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Motomondiale | Intervista a Simon Patterson

di Andrea Ettori
AndreaEttori
Pubblicato il 2 Marzo 2022 - 10:00
Tempo di lettura: 10 minuti
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Motomondiale | Intervista a Simon Patterson
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Abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con il famoso giornalista del Motomondiale in vista della nuova stagione


Simon Patterson è uno dei giornalisti più famosi e stimati nel paddock del Motomondiale, uno dei pochi a potersi permettere anche in questi tempi difficili di poter presenziare ad ogni Gran Premio. Segue il Circus iridato senza sosta dal 2015 e attualmente collabora con il sito The Race, dopo avere iniziato con Motorcycle News per poi svolgere per breve tempo il ruolo di PR per il team Petronas (ora RNF).

P300.it ha avuto il piacere di intervistarlo in vista della prima stagionale del Motomondiale, prevista per questo weekend a Lusail in Qatar. Ecco cosa ci ha raccontato.

I test sono appena finiti, ti chiedo una prima impressione sui valori che vedremo in pista in Qatar.
“Da quanto emerso dai test sinora, non sono molto sicuro che sappiamo come sarà la situazione all’avvio della stagione. Ci sono dei costruttori che non hanno ancora finito la loro parte di test completamente. Sappiamo che la Suzuki è molto, molto forte, anche la Yamaha sembra essere messa abbastanza bene. Penso che invece ci sia ancora molto da fare in Ducati e in KTM e in particolare penso che Marc Marquez abbia ancora molto lavoro da fare in Honda, è difficile capire come si metteranno le cose. Inoltre, per come comincerà la stagione, ci vorrà un po’ a capire come andrà il campionato, Lusail è un circuito adatto alle Ducati, quello in Argentina regala sempre molte sorprese, Lombok è una pista completamente nuova. La stagione non sarà veramente partita finché non si tornerà in Europa e penso che per allora sapremo di nuovo quelli da seguire”.

Che opinione hai sulla struttura della pista in Indonesia e le lamentele dei piloti al riguardo?
“Il fatto è che la nuova pista in Indonesia sembra una pista fantastica, Luca Marini nell’ultimo giorno di test ha detto che le curve 6 e 7 sono tra le più belle dell’intero mondiale. Oltretutto, è un circuito molto sicuro, ci sono molte vie di fuga in ogni curva ed è una pista dove i piloti non si sentiranno in pericolo, a differenza di altri posti in cui andiamo a correre. Tuttavia, ci sono problemi con l’asfalto che andranno sistemati in vista della gara. Uno dei problemi è che la pista è sporca, per tutti i lavori di costruzione che sono stati fatti intorno al circuito, ed è un problema che si può affrontare prima della gara. Il secondo problema è più profondo e riguarda proprio l’asfalto della pista, ed è più difficile da sistemare: speriamo che il rifacimento della superficie della pista sistemi alcuni problemi, ma bisognerà vedere quanto saranno un problema le curve che non verranno sistemate in gara, più che nei test, quando i piloti non staranno testando uno in fila all’altro, ma quando saranno sparsi per la pista e saranno in lotta, lanciando detriti a quelli dietro di loro”.

Si sente la “mancanza” di Valentino Rossi nel paddock, o è già un ricordo?
“Onestamente, dopo i test, ad ora non si è molto sentita la mancanza di Valentino, ma solo perché questi sono solo dei test e magari le cose saranno diverse quando si andrà in circuito per gareggiare, perché solitamente ci sono molti fan di Valentino. Forse sarà in Argentina la prima gara dove capiremo per davvero se la sua assenza farà una grossa differenza in termini di spettatori presenti. Il lato buono è che questa categoria è più forte che mai. Abbiamo un mondiale pieno di entusiasmo che aiuterà. Ovviamente c’è anche il nuovo documentario di Amazon che arriva al momento giusto e forse aiuterà la MotoGP a ritrovare quella parte di pubblico che inevitabilmente andrà persa per il ritiro di Valentino, ma vedremo nel corso della stagione quanta differenza farà”.

Che impressioni hai avuto della Honda e su Marquez in particolare?
“È piuttosto chiaro che le nuove Honda siano delle moto molto diverse e anche migliori. Finalmente hanno ascoltato le lamentele dei propri piloti e finalmente hanno fatto una moto molto più a misura di pilota, meno aggressiva e semplicemente più facile e meno fisica da maneggiare. Si è già visto quanto veloci siano e quanto Pol Espargaro si sia divertito a guidare quella moto. C’è ancora del lavoro da fare per quanto riguarda Marc Marquez, il bilanciamento della moto è cambiato, è molto più focalizzato sul posteriore anziché sull’anteriore e come risultato ha del lavoro da fare. Deve cambiare stile di guida, si deve adattare alla nuova moto e lo sta facendo, nonostante abbia saltato un test molto importante a Jerez al termine della scorsa stagione, dove invece Pol ha avuto un assaggio della moto e ha capito su cosa si sarebbe dovuto concentrare per il resto dell’inverno. Penso che Marquez, una volta adattato alla nuova moto, sarà anche più veloce rispetto a quando correva sull’altra moto e anche più in sicurezza, ma ci vorrà del tempo per arrivare a quel momento”.

Quanto sono vere le indiscrezioni che vogliono Mir in HRC nel 2023 e che cosa ti aspetti dalla Suzuki.
“Una volta arrivati ai test invernali, anche io avrei detto che le possibilità di avere Mir in HRC fossero piuttosto alte, basandosi anche sulle richieste fatte a Suzuki e su quanto non fosse contento di come siano venuti incontro alle sue richieste durante i test invernali, a novembre dello scorso anno. Tuttavia, da quando hanno portato la nuova moto a Sepang, sembra che le cose vadano molto meglio e lui sembra molto più contento e quindi sembra molto più probabile che rimanga con il team per altri tre anni. Per Honda è evidente che il loro numero uno nella lista debba essere Fabio Quartararo, ma deve sapere che la moto non è molto adatta al suo stile di guida rispetto alla Yamaha, a meno che non si faccia qualche modifica, e poi c’è Pol Espargaro che sembra essere molto a suo agio e molto forte. Da parte di Honda vedremo quattro-cinque piloti quando le cose saranno più calme e definite e non vedremo grossi movimenti da un punto di vista dei contratti, a parte quelli che ci aspettiamo che rimangano dove sono, come Pecco Bagnaia in Ducati”.

Pensi che questo sia l’anno giusto per la Ducati campione del mondo?
“Se c’è un anno in cui la Ducati può vincere il mondiale, è senz’altro questo. Non solo perché hanno un ottimo pilota quale Pecco Bagnaia, che è molto in sintonia con la sua moto, ma anche per i rinforzi che ha in pista. Uno dei problemi era in qualifica e quanto succede il sabato pomeriggio è molto importante, specialmente quando Ducati aveva otto moto e almeno sei piloti in Q2 e questo è spaventoso se sei un pilota più lento, in termini di giro singolo e di velocità di punta, perché le Ducati sono molto difficili da sorpassare. In Ducati poi non hanno problemi a usare gli ordini di scuderia, tutte e sette le moto sono sempre andate in supporto del pilota più veloce. Ci sono molti elementi che mi fanno pensare che la Ducati ce la possa fare quest’anno e questo senza nulla togliere alle capacità di Pecco Bagnaia, che ha fatto un lavoro fantastico l’anno scorso e anche durante i test invernali: anche se la moto non è ancora a buon punto, lui comunque è un ottimo contendente al mondiale. Con tutti questi fattori insieme, può essere un grande anno per lui”.

Per un professionista come te, com’è cambiato il modo di lavorare durante la pandemia in questi due anni?
“Lavorare nel corso della pandemia è stato difficile. Il nostro lavoro, quello che facciamo, si basa molto sulla comunicazione faccia a faccia e nel leggere il linguaggio del corpo e fare tutto questo via Zoom è così difficile, ho avuto molti problemi. Lentamente però stiamo tornando alla normalità e i piloti sono molto più contenti perché preferiscono l’interazione umana, parlare con i media in questo modo. Speriamo che nel corso della stagione e nelle prime gare della stagione si possa tornare a questa normalità, per poter fare un lavoro migliore come giornalisti”.

Pensi che ci sia bisogno di fare qualcosa per aumentare l’appeal della MotoGP?
“Credo che quello di cui la MotoGP abbia bisogno non sia tanto di cambiare il prodotto, ma di vendere meglio il prodotto che abbiamo. In modo migliore. Sappiamo che questo sport è super competitivo e anche i personaggi che abbiamo dentro sono incredibili, ma il problema è portare questo messaggio in paesi dove non c’è una tradizione. Non c’è problema in Italia, mentre invece è stata tutt’altra cosa portare questo messaggio negli USA. La MotoGP ha guardato anche a Drive To Survive, il lavoro fatto da Netflix per la F1, e il documentario che Amazon presto lancerà è stato fatto per dare slancio alla MotoGP nei mercati non tradizionali. Magari non è molto ragionevole puntare tutto su quello, e non penso che il documentario basti, ma anche per come lo sport si stia espandendo fuori dai mercati tradizionali penso che avrà un impatto positivo. Abbiamo visto che risposta c’è stata in Indonesia per i test, abbiamo un’idea di come sarà la reazione in vista della gara vera e propria e questo non potrà che fare bene al mondiale”.

Chi vincerà il mondiale 2022 di MotoGP?
“Onestamente, al momento non ho proprio idea di chi vincerà il mondiale 2022 in MotoGP, perché ci sono così tanti potenziali candidati, ma c’è ancora molto che non sappiamo per quanto riguarda la piega che prenderà il mondiale. Fabio Quartararo è indubbio che comincerà bene il mondiale, ma bisognerà vedere quanto a lungo potrà mantenere questo stato di forma prima che gli avversari comincino a rendergli la vita difficile. Se la nuova Suzuki è veramente buona come sembra, anche Mir è un ottimo candidato e potrà sorprenderci durante l’anno, deve sistemare però i suoi problemi in qualifica e non so se questo sia già stato messo in atto a sufficienza. Ovviamente ci metto anche Pecco Bagnaia e la Ducati, vista l’ultima parte di stagione lo scorso anno: anche se adesso sembrano lievemente più deboli, bisognerà vedere quanto ci metteranno a sistemare tutto, quanti punti regaleranno a Quartararo e Mir e questo determinerà tutta la loro stagione. Poi c’è anche Marc Marquez che non è ancora pienamente in forma e non è ancora del tutto a suo agio sulla Honda. Ancora una volta bisognerà vedere quanto ci metterà a risolvere tutto questo per tornare a lottare nel mondiale. Come giornalista e come fan, è fantastico non avere idea di chi vincerà il mondiale!”.

Che cosa ti aspetti dalla Moto2 e dalla Moto3 in questa stagione?
“Per la Moto2, non penso che sia sorprendente se Pedro Acosta vinca il mondiale, è davvero molto forte e lo ha mostrato nei test, sin dal primo giorno in cui è saltato in sella a una Moto2. Sappiamo quanto sia talentoso e quanto sia credibile come pretendente al titolo, lo abbiamo già visto, specialmente in una line-up di piloti che è un po’ più debole rispetto agli altri anni, questo perché tanti rookie si sono spostati in MotoGP negli ultimi due anni. I suoi principali rivali sono gente come Sam Lowes, ma non sono piloti che consideri necessariamente al 100% come contendenti al titolo. Vedremo come andrà, sarà interessante.

In Moto3, uno dei favoriti è sicuramente Dennis Foggia, per come ha concluso la scorsa stagione, ma in Moto3 può succedere di tutto, abbiamo visto come piloti forti nei test o nella stagione precedente non riescano ad andare più così bene nella stagione successiva. Ci vorrà un paio di gare per capire come andrà e chi sarà costantemente davanti, è sempre stato così in Moto3 e non sarà diverso quest’anno”.

Si ringrazia Alessandra Leoni per la collaborazione e Simon Patterson per il tempo che ci ha concesso.

Immagini: HRC Media Site, Suzuki Media Site, Ducati Corse Twitter, KTM Media Site


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