In data odierna, 25 giugno, cade l’anniversario di un venerdì che decretò il ritorno in piena forma di uno dei più grandi campioni della 500cc. Si tratta del GP d’Olanda del 1993, corso al TT di Assen, ben prima degli stravolgimenti che tolsero molto del fascino e della sfida che rappresentava questa pista. Un tracciato che non perdonava gli errori e che premiava i cuori forti, con staccate al limite, tratti veloci da pelo sullo stomaco e passaggi sulle linee bianche a pelare l’erba, dato che il cordolo semplicemente non c’era.
La stagione 1993 della classe regina delle due ruote è all’insegna del duello tra Kevin Schwantz e il tre volte campione del mondo Wayne Rainey, il primo su Suzuki RGV-Γ 500 e il secondo su Yamaha YZR 500. Lo scontro epocale della scuola americana, per decidere, una volta per tutte, chi fosse la star numero uno proveniente dagli Stati Uniti. Nessuno immaginava che quel tiratissimo 1993 sarebbe stato anche il loro ultimo anno di battaglie, quando a Misano Adriatico la carriera del californiano sarebbe stata stroncata.
Dopo le prime sei gare, è Schwantz ad avere il vantaggio della leadership in classifica: grazie a un ruolino di marcia impressionante composto da soli arrivi a podio, di cui tre primi posti, due piazze d’onore e un terzo, il texano vanta 131 punti, contro i 117 del connazionale-rivale; questo vantaggio è anche merito del sistema di punteggio approvato proprio da quell’anno, con 25 punti assegnati al primo classificato di ogni gara, 20 al secondo e 16 al terzo, sistema che resiste ancora oggi e che premia maggiormente gli arrivi nei primi tre posti rispetto al passato. Sull’aspetto tecnico, la Suzuki RGV-Γ aveva finalmente raggiunto, in termini di competitività, le due “sorelle” giapponesi Honda e Yamaha, lasciandosi alle spalle lo scivolone di un 1992 disastroso.
Per questa lotta tra titani c’era, però, un grande assente. Mick Doohan, dominatore per buona metà della stagione 1992 su Honda, a inizio ’93 paga ancora i postumi del suo terribile incidente nelle prove del GP d’Olanda dell’anno prima e si trova costretto a guardare alla finestra la lotta iridata dei due rivali, senza potersi inserire come serio contendente. Il suo primo arrivo a podio è in Austria, al Salzburgring, dove termina secondo dietro Schwantz per meno di cinque decimi, segnando anche il giro veloce. Ma è proprio ad Assen, luogo del misfatto di dodici mesi prima, che Doohan dà la conferma definitivamente del suo ritorno in forma.
Il primo importantissimo segnale arriva dalle qualifiche, svolte rigorosamente di venerdì per il weekend olandese: il futuro dominatore della 500cc ottiene la sua prima pole position dal Gran Premio di Germania dell’anno prima, dopo oltre un anno di attesa. E’ una pole ben diversa da quella ottenuta ad Hockenheim nel ’92, poiché frutto di un testa a testa con Schwantz fino agli ultimi minuti. Il #2 su Honda Rothmans ferma il cronometro sul 2:03.267, col #34 su Suzuki Lucky Strike staccato di 14 millesimi. Tradotto, solo 68 centimetri di differenza separano i due fenomeni. Solo sesto Wayne Rainey, che proprio dopo questo deludente weekend deciderà di attuare l’azzardo, ovvero passare ai telai della ROC Yamaha in sostituzione di quelli ufficiali.
La gara, svolta di sabato il giorno 26 giugno, sarà una questione tre tre piloti: oltre i due protagonisti delle prove, anche Alex Barros sarà della partita. Allo scatto è Schwantz ad andare al comando seguito dalla coppia Honda formata da Daryl Beattie e il poleman Doohan, a loro volta seguiti da Barros e Doug Chandler su Cagiva. Dopo il primo giro alla curva Haarbocht, Beattie, nel tentativo estremo di rimanere agganciato a Schwantz e alla compagno di squadra, tira una staccata folle, arrivando troppo lungo e scivolando nella via di fuga di erba e ghiaia, con la moto che si schianta sui muri di gomme; pochi secondi dopo, mentre i commissari si accingono a soccorrere il pilota e togliere la NSR 500 da quella zona, una seconda moto si disintegra contro le gomme, ovvero la Cagiva di Mat Mladin. Entrambi i piloti stanno bene, anche se Mladin soffre un problema alla spalla destra che gli farà saltare il successivo GP.
Con il secondo hondista fuori, la gara diventa una questione a tre tra Schwantz, Doohan e Barros. Inizialmente è Mick a guadagnare la testa ma ben presto viene scalzato da entrambe le Suzuki, particolarmente in palla nella tortuosa Assen. La squadra Lucky Strike non dà nessun tipo di ordine di scuderia a Barros per farlo desistere dal suo attacco al compagno, con il #9 deciso a conquistare la sua prima vittoria in carriera sulla sua pista preferita.
Barros è decisamente il più veloce nel lungo rettilineo Veenslang che porta alla staccata della Stekkenwal, anche rispetto alla moto gemella guidata da Schwantz, che però si difende egregiamente in staccata come suo solito. Questo valzer si ripete per tre volte, con il brasiliano che affianca il caposquadra sul rettilineo e quest’ultimo che lo regola in frenata, con Doohan che sta invece ad osservare questo duello. Al diciannovesimo e penultimo giro Barros riesce finalmente a completare il sorpasso sul compagno e s’invola verso l’inizio del ventesimo passaggio, quando la sua giornata potenzialmente da sogno si trasforma in un incubo: nel tratto più veloce di Assen, alla destra rapida di Meeuwenmeer, il brasiliano arriva troppo veloce e troppo largo, perdendo la moto (non è ben chiaro se di anteriore o di posteriore, presumibilmente la prima) e finendo nella ghiaia. Il pilota ruzzola nella ghiaia piuttosto violentemente ma, a parte rabbia e delusione, non riporta nessun danno fisico, mentre va molto peggio alla moto.
Con l’outsider fuori gioco, restano in due a giocarsi la vittoria: Doohan non può fare granché contro le staccate profondissime del texano e cerca quindi d’inventarsi qualcosa di nuovo alla chicane finale, provano a passare nel cambio di direzione. La manovra però non gli riesce e ad avere la meglio è proprio Schwantz, che ottiene la quarta vittoria stagionale in quel 1993, allungando enormemente nella generale sul principale rivale.
In termini d’importanza, la gara di Assen ’93 rappresentò sia una delle vittorie più belle della carriera dell’idolo delle folle Schwantz, sia la “rinascita” di un campione che ha visto la sua carriera sull’orlo della fine in quella pista, per poi risollevarsi e conquistarla. Per il suo primo successo da quell’infortunio sarebbe bastato aspettare meno di un mese per il GP di San Marino al Mugello, a decretare il definitivo ritorno in forma del fenomeno Doohan.
Fonte immagine: Twitter
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