10 anni fa, l’impresa di Hiroshi Aoyama

Storia
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di Federico Benedusi @federicob95
8 Novembre 2019 - 09:00
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La stagione 2009 del Motomondiale è quella che mette fine alla sessantennale storia della classe 250cc. Una categoria che ha lanciato tanti piloti capaci poi di distinguersi anche della classe regina, grazie alla sua spiccata propedeuticità, ma più in generale un’autentica “macchina da spettacolo” sia per i piloti in pista che per gli ingegneri al di fuori.

La 250cc, che spesso e volentieri ha regalato autentiche imprese, ha messo fine alla propria esistenza esattamente dieci anni fa con un’ultima, straordinaria storia di sport. Quella di Hiroshi Aoyama, tuttora ultimo giapponese iridato nel Motomondiale, e del team Scot.

Ai nastri di partenza della quarto di litro 2009, Aoyama non occupa certamente un posto in prima fila. Questi spettano sicuramente a Marco Simoncelli, campione in carica, ad Álvaro Bautista, confermato dal sempre preparatissimo team di Jorge Martínez, e a Héctor Barberá, appena passato dal team di Imre Tóth a quello di Sito Pons. Un’Aprilia rimarchiata Gilera e due Aprilia di nome e di fatto.

Aoyama è stato costretto a ripiegare sul team sammarinese Scot dopo l’abbandono ufficiale di KTM. La squadra diretta da Cirano Mularoni schiera due Honda piuttosto datate e che, soprattutto, non ricevono un’assistenza ufficiale dalla fine del 2007. Al fianco di Aoyama c’è il rookie napoletano Raffaele de Rosa.

Che non si appresti ad essere una stagione normale lo si evince ancora prima che il campionato inizi. Ad una settimana dal Gran Premio del Qatar, Simoncelli si rompe lo scafoide della mano destra e nonostante tutti i tentativi del caso non riesce a prendere parte all’apertura notturna del mondiale. A Losail, gara accorciata dopo un acquazzone per non creare intralcio ad una MotoGP che nemmeno correrà, si impone Barberá davanti al sorprendente Jules Cluzel e al campione del mondo 125cc Mike di Meglio, con Aoyama quarto e Bautista settimo dopo essere partito in pole.

Il compianto “Sic” torna a Motegi ed è subito competitivo. Parte dalla pole dopo le qualifiche cancellate al sabato ed è in lotta per la vittoria con Aoyama e Bautista quando fora ed è costretto ai box. Hiroshi detta quindi il passo ma quando Bautista decide di passare all’attacco la partita finisce ben presto. Passano sette giorni e la situazione si rovescia, perché dopo la vittoria giapponese di Bautista arriva quella spagnola di Aoyama a Jerez, che riporta Honda al successo in 250cc dopo quasi due anni e in testa alla classifica della categoria di mezzo dopo quasi tre.

La bagnatissima Le Mans vede Simoncelli di nuovo al top, mentre Aoyama affonda in ottava posizione e Bautista (quarto) si riappropria della leadership di campionato. Anche al Mugello piove e la Honda #4 non va oltre un sesto posto, mentre Simoncelli rientra pienamente in gioco pur perdendo cinque punti nell’epico duello con l’amico Mattia Pasini. La stagione del romagnolo tuttavia si complica in maniera decisa con lo scivolone di Barcellona, accolto dagli assordanti fischi del pubblico catalano. Bautista stavolta vince in casa, portandosi a +12 su Aoyama secondo.

Ma un tema ricorrente della carriera di Bautista, e lo abbiamo visto anche quest’anno in Superbike, è il perdersi in un bicchiere d’acqua quando la situazione sembra volgere decisamente a suo favore. Ecco dunque che il pilota di Talavera de la Reina vola via all’ultima chicane di Assen alla fine del terzultimo giro, tamponando Aoyama mentre Simoncelli e Barberá sono ormai staccati dopo un duello all’ultimo sangue. Hiroshi vince e riporta la sua Honda privata in cima alla generale.

In Germania Simoncelli si impone su Álex Debón al termine di una gara passata in fuga, mentre Bautista regola Aoyama per il podio. Prima delle vacanze estive si va a Donington e il meteo dice ancora pioggia: stavolta Aoyama si fa valere e vince in solitario davanti a Bautista, mentre Simoncelli perde altri quattro punti dietro a Pasini nonostante una caduta di quest’ultimo. A sette gare dal termine, Aoyama ha 15 punti su Bautista e ben 44 sul “Sic”.

Le due gare dopo la sosta vedono Simoncelli tornare alla carica. Vittoria in volata su Pasini a Brno, con Aoyama quarto, e strappo finale proprio su Aoyama a Indianapolis. Marco si riporta a -27 mentre Hiroshi gestisce il margine su Bautista, due volte terzo. La condanna definitiva (ma solo col senno di poi, a dire il vero) per il #58 arriva con la scivolata di Misano, mentre Barberá esce da trionfatore da una battaglia a cinque che vede Bautista ancora terzo e Aoyama quarto. Due colpi forti ma non decisivi arrivano tra Estoril e Phillip Island: Bautista cade sia in Portogallo che in Australia ma Aoyama non va oltre un quarto e un settimo posto, permettendo a Simoncelli di tornare a -12 dopo una grande doppietta.

L’impresa mondiale di Aoyama si concretizza a Sepang. Hiroshi si ritrova coinvolto nell’ennesimo duello tra Simoncelli e Barberá mentre Bautista vola a terra per la terza volta consecutiva; al 13° giro passa al comando nella speranza che Marco e Héctor si diano nuovamente battaglia alle sue spalle, cosa che puntualmente avviene. In quattro giri guadagna tre secondi e il duello alle sue spalle continua: Aoyama, vincitore, riceve una piccola mano anche dalla fortuna perché Barberá e Simoncelli tagliano il traguardo esattamente appaiati e lo spagnolo viene classificato secondo per la discriminante del giro più veloce.

Sono quindi 21 i punti da difendere a Valencia. Sul tracciato intitolato a Ricardo Tormo va in scena l’ultima guerra tra Barberá e Simoncelli, con il secondo obbligato a vincere e il primo tutt’altro che intenzionato a lasciare campo libero all’acerrimo nemico. All’inizio del decimo giro arriva però la grande paura: Aoyama arriva lunghissimo alla prima curva e vola nella ghiaia ad alta velocità scivolando da terzo a 11°; un brivido corre lungo la schiena del team, ma Hiroshi tiene in piedi la sua Honda. Il campionato termina al 21° dei 27 giri, con la terza caduta stagionale di Simoncelli che spalanca a Barberá le porte del successo e anche del secondo posto in classifica.

Aoyama taglia il traguardo al settimo posto ed è l’ultimo campione del mondo della classe 250cc. L’impresa è compiuta. Un titolo vinto in sella ad una moto privata ma resa valida da una squadra molto competitiva, capace di portare anche de Rosa sul podio in un paio di occasioni. Ad oggi, Aoyama è l’ultimo iridato proveniente dal Sol Levante e l’impressione è che lo possa essere ancora per qualche anno.

Così è andata in archivio la classe 250cc, rimpiazzata dalla discussa e non sempre esaltante Moto2. Categoria di grandi piloti, di moto che hanno fatto la storia e di imprese memorabili. Il leggendario libro della quarto di litro non poteva chiudersi in maniera migliore.

Immagine articolo: Wikimedia

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