MXGP | Cairoli vs Villopoto: una grande occasione persa

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di Andrea Ettori @AndreaEttori
29 Aprile 2020 - 10:00
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La tavola era già stata apparecchiata, con due posti riservati per Antonio Cairoli e Ryan Villpoto. Sì, il mondiale MXGP del 2015 doveva essere quello della grande sfida tra Europa e America, tra il “nostro” concepire il motocross e il “loro”. Otto titoli mondiali contro chi aveva vinto gli ultimi quattro campionati del Supercross USA.

KTM Factory contro Kawasaki Factory. Insomma, la stagione che avrebbe ridato al mondo del Motocross quella visibilità che avrebbe meritato (e che merita) tutt’ora era pronta a partire. I media di tutto il mondo, nei mesi precedenti l’inizio del mondiale, si interrogavano sulla sfida tra “TC222” e “RV2”. Una sfida che sostanzialmente non ci fu mai. Tre Gran Premi e mezzo tra Qatar, Thailandia, Argentina e Trentino, con l’americano vincitore nel secondo round e Tony che avrebbe dovuto attendere la Spagna per ottenere il primo successo stagionale.

Una preparazione molto diversa per quanto riguarda i due contendenti, come ci ha spiegato il capo ufficio stampa di Cairoli e redattore di XOffRoad, Lorenzo Resta: “Il leitmotiv del 2015 fu il grande duello tra i due piloti in attività che ai tempi avevano vinto più di tutti, al di qua e al di là dell’Atlantico. La preparazione di Antonio si impostò totalmente su questo duello. Rimanemmo tutti sorpresi perché Ryan, invece, non era assolutamente preparato per affrontare quel duello ‘galattico’: non si era preparato qua in Europa, o comunque molto poco e su piste strane, soprattutto nel nord della Francia, in zone poco pertinenti con quello che poi avrebbe trovato nel mondiale. Iniziò la stagione con un assetto durissimo, quasi da Supercross, soprattutto per quanto riguarda le sospensioni, perché non conosceva bene quello che avrebbe dovuto affrontare. Venne a girare in Sardegna, era lontano anni luce dallo standard europeo. Già dalle prime gare rimanemmo basiti, mentre Antonio era molto carico ma anche teso, e forse questa cosa gli giocò un brutto scherzo più avanti. Era una sfida dal sapore d’altri tempi, entusiasmante, ma poi, come tante altre cose che si preannunciano pazzesche, quella sfida non si concretizzò mai”.

Dopo un primo passo falso in Qatar (nono e ottavo, con Cairoli terzo e quarto e Maximilian Nagl vincitore con una doppietta) Villopoto conquistò il suo unico successo nel mondiale, come detto, sull’insolita pista thailandese di Nakhonchaisri, con un primo e un terzo posto di manche. “In Thailandia c’era molto caldo e Ryan disse di essersi trovato bene in un clima che gli ricordava quello della Florida”, ci racconta Resta. “La pista però era piuttosto ridicola, un ottovolante con salti da Supercross e dal fondo molto duro, quasi impraticabile”.

A Neuquén, in Argentina, il fenomeno a stelle e strisce non andò oltre due quarti posti, mentre Cairoli mancò la vittoria del GP per un solo punto a vantaggio di Nagl e Clément Desalle. Sulla pista della Patagonia, Villopoto ricevette la non banale visita di un tifoso molto speciale, come ci ricorda di nuovo Resta: “Quell’anno Casey Stoner venne in Patagonia a fare il tifo per Ryan e fece delle dichiarazioni piccate alla stampa, dicendo che Ryan era il favorito assoluto per il titolo (e che Cairoli aveva vinto tanti titoli solamente per l’eccessiva inferiorità dei suoi avversari, ndr). Antonio la prese molto male”.

Ad Arco di Trento, pista di cui Ryan disse “questo non è un dannato circuito di motocross”, il brutto infortunio in gara-2: fratture multiple al coccige, danni ai tessuti molli ed una grave compressione dei dischi della colonna vertebrale. Quanto basta per mettere la parola fine alla sua carriera, che sarebbe ugualmente terminata alla conclusione di quel campionato. “Per Ryan era impensabile correre su una pista così sassosa e dura come quella di Arco, così strana per quelli che erano i suoi standard”, prosegue Resta. “Credo che questo fosse frutto, però, di avere un po’ sottovalutato l’avventura europea, che lui comunque affrontò con uno spirito tutto particolare: era molto curioso, si era messo alla prova, voleva farsi un giro per l’Europa e vedere posti nuovi. Il suo tecnico delle sospensioni in Showa, Maurizio Maciulli, mi disse che Ryan faticò tantissimo a trovare l’assetto giusto e i parametri giusti per le piste europee, pur lavorando con grande intensità e pur avendo creato un grande gruppo nel team Kawasaki. Non si comportava da superstar ed è poi rimasto in contatto con tanti dei suoi uomini di quella stagione. Avrebbe concluso comunque la sua carriera in quell’anno, perché lo stress delle stagioni americane lo aveva davvero consumato. In lui vedevo quasi malinconia, una sorta di tristezza lontana, come se fosse stanco di fare quello che faceva”.

Due mesi dopo, a Maggiora, anche per Cairoli arrivò un infortunio al gomito e alla mano sinistri a seguito di una caduta nella manche di qualifica. Anche Tony, nonostante una grande forza di volontà, fu costretto ad abbandonare temporaneamente le gare e il sogno mondiale. “Fu un grande peccato perdere Ryan così presto”, ci dice ancora Resta. “Non avrebbe vinto il titolo, ne sono sicuro, perché era troppo lontano da quello che faceva negli Stati Uniti e troppo poco preparato per correre quel mondiale. Ma sarebbe stato ugualmente interessante averlo avuto in pista fino alla fine, perché è stato un grande pilota e un grande personaggio, capace di portare tanto appeal a tutto il movimento. Questo non è da sottovalutare perché chi porta lustro ad un campionato merita sempre di essere menzionato e ricordato. Corse con molta umiltà”.

Cairoli e Villopoto, entrambi infortunati, si ritrovarono in occasione del Gran Premio del Belgio a Lommel e la foto qui sotto testimonia pienamente l’ambiente sereno che si respirava in quella stagione, al di là della sfida tra titani preannunciata ma di fatto mai “andata in onda”.

Il campionato che sarebbe dovuto passare alla storia per la grande sfida tra Europa e USA prese infine la via della Francia, con Romain Febvre iridato a sorpresa in sella alla Yamaha ufficiale del team Rinaldi.

Immagini: Kawasaki, Lorenzo Resta

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