Per la prima volta dopo nove anni, nonché 42 nella categoria cadetta, il Belgio è tornato a monopolizzare il podio di un Gran Premio iridato: ripasso sulle Nazioni più dominanti della storia
Già da un paio di anni c’era la sensazione che il mondiale motocross potesse essere investito da un’ondata di piloti capaci di riportare finalmente il Belgio tra le Nazioni più dominanti di questo sport. Si parla di un Paese che professa un’autentica religione tramite le ruote tassellate e che qui vanta numeri record: 52 titoli mondiali, più del doppio della Francia al secondo posto, 15 vittorie al Motocross delle Nazioni e una miriade di trofei individuali nell’evento più importante della stagione.
È innegabile, tuttavia, che con il ritiro di Stefan Everts datato settembre 2006 sia finita un’epoca. Se Steve Ramon nel rocambolesco mondiale MX1 2007 e Sven Breugelmans in una MX3 che nel 2008 dava già segni di decadenza sono riusciti brevemente a portare avanti l’eredità del campionissimo delle Fiandre, negli ultimi 15 anni il Belgio non è più riuscito a salire sul tetto del mondo. L’unica vera gioia da allora è rappresentata dal Nazioni del 2013, vinto grazie all’unione di tre eccelsi rappresentanti come Clément Desalle, Jeremy van Horebeek e Ken de Dycker che tuttavia non sono mai riusciti ad imporsi a livello individuale per svariate ragioni.
L’impressione è che il capitano Jago Geerts, affermato ormai da qualche stagione al di là di qualche scivolone e di episodi sfortunati come l’infortunio patito in Francia, sia ora affiancato da tre piloti con enormi ambizioni di successo. Lucas Coenen è una potenziale forza dominante e anche in MX2, come accaduto nella EMX125 del 2021 e nella EMX250 del 2022, una volta iniziato a vincere non si è più fermato. Al pilota Husqvarna dobbiamo aggiungere Liam Everts, che si è tolto di dosso molto velocemente la nomea di raccomandato dal cognome pesante entrando a pieno titolo nel mood di pilota da campionato mondiale, e Sacha Coenen, ben lontano dalla forma ideale per gli infortuni in sequenza che lo hanno segnato negli ultimi anni ma a sua volta dotato di un talento che gli darà la possibilità di riemergere a breve. Già dal Motocross delle Nazioni di Ernée la squadra belga, con tre di questi quattro piloti, dovrà essere annoverata almeno tra quelle con ambizioni di podio. Un risultato raggiunto solo una volta nelle ultime sei edizioni, nell’infangata Assen del 2019.
Concluso questo veloce quadro della situazione del Belgio, ci vogliamo concentrare ora sul risultato ottenuto nel Gran Premio di Sumbawa MX2 di domenica scorsa. Coenen, Everts e Geerts hanno completato la 36esima tripletta in un evento iridato per la loro Nazione, nonché la 103esima in totale (numero su cui disquisiremo più avanti). L’ultimo 1-2-3 belga risaliva al Gran Premio di Spagna MXGP del 2014, con due terzi della formazione vincitrice del precedente Nazioni e Kevin Strijbos al posto di de Dycker. Nella classe cadetta è stato invece necessario tornare al 1981 e al Gran Premio di Cecoslovacchia vinto da Harry Everts, nonno di Liam e poi vincitore di quel campionato, davanti ad Eric Geboers, che avrebbe conquistato i due titoli successivi, e al precoce e poco fortunato Marc Velkeneers.
Il Belgio è il Paese con il maggior numero di triplette nel mondiale motocross e anche lo stesso Stefan Everts, con 16 presenze su 34, ha recitato una parte importante nella realizzazione di questo record: indimenticabile è ovviamente la triade formata assieme a Joël Smets e Marnicq Bervoets che monopolizzò ben nove podi della classe 500cc tra il 2001 e il 2002. Da notare poi come la prima tripletta belga risalga proprio al primo Gran Premio in assoluto nella storia del mondiale, quello della 500cc in Svizzera nel 1957: Nic Jansen vincitore, Auguste Mingels secondo e René Baeten terzo.
Del tutto decaduta rispetto ai fasti degli anni pionieristici è la Svezia, seconda a quota 24. Per dare una misura di come questo sport, in questo specifico caso, non abbia più il significato che aveva primi decenni iridati, è sufficiente dire che i giganti scandinavi hanno messo a segno 23 di queste 24 triplette tra il 1958 e il 1973. Pluricampioni come Bill Nilsson, Sten Lundin, Rolf Tibblin, Torsten Hallman e Bengt Aaberg non hanno trovato molti eredi, eccezion fatta per Haakan Andersson e soprattutto per l’indimenticato Haakan Carlqvist. Il canto del cigno, la 24esima tripletta, è arrivata proprio a casa nostra nel Gran Premio 250cc del 1985 ad Arsago Seprio con Anders Eriksson, poi divenuto leggenda dell’enduro, davanti a Jörgen Nilsson e Sven Berggren.
13, e per la maggior parte confinate all’evento di casa, sono le triplette marchiate Stati Uniti. In appena cinque occasioni gli yankees hanno occupato tutto il podio senza l’ausilio delle wildcard provenienti dal loro campionato nazionale: era l’inizio degli anni ’90 quando piloti come Donny Schmit, Bob Moore e il successivamente trapiantato in Italia Trampas Parker compirono con successo la trasvolata dell’Atlantico.
Tutte successive alle triplette statunitensi sono quelle della Francia, attualmente a 11. Qui si nota una singolare discrepanza rispetto al periodo di dominanza del Motocross delle Nazioni: tra il 2014 e il 2018 i “Bleus” non sono mai rientrati in questa statistica e l’ultimo 1-2-3 risale addirittura al primo dei due Gran Premi casalinghi della MX3 2009 a Lacapelle-Marival, quando il futuro campione Pierre Renet superò Julien Vanni e Christophe Martin. La grande generazione di transalpini di fine anni ’90 che trovò l’apice del successo al Nazioni di Namur del 2001 ha messo a segno solo sette triplette tra il 1995 e il 2001.
E giungiamo finalmente all’Italia, che includendo i Gran Premi di San Marino ha registrato quattro triplette su sette nella penisola. Particolarità dei trionfi azzurri è che siano arrivati tutti nella classe 125cc, con grande preponderanza derivante dal florido periodo di fine anni ’90 con quattro iridi in cinque stagioni tra il 1995 e il 1999. Corrado Maddii, Michele Rinaldi e Giuseppe Andreani hanno formato il primo podio tutto italiano a San Marino nel 1984, mentre l’ultimo è arrivato in terra di Spagna nel 1998 con Alessandro Puzar su Erik Camerlengo e “Chicco” Chiodi poi confermatosi campione del mondo. Qui sotto un réportage del Gran Premio d’Italia del 1995, conclusosi proprio con una tripletta azzurra.
L’ultima Nazione capace di triplette “seriali” è l’Olanda della 125cc dei primi anni ’90, con Pedro Tragter, Dave Strijbos e Rémy van Rees che in quattro occasioni tra il 1992 e il 1993 condivisero la premiazione finale. Estemporanei rispetto a questi risultati sono il Gran Premio casalingo 1987 della ottavo di litro, con Strijbos e Tragter accompagnati sul podio da John van den Berk, e soprattutto il Gran Premio delle Fiandre MXGP dello scorso anno con l’unica vittoria di Brian Bogers davanti a Calvin Vlaanderen e Glenn Coldenhoff.
Solo due triplette per un’altra decaduta di lusso come la Gran Bretagna, a cavallo tra fine anni ’50 e inizio ’60. La storia del mondiale motocross ha poi riservato una giornata di eterna gloria anche a Finlandia e Austria. La prima occupò il podio del Gran Premio di Francia 125cc del 1986 con Pekka Vehkonen davanti al compianto Arto Pantilla e a Mika Kouki, mentre la seconda ebbe la sua vetrina mondiale a Maggiora nella MX3 2012 con il successivo campione del mondo e vincitore della Dakar Matthias Walkner a precedere Michael Staufer e Günther Schmidinger.
Arriviamo poi ai casi particolari, come accennato più sopra parlando del numero totale di triplette in Gran Premi iridati. La Germania annovera due 1-2-3 di cui solo uno ufficiale, nonché unico al femminile, risalente al 2009 quando la cornice di Teutschenthal festeggiò davanti all’impresa di Stephanie Laier, Larissa Papenmeier e Maria Franke. La prima tripletta potrebbe però essere assegnata retroattivamente al Gran Premio di Austria 500cc del 1971 vinto dal tedesco orientale Paul Friedrichs davanti agli occidentali Adolf Weil e Willy Bauer.
Analogo è il discorso legato all’unico podio tutto sovietico, quello del Gran Premio della Germania Est 250cc del 1964. Se è vero che i tre piloti rappresentavano ai tempi una sola Nazione, l’evoluzione della storia ha poi separato i russi Victor Arbekov e Igor Grigoriev dal lettone Gunars Draugs, giunto secondo.
In assenza di statistiche ufficiali a riguardo si suppone che la tripletta sovietica possa effettivamente essere presa in considerazione mentre quella tedesca no, fatto che appunto porterebbe l’elenco a quota 103 e non 104, ma essendo questo un mero lavoro di ricerca svolto al di fuori di guide ufficiali della FIM ci si rimette al gusto e alle opinioni dell’appassionato di turno.
Immagini: KTM Media Center, Suzuki Media Center
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