzata in classifica e, forse, dopo aver scaricato un peso se ne deve mettere un altro sulle spalle.

Se nel Team Penske creassimo un pilota che abbia la fase iniziale della corsa di Ryan Blaney, la parte centrale di Brad Keselowski e il finale di Joey Logano verrebbe fuori un campione. Già, perché molto spesso ad inizio gara Blaney è stato il pilota più veloce della squadra nonostante fosse solo al primo anno alle dipendenze dirette di Roger, ma poi spesso ci sono stati dei guai oppure non ha reso al meglio e purtroppo per lui 40 punti su 60 si prendono alla bandiera a scacchi e non alla fine della prima stage. Serve dunque che la relazione con il suo crew chief si rafforzi affinché non ci siano errori fatali durante la gara in modo da non essere costretti a rincorse affannate nell’ultima stage.

Dopo Kurt Busch il secondo pilota più in forma, dati alla mano, è Erik Jones. La prima vittoria in carriera gli ha dato fiducia, ma manca ancora la via di mezzo per poter ambire ad avanzare più di un turno nei playoff dato che o arriva nella top10 e può puntare ad un ottimo risultato o corre per tutta la gara ai margini della top20 senza farsi neppure notare. Il secondo posto ottenuto ad Indianapolis deve essere per lui il punto di partenza per costruire un finale di stagione in cui può essere la sorpresa.

L’ultimo pilota qualificatosi tramite una vittoria è Austin Dillon. Come l’anno scorso Austin ha sfruttato l’occasione buona andando a vincere la Daytona500. Da allora però le prestazioni sono state in linea con le aspettative e sono arrivate solo altre 3 top10, una a Daytona a luglio in un’altra gara a eliminazione, una a Fontana e una in Michigan nella sua corsa migliore della stagione. Fontana e Michigan, gli unici due ovali da 2 miglia, non credo che sia un caso. Purtroppo per lui questi due circuiti non ci sono nei playoff e quindi l’eliminazione al primo round è quasi certa.

Esauriti i piloti che hanno conquistato almeno una vittoria, dopo Ryan Blaney troviamo a zero successi anche Kyle Larson, fatto sicuramente sorprendente. Non che abbia deluso, però l’aver portato a casa ben cinque secondi posti lascia l’amaro in bocca al talento di casa Ganassi. Il fatto che Kyle parta indietro però non lascia tranquilli gli altri piloti, dato che tutti sanno quanto Larson va forte a Homestead e dunque nessuno vuole averlo come avversario tra i “Championship 4”.

Kyle Larson e Jimmie Johnson pensierosi a Indianapolis. Entrambi si aspettavano una stagione con risultati migliori

Per Denny Hamlin e Aric Almirola stagioni simili, ma con giudizi diversi: se il pilota del JGR ha iniziato sottotraccia nonostante i buoni risultati che potevano presagire ad almeno una vittoria nella regular season, poi non arrivata e quindi un po’ di delusione c’è, per il pilota dello SHR invece il passaggio in un top team è stato molto positivo nelle prime gare e anche per lui – così come per il compagno di squadra Bowyer – nelle ultime settimane c’è stato un po’ di calo. Dunque, nonostante statistiche comparabili, la stagione di Hamlin è nel complesso negativa mentre per Almirola positiva. E per entrambi servirà un miracolo per avanzare molto nei playoff.

Gli ultimi due piloti sono Jimmie Johnson e Alex Bowman. Per loro anche solo sperare di passare il primo round sarà difficile. Ovviamente non è colpa loro, la nuova Chevy Camaro è stata in rodaggio per molte gare e – a parte Dillon a Daytona – ha vinto solo con Elliott al Watkins Glen. A complicare ulteriormente la vita a loro è il fatto di partire da quota zero. In molti sono pochi punti più avanti, ma per evitare l’eliminazione ci vorranno delle prestazioni che solo Chase ha dimostrato finora. Dispiace vedere così di un sette volte campione e dall’altro lato del box invece sono da notare i pochi errori di Bowman che gli hanno permesso di strappare una meritata qualificazione.

Cosa può succedere

Dopo il riordino del calendario, finalmente ognuno dei tre round non è sbilanciato verso gli ovali da 1.5 miglia.

Nel primo round ci saranno Las Vegas, Richmond, unica gara in notturna, e il nuovissimo roval di Charlotte che regalerà sicuramente spettacolo per decidere i primi quattro eliminati. Il secondo round vedrà Dover, il superspeedway di Talladega a generare il caos e il Kansas. Il terzo round è quello ormai storico: Martinsville, Texas e Phoenix prima del gran finale di Homestead. Il bilancio delle 10 gare dice 4 gare su ovali da 1.5 miglia, uno per round con Homestead dal layout unico nel calendario per il gran finale, due ovali da un miglio (Dover col banking e Phoenix piatto), due short-track, uno superspeedway e uno stradale. Dunque un’ampia varietà di tracciati che permetterà di assegnare il titolo al pilota più completo della stagione. 

Ready, set, go!

Immagini: GettyImages per nascar.com; Associated Press per spokesman.com; GettyImages per nascar.com

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