MXGP | Intervista ad Alfredo Bevilacqua: Honda RedMoto Assomotor tra 2019 e 2020

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Tempo di lettura: 13 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
13 Gennaio 2020 - 18:22
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P300.it ha nuovamente avuto il piacere di intervistare Alfredo Bevilacqua, team manager di Honda RedMoto Assomotor, squadra impegnata nel mondiale motocross classe MX2. In questa intervista si parla principalmente della stagione 2019 e delle prospettive in chiave 2020 della scuderia modenese, che anche nella stagione ventura sarà impegnata nella categoria cadetta come team satellite di Honda.

Che bilancio si può fare del 2019, a livello generale?
“Un bilancio molto positivo, è stato il nostro primo anno con le 250cc nel mondiale perciò avevamo messo in preventivo molte difficoltà. Le abbiamo avute ma abbiamo avuto anche parecchie soddisfazioni, perché in campionato abbiamo concluso noni con Mathys Boisramé e siamo saliti anche sul podio, che per essere il primo anno era un risultato inaspettato, dietro alle Case ufficiali con una moto che abbiamo dovuto sviluppare continuamente perché in 250cc c’è sempre tanto lavoro da fare, soprattutto a livello di motore. L’europeo è andato bene, anche se ovviamente la speranza era di riconfermare la prestigiosa vittoria dell’anno precedente, ma sono ugualmente molto soddisfatto perché abbiamo battagliato per il titolo fino alla fine. Abbiamo confermato il potenziale della squadra, della moto e del pilota (Stéphen Rubini, ndr), poi nelle gare ci deve essere solo un primo e solo un secondo, quindi va benissimo anche il secondo posto purché sia combattuto fino alla fine”.

Quindi pensi che nell’europeo sia andata bene così o è mancato quel qualcosa per riuscire a confermarsi?
“Il titolo lo abbiamo perso in Belgio. Sapevamo di non essere competitivi perché Rubini sulla sabbia non era a suo agio al 100%. Gli abbiamo consigliato di trasferirsi in Belgio, dove abbiamo una struttura per l’allenamento, ma probabilmente abbiamo fatto questa scelta un po’ in ritardo, un mese prima della gara. Lommel è una delle gare più ‘pesanti’ e in un solo mese non si riesce ad apprendere appieno la tecnica da sabbia e ad arrivare alla durata fisica giusta per correre al 100%, infatti a Lommel abbiamo fatto un ottavo posto in una manche e quel piazzamento ci ha tolto i punti che ci servivano per vincere il campionato. Poi Stéphen è caduto e si è fatto male ad una mano, in quell’occasione abbiamo perso il titolo. In più Roan van de Moosdijk è fortissimo, avevamo già messo in preventivo di dover fare due terzi posti e due quarti per ‘contenerlo’, ma con un ottavo non siamo riusciti nell’intento. Da metà stagione ha compiuto un’escalation impensabile, sapevamo che fosse molto forte sulla sabbia ma alla fine si è rivelato competitivo anche sul duro, ha fatto il lavoro che è mancato a noi. Noi abbiamo lavorato molto sulla sabbia ma in ritardo, lui ha continuato ad essere competitivo sulla sabbia ma anche sul duro è emerso in maniera concreta, mentre da parte nostra abbiamo continuato ad essere penalizzati dal nostro handicap sul morbido. Col senno di poi ovviamente è facile, abbiamo valutato di intervenire in un periodo che fosse sufficientemente lungo per poter adattarci al fondo e per essere fisicamente competitivi su questo tipo di piste, invece eravamo un po’ in ritardo”.

Rubini correrà il mondiale nel 2020. Alla luce di questo 2019, lo ritieni pronto ad un mondiale così difficile come sarà il prossimo?
“Noi lo abbiamo ‘riportato indietro’, facendogli rifare l’europeo a causa di ritardi avuti l’anno scorso in fase di firma del contratto, quindi anche per lui il 2019 è stato un anno di transizione nel nostro team, che comunque ha accettato di buon grado. Noi lo abbiamo voluto perché sapevamo che fosse molto competitivo, questo connubio ha funzionato bene e insieme siamo cresciuti. Reputo che sia pronto per il mondiale anche perché lo ha già fatto, ora lo stiamo seguendo molto da vicino nel lavoro che sta facendo in Belgio per affinarsi sulla sabbia e da quanto mi hanno raccontato i meccanici che abbiamo sul posto sta crescendo molto bene. Ovviamente dobbiamo ancora fare un percorso, perché nel mondiale c’è ancora un piccolo gap rispetto ai tempi dell’europeo, però sono tranquillo sul fatto che correremo un campionato al livello del 2019 se non anche un poco migliore. Alcuni piloti hanno cambiato categoria, altri sono arrivati, sarà un campionato aperto ma contiamo di correre ad armi pari”.

In squadra è arrivato anche Alvin Östlund, forse anche un po’ a sorpresa. Cosa ti ha spinto a puntare su di lui?
“Lo seguivo già da un po’, come ragazzo mi piace e avevo già avuto contatti mesi addietro. I risultati del 2019 purtroppo non sono stati soddisfacenti ma il potenziale c’è. Ho notato le sue difficoltà con il team precedente, in alcune gare ha dovuto addirittura organizzarsi la trasferta da solo per portarsi dietro la moto. Tutti questi handicap compromettono anche la performance in pista, perché se devi anche gestire il trasferimento di moto e meccanici non riesci a concentrarti al meglio sulle gare e i risultati che ne derivano non sono veritieri. Poi avevamo bisogno di piloti di varie nazionalità, perché Honda Europa vuole così, e lui essendo svedese rientrava in questa ‘ricerca’. Vedendo gli allenamenti che ha fatto mi sono accorto che è un pilota che ascolta molto, continuando su questa strada sono convinto che possa fare molto più di quanto non abbia fatto nel 2019. Dai suoi risultati passati si nota come sia già competitivo sulla sabbia mentre sul duro è ancora un po’ debole, quindi lo stiamo chiamando qui in Italia abbastanza spesso. Il contrario di Rubini, insomma”.

Che feedback vi ha dato riguardo la Honda?
“È rimasto soddisfatto. Viene da una Husqvarna, moto che ha un motore molto potente anche in forma privata, ma ha trovato la nostra moto più performante sin da subito. Si è trovato bene anche con il telaio, un po’ come tutti i piloti che vengono da altre moto, abbiamo dovuto lavorare sulle sospensioni ma niente di eclatante, abbiamo dato solo piccole indicazioni per portarlo su una strada gradita anche a lui a livello di setting. Fino ad ora ha girato con il motore 2019, ha iniziato da poco con quello 2020 ma si tratta di un’unità di livello base, senza elettronica, senza marmitta dedicata e con pistoni praticamente di serie perché quelli da gara sono arrivati solo pochi giorni fa. Nonostante questo, Alvin ha sentito parecchie differenze in positivo rispetto alla sua moto del 2019. Ora dobbiamo lavorare sui pezzi nuovi che arriveranno, purtroppo in questi anni siamo sempre arrivati un poco in ritardo ma non possiamo farci nulla”.

A proposito del mondiale 2019, proprio dalla Germania ho avuto l’impressione che a Boisramé mancasse sempre qualcosa, pur essendo stabilmente nel gruppo di testa. Ti sei detto soddisfatto, ma pensi che potessero esserci comunque le basi per arrivare anche a qualche risultato in più?
“Probabilmente si poteva fare meglio con entrambi i piloti. Con Brent van Doninck abbiamo lavorato molto ma purtroppo non ci ha ascoltati del tutto, quindi per fare un esempio non è riuscito a sfruttare bene il motore come ha fatto Mathys. I motori erano uguali per entrambi ma Brent ha avuto problemi che Mathys non ha avuto, perché Brent non lo sapeva utilizzare al meglio. Poi, dopo la caduta di Lommel, Brent ha avuto anche problemi fisici e purtroppo non abbiamo più potuto ‘investire’ su di lui. Anche Mathys ha avuto problemi fisici, che peraltro si trascinava da tempo e non ha mai voluto curare per poter finire la stagione, e ha terminato alcune gare in condizioni davvero difficili. Sono poi convinto che da entrambe le parti, sia nostra che di entrambi i piloti, sia mancato un po’ di entusiasmo verso lo sviluppo della moto 2019, sapendo che il nostro rapporto non sarebbe proseguito nel 2020 e che tutti quanti avremmo avuto a che fare con moto nuove, noi compresi perché con la moto 2020 dovremo ripartire da zero a nostra volta. Io avevo messo in preventivo di fare una buona stagione ma ad esempio non pensavo di poter arrivare nei primi dieci, men che meno con un podio. Quest’anno ci spero già di più”.

In MX2 è arrivato un discreto ricambio in questo inverno. Credo non ci sia un possibile dominatore per il 2020. Cosa ti aspetti dalla prossima stagione? Si parla molto bene di van de Moosdijk, che ne pensi?
“L’anno scorso c’era Prado, che era pressoché irraggiungibile sotto ogni punto di vista. Da quello che ho potuto vedere dall’esterno, van de Moosdijk ha seguito molto bene il suo preparatore ed è un pilota che ascolta molto, mentre Boisramé (che sarà suo compagno di squadra nel team Kawasaki F&H, ndr) dà retta solo alla sua famiglia e segue poco il team. Se il team F&H avrà un buon preparatore potrà dare tanto anche a Mathys, ma lui dovrà avere l’intelligenza di lasciarsi ‘trasportare’ dal team perché con la presunzione avuta in questi anni rischierà di emergere meno rispetto a van de Moosdijk, che conosce già la moto e segue le indicazioni della squadra. Per poter sfruttare al meglio una moto bisogna seguire le indicazioni del team, che la moto la conosce bene, altrimenti se ad esempio la squadra propone un motore e il pilota ne vuole un altro non si arriverà mai ad un punto di incontro”.

Quali obiettivi ti sei prefissato per la tua squadra?
“Come ho già detto, spero di riuscire ad entrare in top ten con entrambi i piloti perché potenzialmente ce la possiamo fare. Parlare di podi in questo momento è prematuro. Rubini potrebbe essere avvantaggiato, conoscendo già la moto e il team, nelle prime gare potrebbe essere più competitivo di Östlund. Ma sono due piloti molto diversi: Rubini tende a sentire la pressione quando è in battaglia e già l’anno scorso in alcune gare dell’europeo ha avuto la tendenza ad innervosirsi in occasioni in cui doveva difendersi; Östlund sembra invece avere una mentalità differente, più tranquilla, per carattere o per quello che ha dovuto passare l’anno scorso”.

Lavorerete anche su questo aspetto di Rubini o è un limite caratteriale troppo evidente?
“Come team possiamo dargli una mano, ma anche il pilota deve raggiungere una certa consapevolezza. Se sei un pilota da top ten non devi farti intimidire e non devi sentirti inferiore. Stéphen dovrà essere consapevole del suo potenziale anche prima di raggiungere un risultato, perché esserlo solo dopo avere fatto risultato complica anche il raggiungimento dello stesso. Sarà necessario un buon inizio di stagione, per mostrare da subito le potenzialità ai propri avversari e per acquisire una certa tranquillità. Per casualità abbiamo due piloti praticamente opposti in squadra, entrambi mi piacciono molto a livello personale e spero possano giocarsi dei buoni risultati in top ten”.

Honda 114 Motorsports ha cambiato entrambi i piloti, puntando su due scommesse, mentre forse KTM sarà leggermente favorita con Vialle che conosce già l’ambiente…
“I piloti che saliranno di categoria saranno molto validi, ma penso che il pilota davvero inattaccabile non ci sia più. Quando sai già che c’è un pilota che va un secondo al giro più forte di tutti, il campionato in generale diventa molto più difficile, se invece c’è bagarre arriva anche più entusiasmo e magari si tende a rischiare di più per fare il risultato”.

Ti è mancata la MXGP nel 2019?
“Sinceramente no, perché tra mondiale MX2 ed europeo ero già abbastanza impegnato. Non sono neanche mai andato a vedere una gara dal vivo al muretto”.

Per il futuro c’è intenzione di rifare una squadra anche per la 450cc?
“In questo momento ci troviamo molto bene dove siamo. Dobbiamo fare anche i conti con le nostre risorse, che ora sono giuste per la MX2. In MXGP non si spende tanto di più per lo sviluppo quanto per i piloti, se ne vuoi uno da top ten devi investire dei soldi, perché sono professionisti e vogliono incamerare il massimo del guadagno in quella decina di anni che hanno a disposizione. Attualmente noi, in base ai nostri sponsor e a Honda Europa, non abbiamo un tale budget. Al momento preferiamo restare in 250cc seguendo piloti che possano rientrare nelle nostre possibilità economiche”.

Che tipo di supporto avrete da Honda Europa nel 2020?
“Abbiamo ricevuto una richiesta inferiore per quanto riguarda l’europeo, dove difatti schiereremo un solo pilota. Per il mondiale il supporto sarà sempre lo stesso a livello di moto, ricambi, budget e ingaggi dei piloti. Nel 2019 il reparto corse di Honda Europa è stato assorbito dalla sede giapponese, pertanto tutti i contratti ora arrivano dal Giappone e noi siamo dovuti ripartire da zero, con ritardi nella firma dei contratti e anche nella conferma dei budget per piloti e squadra. Questo cambiamento però dovrebbe rappresentare un miglioramento, perché ora saremo in contatto diretto col Giappone mentre prima dovevamo passare dall’Inghilterra. Il referente è lo stesso ma non ci sarà più questa ‘triangolazione’. Inoltre, non essendoci più un team ufficiale in MX2, quest’anno potremmo ricevere a nostra volta materiale di prima mano da testare e sviluppare, soprattutto a livello di motore”.

Quanta differenza c’è tra il materiale che arriva direttamente dal Giappone e quello dei privati?
“Per fare un esempio, l’anno scorso abbiamo disputato mezza stagione con il cambio che verrà montato sulla moto 2020. Abbiamo avuto un deciso vantaggio rispetto a team che non sono in contatto diretto col Giappone, perché comunque anche noi abbiamo potuto sfruttare in anticipo dei vantaggi che la Casa ha già testato e sviluppato. Su alcune cose i vantaggi si notano, è chiaro, Honda ha valutato che quel cambio potesse darci una mano con le partenze e ce lo hanno concesso. Poi non voglio nemmeno sollecitare più di tanto la Casa, perché poi si rischia anche di complicare le cose, valuto sempre se possono esserci dei benefici concreti, cambiare tanto equivale poi a dover svolgere tanti test e ad investire tanto tempo con il rischio di non avere nemmeno un grosso guadagno in termini di prestazioni”.

Nell’europeo partirete sempre con l’obiettivo di vincere o sarà più complicato nel 2020? Il dover seguire un solo pilota cambierà il focus della squadra?
“Ovviamente, avendo un solo pilota è diminuito anche il budget a nostra disposizione. L’intenzione di Honda è quella di avere giovani piloti da ‘coltivare’ nell’europeo, un po’ come abbiamo fatto con Boisramé, per poi poterli lanciare nel team ufficiale in MXGP. Il nostro pilota sarà Luca Diserens, che ha 16 anni ed è seguito full-time da Yves Demaria, cosa che a livello organizzativo ci aiuterà molto. Poi Yves è una persona molto professionale, Valentin Guillod, Julien Lieber e Pierre Goupillon sono andati molto bene sotto la sua guida, perciò confido nel fatto che possa fare un ottimo lavoro anche a contatto con Luca. Essere protagonisti da subito sarà difficile, il nostro obiettivo sarà principalmente quello di far crescere il pilota. Loro lavoreranno in Spagna, poi a metà gennaio verranno in Italia e da lì inizieremo a conoscerci meglio. Luca è molto giovane, quindi quest’anno dovremo lavorare tantissimo”.

Ringraziamo Alfredo Bevilacqua per l’intervista concessaci e auguriamo una buona stagione 2020 a tutto il team Honda RedMoto Assomotor.

Si ringrazia Federico Benedusi per la collaborazione.

Immagine copertina: assomotor.it

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