MXGP | KTM, la culla dei campioni [Parte 1]

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di Federico Benedusi @federicob95
10 Novembre 2020 - 09:00
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Dal 2000 ad oggi KTM ha dominato la classe più piccola del motocross mondiale, lanciando fior di campioni. Ecco la prima parte di una storia leggendaria


Fino all’inizio del nuovo millennio, l’impegno di KTM nel motocross si è concentrato prevalentemente sulle cilindrate medio-grandi.

Storici sono i tre titoli 250cc vinti dal sovietico Guennady Moisseev negli anni ’70, così come il biennio targato Heinz Kinigadner che in qualche modo ha rappresentato l’anello di congiunzione tra il periodo delle sfide tra i giganti nordici e gli americani e quello della “new wave” che avrebbe poi dato vita agli spettacolari anni ’90. Nella classe 500cc, sempre negli anni ’90, è stata altresì KTM (insieme ai suoi marchi “sussidiari” come Husaberg) a porre fine al dominio di Honda grazie in particolar modo alla stella di Joël Smets.

Dal 1999, qualcosa cambia. KTM decide di dare maggiore importanza anche alla piccola cilindrata ripresentandosi in quella 125cc che fino a quel momento aveva visto Trampas Parker, nel 1989, come unico campione del mondo in sella ad una moto di Mattighofen. Il team si chiama Champ Racing (e già il nome è tutto un programma…) e il pilota è un ragazzino di nemmeno 17 anni dal look molto anni ’90, che viene da lontano ma allo stesso tempo da una Nazione che nelle ultimissime stagioni aveva già dato qualcosa di importante al motocross: si chiama Grant Langston e il suo luogo di nascita è Durban, Sudafrica, proprio come quel Greg Albertyn che aveva letteralmente messo a soqquadro il mondiale motocross prima di trasferirsi negli Stati Uniti.

Nel 1999 Langston dimostra di avere bisogno di ambientamento, ma nel finale di stagione i risultati iniziano ad arrivare. Nel Gran Premio di Slovenia centra il primo podio, un terzo posto, e sulla pista di Hanchen in Germania non ha avversari: doppietta. Conclude il campionato in decima posizione, ma gli appassionati di motocross hanno già capito che l’anno successivo Langston avrebbe dato problemi a tutti coloro che avrebbero deciso di misurarsi nella ottavo di litro.

Con il nuovo millennio, le KTM ufficiali in 125cc diventano quattro. Al fianco di Langston ci sono James Dobb, pilota che per anni ha militato negli Stati Uniti con risultati altalenanti, il belga Patrick Caps e il norvegese Kenneth Gundersen. L’unico vero avversario dell’armata arancione è Michael Brown su Honda: Langston vince sei Gran Premi e Dobb altri tre, il sudafricano e il britannico si giocano il titolo finché Langston non chiude la pratica, in Finlandia, con un round d’anticipo. Il 2000 segna l’inizio di un ciclo vincente che dura tuttora.

Con Langston che prende la via degli Stati Uniti a sua volta, ma sempre con KTM, per il mondiale 2001 Dobb e Gundersen vengono affiancati da un olandese specialista della sabbia, Erik Eggens, e da Thomas Traversini, attuale CT della Nazionale italiana. Il 2001 è il primo anno del nefasto format a manche singola e questo non fa altro che accentuare il dominio di Dobb, che vince per sette volte e conquista il mondiale a Gaildorf con tre gare d’anticipo, fermandosi poi per sistemare la spalla infortunata a Namur. In tutto le KTM vincono 13 gare su 14, con Eggens e Gundersen trionfatori per tre volte a testa mentre purtroppo Traversini non va oltre un paio di podi.

Dobb passa dunque alla 250cc, senza grandi fortune invero, e per il 2002 KTM punta addirittura sul suo vice, Steve Ramon, proveniente da Kawasaki al fianco di Eggens. Nonostante quella di Mattighofen sia un’armata e anche i piloti non ufficiali, come Caps e Tyla Rattray, vadano molto forte, a vincere è l’esperienza di Mickaël Maschio in sella alla “verdona”. Nel gran finale nella sperduta Sorochany, in Russia, Maschio è bravo a non cadere nelle trappole che i piloti KTM gli tendono conquistando il suo unico iride per quattro punti su Ramon.

Il 2003 vede un ulteriore ampliamento della squadra ufficiale, che sale a ben cinque moto. Ai due piloti del 2002 si aggiungono Rattray, l’ex-Yamaha Marc de Reuver e uno dei talenti più fulgidi del motocross dei primi anni 2000: il neozelandese Ben Townley. Il mondiale 125cc del 2003 è alquanto insolito e parte nel segno di Ramon e de Reuver. Dal Gran Premio d’Italia, tuttavia, Michele Rinaldi propone a Stefan Everts di correre anche la 125cc come allenamento per la MXGP, Everts accetta e da quel momento si corre per il secondo posto. Dopo avere saltato le prime tre gare, Everts ne vince otto delle successive nove ma il gap è troppo importante per potersi giocare il titolo. De Reuver si infortuna dopo il Gran Premio di Svezia, nel quale si è portato a -5 da Ramon leader, e da quel momento la sfida è tra il belga e Andrea Bartolini, che comunque si trova in lizza per il titolo più per il calo di Ramon all’approssimarsi del titolo che per effettivi meriti. Nonostante due gare da autentico “braccino” in Repubblica Ceca e Francia, Ramon conquista l’iride con 15 lunghezze su Everts e 27 su Bartolini.

Nonostante un infortunio a inizio 2003, le prestazioni di fine anno hanno comunque permesso a Townley di salire alla ribalta e il 2004 si preannuncia come il suo campionato. Con l’arrivo delle 250cc a quattro tempi, la denominazione “125cc” non ha più ragione d’essere e il ritorno della Youthstream di Giuseppe Luongo porta anche a cambiamenti radicali, come il ritorno alla doppia manche. La nuova categoria MX2 nasce sulla sfida tra 250cc 4T e 125cc 2T e anche all’interno della stessa KTM si ripropone questo dualismo: Townley e de Reuver in sella al nuovo gioiello, Rattray sulla piccola e agile 125cc. La stagione è un assolo di Townley, che incassa ben sei zeri ma è talmente superiore alla concorrenza da chiudere la partita con un round d’anticipo, in Irlanda. Rattray è secondo e riesce comunque a portare la piccola 125cc a tre successi assoluti, mentre de Reuver incappa in un altro infortunio nelle prime fasi della stagione.

Con il passaggio di Townley alla MX1, Rattray e de Reuver sono tra i favoriti d’obbligo per la corona 2005 ma questo sarà semplicemente un campionato sfortunatissimo per KTM. L’olandese si rompe i legamenti di un ginocchio ancora prima dell’apertura di Zolder e il sudafricano subisce la stessa sorte durante la heat di qualificazione del quarto round a Namur, dopo avere anche sbancato Zolder con una doppietta. KTM decide quindi di affidare moto ufficiali all’esperto Carl Nunn e ad un David Philippaerts in rampa di lancio ed è l’italiano in particolare a non deludere, vincendo i Gran Premi di Francia e Sudafrica e piazzandosi quarto in campionato. Nel finale di stagione rientrano anche i due titolari, con Rattray che conquista gli ultimi tre round della stagione precedendo peraltro de Reuver a Lierop e in Irlanda.

Continua…

Immagini: Memotocross, Flickr, 2000s Motocross Instagram

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