Sembrava fantascienza. D’altronde, in questi mesi, se n’erano sentite tante. Cosa vuoi che sia un Alonso buttato in mezzo alla mischia? Ed invece no: Fernando da Oviedo rientra davvero e si sposa per la terza volta con il team che ha fatto di lui un campione del mondo.
Finiti lo stupore, lo sgomento, la sorpresa nel leggere nel 2020 un comunicato che parla del ritorno di Alonso in Formula 1, insomma spenti tutti gli entusiasmi la domanda che mi pongo è semplicemente una. Perché?
Sia chiaro, non è una domanda implicitamente negativa. È invece una domanda incuriosita, perché dal ritiro di quasi due anni fa Alonso e la F1 sembravano ormai mondi molto distanti, soprattutto per le sue attività post Circus. Non c’è gara in cui non si sia cimentato. Ha vinto a Daytona, a Le Mans, ha provato la Dakar, è in lizza per la Triple Crown con la 500 miglia di Indianapolis che si avvicina per la terza volta. Insomma, Fernando è stato ovunque e pareva che ormai il capitolo “Circus” del suo personale libro fosse chiuso e destinato alla storia.
In un anno colmo di novità e cambiamenti, alla fine, ci sta anche questo. Ma resta la curiosità sulle ragioni che lo hanno portato a rimettersi in gioco, sulle quali possiamo fare solo ipotesi personali.
Il dubbio, semmai, è su quanto questo terzo matrimonio con Renault possa rendere. Se un primo ritorno viene definito una minestra riscaldata, un terzo capitolo non ha neanche un “modo di dire” per essere raccontato; e qui si parla di dodici anni dall’ultima stagione ad Enstone (era il 2009).
Sulle qualità di Fernando e sul suo essere pronto non avrei molti dubbi, nonostante l’età. Più che altro è il mezzo che preoccupa. Daniel Ricciardo, alla prima occasione, ha salutato tutti quando doveva essere la punta di diamante del team. La monoposto, di suo, non sembra essere così meglio rispetto all’anno scorso, sicuramente non capace di portare podi. L’anno prossimo, per giunta, il telaio sarà sempre questo. Renault punta al 2022, certo, ma si tratta di una bella incognita e allora Fernando si avvierà verso i 41 anni.
L’ultimo esempio illustre di un rientro simile in termini di età è quello di Schumi, tornato nel Circus a 41 anni già compiuti nel 2010, sposando il progetto Mercedes che poi, quando lui ha smesso, ha iniziato ad ingranare. C’è però una differenza fondamentale tra i due ritorni. Le monoposto trovate dal tedesco erano profondamente diverse da quelle che aveva lasciato nel 2006. Gomme non più scanalate ma slick, via i rifornimenti, rivoluzione aero del 2009 già assimilata. Qui, Fernando, troverà monoposto dal regolamento sostanzialmente uguale rispetto a quello che aveva lasciato nel 2018 ed avrà bisogno di meno tempo per tornare in confidenza.
Al di là degli aspetti tecnici, però, il “perché” della domanda è più legato all’aspetto umano, alla psicologia. Cosa può portarti, dopo aver lasciato ed aver vinto altrove, a volerci riprovare? Forse il pensiero di non aver completato il tuo percorso? Oppure la nostalgia, il troppo affetto per lo sport? Tornare con Renault, poi, è particolare, perché è il team che ha permesso a Nando di fiorire e vincere. Fosse stato libero un altro team, magari, la risposta sarebbe stata diversa.
Bisognerà pazientare diversi mesi prima di vederlo all’opera, ma tutto sommato non può che essere buona cosa per la Formula 1 riabbracciare uno dei migliori del ventennio. È pur sempre un campione del mondo, un personaggio che fa discutere e parlare di sé, dividendo il pubblico. Tutto il movimento ne trarrà vantaggio.
È curioso, comunque. Raikkonen è tornato in quella che era la Sauber. Fernando tornerà in Renault. Manca che Vettel torni in Red Bull e le abbiamo fatte tutte. Sai mai.
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