NASCAR | Accordo in tribunale fra NASCAR e team ribelli: termina in anticipo la causa

Di: Gabriele Dri
NascarLiveITA
Pubblicato il 13 Dicembre 2025 - 10:00
Tempo di lettura: 8 minuti
NASCAR | Accordo in tribunale fra NASCAR e team ribelli: termina in anticipo la causa
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Dopo 8 giorni di dibattimenti, la causa fra NASCAR e 23XI-FRM si chiude con un accordo che cambia la regolamentazione dei charter

15 mesi dopo l’esplosione della diatriba, 12 dopo l’inizio dei dibattimenti preliminari e a otto giorni dall’inizio effettivo del processo, la causa fra NASCAR e la coppia di team composta da 23XI Racing e Front Row Motorsports è terminata con un accordo consensuale i cui termini non sono stati pubblicati del tutto. Sono stati mesi ricchi di tensione, settimane turbolente, giornate piene di parole al vetriolo, un crescendo che sicuramente non ha fatto bene allo sport man mano che i documenti venivano depositati in tribunale a Charlotte e, per legge, erano resi pubblici.

Il giudice Kenneth Bell, il cui incarico è durato un anno esatto (dall’11/12/2024 in cui era stato nominato come sovraintendente all’11/12/2025, giorno in cui è stato annunciato l’accordo e chiuso il processo con il via libera alla giuria popolare) lo aveva detto fin dal principio che più si andava avanti e più entrambe le parti in causa ne sarebbero uscite sconfitte. In parte forse è stato così, e quando una delle due (la NASCAR) ha iniziato a capirlo sul serio, allora si è arrivati finalmente ad un accordo che sancisce, almeno sulla carta, la pace con la volontà di guardare di nuovo tutti insieme al futuro dello sport.

Dopo l’annuncio congiunto sulle scale del tribunale di Charlotte, in quello che doveva essere il nono giorno di processo, tutti amici come prima, fra pacche sulla schiena e parole e comunicati condivisi, ma la sensazione è che ci sia ancora molto da riallacciare nei rapporti. I termini completi dell’accordo non sono noti, né lo saranno, ma le indiscrezioni già ci sono. Intanto, partiamo dai dati certi, ovvero il comunicato congiunto.

“NASCAR, 23XI Racing e Front Row Motorsports sono lieti di annunciare una risoluzione consensuale in grado di portare stabilità a lungo termine e che crea le condizioni per una crescita significativa per tutti i team in un ambiente più competitivo.

La risoluzione riflette il nostro impegno condiviso nel mantenere un contesto equo e giusto in modo da permettere la partecipazione a lungo termine nel principale campionato di motorsport negli USA, un contesto che sostiene i team, i partner e gli azionisti, il tutto assicurando ai tifosi il potersi divertire accedendo in maniera ininterrotta alla serie più bella da vedere al mondo. Questo accordo permette a tutte le parti di andare avanti con un obiettivo unificato nel far progredire il mondo delle stock car, dando ai nostri tifosi delle competizioni eccezionali.

Dopo aver risolto questo tema di discussione, tutte le parti in causa si impegnano a lavorare insieme, al fianco degli altri team dotati di charter, per fornire eventi di livello mondiale, sponsor dinamici e opportunità per collaborazioni attive con i partner, in modo da avere una crescita continua per le prossime generazioni.

Come condizione per l’accordo avvenuto, la NASCAR pubblicherà un emendamento all’esistente patto con i possessori di charter, con tutti i dettagli per la ratifica, in cui saranno poste le basi per una sorta di charter “eterni” [which will include a form of “evergreen” charters, nda], soggetti ad accordo reciproco. Gli accordi economici di questo accordo sono confidenziali e non verranno pubblicati.

Quello su cui tutte le parti sono sempre state d’accordo è che amano questo sport e desiderano che questo raggiunga il suo pieno potenziale. Questa è una giornata fondamentale, una giornata che garantisce fondamenta solide alla NASCAR, un futuro più limpido in cui le prospettive sono migliori. Ringraziamo sentitamente il giudice Kenneth Bell ed il mediatore Jeffrey Mishkin per la loro professionalità e la loro guida attraverso questo processo e la giuria per il suo tempo messo a disposizione.”

Sono intervenuti anche i principali contendenti in questa causa:

Michael Jordan, comproprietario di 23XI Racing: “Fin dall’inizio questa causa riguardava il progresso. Riguardava la certezza che questo sport sarebbe evoluto in una maniera che sostenesse tutte le parti: team, piloti, partner, dipendenti e tifosi. Con una fondazione solida su cui basare equità e investimenti per il futuro in cui abbiamo una voce più forte nelle decisioni da prendere, ora abbiamo una chance di crescere insieme e rendere questo sport ancora migliore per le generazioni che verranno. Non vedo l’ora di vedere le nostre auto tornare in pista e competere con impegno nel 2026.”

Denny Hamlin, comproprietario di 23XI Racing: “Mi sono preoccupato profondamente della NASCAR per la mia intera vita. Il mondo delle corse è l’unico che abbia veramente conosciuto e questo sport è quello che ha formato quello che sono. Per questo abbiamo affrontato di forza le sfide che sono arrivate con questa causa. Credevamo che valesse la pena combattere per un futuro più forte e sostenibile a vantaggio di chiunque in questo ambiente. Squadre, piloti e partner ora avranno la stabilità e le opportunità che meritano. Il nostro impegno nei confronti dei tifosi e dell’intera comunità della NASCAR non è mai stato così forte. Sono orgoglioso di quello che abbiamo ottenuto, ora è tempo di andare avanti insieme e costruire il futuro che questo sport si merita.”

Bob Jenkins, proprietario di Front Row Motorsports: “Dopo oltre 20 anni in questo sport, questa giornata mi regala una grande fiducia sulla direzione in cui stiamo andando. Amo la NASCAR ed era chiaro che avevamo bisogno di un sistema che trattasse team, piloti e sponsor in maniera equa e che allo stesso tempo mantenesse il livello della competizione alto. Con questo cambiamento finalmente possiamo costruire un valore aggiunto sul lungo termine e avremo una voce in capitolo seria nel futuro della NASCAR. Non vedo l’ora di affrontare questo futuro con la gente del garage, i tifosi in tribuna e chiunque ama questo sport.”

Curtis Polk, comproprietario di 23XI Racing: “Il mio obiettivo come membro del comitato negoziatore dei team era quello di aiutare a creare un modello economico che potesse permettere uno sviluppo sostenibile per le squadre ed un sistema più equo all’interno della NASCAR. Questo accordo porta NASCAR e team con charter su una strada comune che sostiene la crescita e sostenibilità future per tutte le parti in gioco ed uno sport migliore per i tifosi.”

Jim France, CEO e presidente della NASCAR: “Questo risultato finale regala a tutte le parti la flessibilità e la fiducia per proseguire nel regalare momenti indimenticabili in pista per i nostri tifosi, fatto che è sempre stata la nostra priorità fin dalla fondazione nel 1948. Abbiamo lavorato a stretto contatto con team e circuiti per creare il sistema dei charter nel 2016 e questo si è dimostrato inestimabile nelle loro operazioni e nella qualità delle corse nella Cup Series. L’accordo odierno conferma il nostro impegno nel preservare e migliorare questi valori, assicurando ai tifosi divertimento continuo con le stock car per le generazioni future. Non vediamo l’ora che l’attenzione di tutti si rivolga alla prossima stagione che comincerà con la Daytona 500 il 15 febbraio 2026.”

Dunque, ora quale è la nuova situazione in materia di “Patto della Concordia” in NASCAR? Si sa solo che 23XI Racing riavranno i charter come successo fino al 2024. “Riavranno”, seppur usato da tutti, è un termine improprio, dato che i due team – non avendo firmato l’accordo – erano senza charter all’inizio della stagione 2025, almeno fino a quando una ingiunzione preliminare (poi ribaltata in estate, momento in cui la NASCAR sembrava tornata in controllo della causa) aveva stabilito per i due team ribelli gli stessi diritti delle squadre che avevano firmato il rinnovo. Dunque, nel 2026 torneranno ad esserci 36 charter effettivi per il sollievo di Riley Herbst (che di fatto ha pagato con i soldi della sua famiglia quel charter per 23XI Racing) e per i tre piloti di Front Row Motorsports.

Ci sarebbe tanto da discutere per il termine “evergreen” (così, fra virgolette pure nell’annuncio) associato alla parola charter nel comunicato finale. Vuol dire che i charter diventano effettivamente delle franchigie (il termine usato, appunto, negli altri sport professionistici americani) permanenti? Questo non è chiaro, ma la sensazione è questa. O comunque l’accordo è vincolante a lungo termine. Accordo che, in ogni caso, deve essere approvato a maggioranza dei due terzi anche dai team “fedeli” fin dal settembre scorso, dato che il loro contratto dovrà subire degli emendamenti. E, qualora ci fosse qualcuno in disaccordo, avrebbe un anno di tempo per vendere il proprio charter. Vendita sulla quale, tuttavia, la NASCAR riscuoterebbe una quota del 10% e non più del 2% come in precedenza.

Nessun dettaglio ovviamente su eventuali risarcimento danni ai team ribelli per le eventuali clausole antitrust violate. Gli avvocati di 23XI/FRM nel processo avevano chiesto addirittura oltre 300 milioni di dollari di risarcimento complessivi alla NASCAR, una cifra spropositata, ma che fa parte ovviamente di una causa e che era proprio in corso di contro-dibattimento al momento dell’accordo extragiudiziale raggiunto.

Fra le altre vociferate modifiche al “Patto della Concordia”, l’aumento delle occasioni in cui i team possono porre il veto alle proposte della NASCAR: non più tre, bensì cinque volte nell’arco di sei anni e al raggiungimento di tale quota, allora i team potrebbero anche creare una “NASCAR parallela”, non essendo più in vigore le clausole di esclusività dato che le proposte dell’ente organizzatore, a loro dire, non sarebbero più concrete per lo sport. E su questo si potrebbe ridire, dato che molto probabilmente i team, per via dei costi eccessivi, avrebbero potuto (e voluto) mettere il veto alla trasferta di Città del Messico. Un’occasione clamorosa per la NASCAR che, quindi, sarebbe potuta non esistere se i team avessero guardato solo ai loro interessi.

Nessuna conferma anche sul probabile ripartizione della torta più favorevole, ancora di più rispetto al passato, ai team. Si vocifera di una percentuale di per sé uguale alla proposta del 2024, ma basata su una quota economica più ampia, una parte della quale (i diritti internazionali) finora rimasta inviolata ed esclusiva della NASCAR.

Ed ora? Ed ora gli strascichi saranno ancora lunghi e difficili da cancellare. Questi 15 mesi hanno lacerato il mondo della NASCAR da dentro e gli strappi sono diventati pubblici e sotto gli occhi dei tifosi. Difficile credere fino in fondo alle parole dure dei vertici NASCAR nei confronti di alcuni membri dei team, ma anche al “volemose bene” fuori dal tribunale dopo le strette di mano. Molti tifosi vorrebbero che dopo il “Patto della Concordia” ci fosse anche una “Place de la Concorde” con ghigliottina in piazza per gente come Jim France (colui che ostracizzava appunto i charter permanenti), Steve Phelps e Steve O’Donnell, ma difficilmente andrà così.

La sensazione è che, agli occhi di molti, ora con la vittoria (apparente, ma molto probabile) dei team, la NASCAR non sarà più quella entità privata che punta solo ai guadagni miliardari di pochi. Qualcuno forse si illude che da Daytona in poi torneranno così, magicamente, 10 milioni di telespettatori davanti alle TV americane, il format del campionato senza i playoff e chissà quali altre cose. Ma il prossimo anno sarà il 2026 e non il 1996 e questo, forse, qualcuno deve ancora capirlo. La prossima epoca della NASCAR potrebbe essere diversa da quella precedente, ma non troppo, almeno per quello che si vedrà in pista nei weekend e che sarà pubblico agli occhi dei tifosi, ma solo vivendo si vedrà tutto.


Immagine: pilotonline.com/

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