MotoGP, un mondiale dai mille colori

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 9 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
19 Dicembre 2021 - 09:00

Il 2021 della MotoGP ha visto il titolo mondiale di Quartararo, la crescita della Ducati e di Bagnaia, il ritorno di Márquez e l’enigma della KTM. Ma tutti guardano già al 2022.


L’associazione dei colori a determinati elementi è un qualcosa a cui siamo talmente abituati nella vita di tutti i giorni da non accorgercene nemmeno per la naturalezza con cui l’attuiamo, fin dalla tenera età. A partire da ciò che mangiamo fino agli oggetti di uso comune, tutto ciò che ci circonda può essere collegato ad una colorazione.

Persino il mondo del motorsport non si esime da questo discorso. Pensiamo alle Case costruttrici che partecipano ai vari campionati di maggior spessore delle due e delle quattro ruote: il rosso della Ferrari o l’arancione della McLaren in F1, il verde della Kawasaki in SBK, persino l’azzurro delle Lynx del Cyan Racing nel WTCR. Se si pensa ad un determinato team o particolare modello di auto o moto da corsa, questo collegamento avviene quasi istantaneamente.

Parlando però del Motomondiale e soprattutto della MotoGP, i colori che rappresenterebbero la stagione 2021 da poco terminata sono talmente tanti che formerebbero un intero arcobaleno, unica maniera per raggrupparli tutti. Un rapido sguardo a quel che ci ha lasciato l’annata appena conclusasi non può fare male.

I PROTAGONISTI

Il primo colore da associare alla classe regina nel 2021 è sicuramente il blu. Una tinta che rappresenta calma e pace, qualità che Fabio Quartararo ha saputo sfruttare anche in una fase finale dell’annata non di certo felicissima; qualità che “El Diablo” ha imparato ad utilizzare sopratutto dopo il mondiale perso nel 2020. Ed è così che il nuovo fenomeno della MotoGP ha abbinato, al blu della sua M1, l’oro del campione.

Il franco-siciliano ha coronato il sogno di diventare campione del mondo nella massima categoria motociclistica. Un traguardo raggiunto dopo diversi sacrifici da parte della famiglia, coi successi conquistati in Spagna ed il debutto precoce in Moto3 ad appena quindici anni. Le prime stagioni nel Motomondiale non hanno però rispettato le aspettative da predestinato che si avevano per lui e, nel giro di poco tempo, il mondo motociclistico si è “dimenticato” di Fabio Quartararo, con la stessa velocità con cui l’aveva osannato all’arrivo. Il suo approdo in classe regina, però, è stato esplosivo nonostante tutto e, al terzo anno con la Yamaha, si è fregiato della corona iridata diventando il 17° pilota nella storia a vincere un titolo in top class senza esser stato campione del mondo nelle categorie propedeutiche.

Il secondo colore predominante è il rosso, identificativo della Ducati e di Francesco Bagnaia, oltre che della passione e della vita. Una tinta che ricorda anche il sangue, quello probabilmente sgorgato dalla ferita figurativa di Pecco a seguito della caduta nel GP dell’Emilia-Romagna, decisiva per l’assegnazione del titolo piloti. Per la Ducati il 2021 è stato sia l’anno del rilancio dopo un 2020 piuttosto magro (grazie alla conquista dei titoli a squadre e costruttori), sia un’annata con dei rimpianti per via dell’ennesimo alloro piloti sfumato.

Lo spettacolare finale di stagione di Bagnaia, soprannominato appunto “Nuvola Rossa” da parte di Guido Meda, è simbolo di una Ducati Corse che non ha di certo gettato la spugna per riconquistare un campionato che manca ormai da quasi quindici anni, ma che anzi si prepara ad un 2022 da protagonista dopo il dominio visto a Portimão e Valencia, nelle ultime due gare del 2021. Persino la prima sessione di test invernali a Jerez de la Frontera, avvenuta il 18 e 19 novembre, ha visto le Desmosedici farla da padrone, col campione Moto2 2018 entusiasta per i progressi fatti sulla nuova GP22.

Il rosso identifica anche Marc Márquez, al termine di un’annata che ha visto il suo ritorno sulle scene dopo il 2020 passato quasi totalmente in panchina. La ruggine, i dolori al braccio e l’irruenza hanno contraddistinto molte delle gare del “Cabroncito”, ma alla fine il pilota di Cervera ha raggiunto la fine del tunnel, venendo illuminato dalla luce del ritorno alla vittoria nei Gran Premi di Germania, delle Americhe e dell’Emilia-Romagna.

Proprio sul più bello, però, un’altra sventura l’ha di nuovo rispedito al punto di partenza, quello per cui è necessario avere pazienza ed aspettare che le cure superino i limiti insormontabili del corpo, della vista in questo caso specifico. Il rosso della vitalità e della passione si è di nuovo ritrasformato nel colore del dolore, ma se tutto andrà bene sarà qualcosa di momentaneo; qualcosa su cui potrebbero non contare i rivali di Marc, in vista del mondiale 2022 in cui il #93 vorrà tornare a lottare per la corona. Nell’attesa, Honda continua a lavorare per sgrezzare la RC213V, portata nelle prime posizioni nelle prove collettive di Jerez da Nakagami.

MAVERICK ED ALEIX, LE MINE VAGANTI

È sempre il rosso a rappresentare quella che, a conti fatti, potrebbe essere la mina vagante della stagione 2022. Con la classica livrea RED, dedicata alla campagna per la lotta contro l’HIV e l’AIDS, Aprilia ha concluso a Valencia la propria miglior stagione dal rientro in campionato avvenuto nel 2015, nonché il rapporto col team Gresini. Il fuoco della Casa di Noale e di tutto il proprio staff si è riacceso col podio di Silverstone arrivato grazie ad Aleix Espargaró e, per merito di questa motivazione e delle concessioni regolamentari ancora valide, la RS-GP22 potrebbe sorprendere nell’annata che verrà.

L’Espargaró più anziano e Maverick Viñales, tuttavia, potranno mettere le proprie mani sulla nuova Aprilia solo dai test di Sepang del 5 febbraio, avendo così solo un mese di tempo per imparare a domare il nuovo bolide prima del primo appuntamento stagionale. La coppia tutta spagnola ha già lavorato insieme per lo sviluppo (ben riuscito tra l’altro) della Suzuki tra il 2015 ed il 2016, un motivo in più per “Top Gun”, reduce dall’avventura fallimentare con Yamaha, per sperare in positivo.

SEMPRE IMITATO, MA INSOSTITUIBILE

Dal prossimo anno vedremo molto meno giallo sulle tribune, una mancanza che, almeno per un primo periodo, si farà sentire. Appare quasi naturale che questo colore, rappresentante la gioia e la follia, sia associato proprio a Valentino Rossi, il pilota che ha dato moltissimo al panorama motociclistico, alla MotoGP e all’era moderna e contemporanea delle corse. Dopo venticinque anni magici, il #46 lascerà la griglia della top class ed il Motomondiale in generale, lasciando un vuoto non tanto dal punto di vista competitivo quanto più su quello emotivo, nella speranza che, per alcuni tifosi, questo venga un giorno riempito da uno dei tanti talenti emergenti o già in rampa di lancio. Un impresa quasi impossibile, per ciò che “The Doctor” ha realizzato e regalato.

IN CERCA DI RISCATTO

Joan Mir ha concluso il 2021 in positivo, seppur dopo un’annata in cui non ha potuto difendere la sua corona iridata. Per la Suzuki, il marchio per cui Mir guida, il colore rappresentativo potrebbe essere l’indaco, solitamente associato alla ricerca di un equilibrio interiore. Se si parla di equilibrio tecnico, però, questo non è stato trovato nel corso di tutto l’anno ed il compito di scovarlo è slittato alla stagione successiva, della durata di ben ventuno gare sulla carta.

Per Mir ed il suo compagno Álex Rins il 2022 dovrà essere la stagione del rilancio, magari forti di una GSX-RR finalmente performante in ogni pista ed anche sul giro secco; sarà un’annata potenzialmente cruciale per il #42 in particolare, dato che il suo rinnovo per i prossimi anni rischia di essere in bilico. I test di Jerez hanno permesso al team Ecstar di fare importanti passi avanti dal punto di vista motoristico, col propulsore 2022 che sembrerebbe promettere faville.

L’ambizione e la fame di successo sono qualità rappresentate dall’arancione, colore simbolo di KTM. Due definizioni che calzano a pennello con la voglia della Casa di Mattighofen di conquistare anche il pinnacolo delle corse a due ruote ma, al contrario di quanto successo in Moto3 e Moto2 con il dominio del team Ajo e le vittorie di Pedro Acosta, Remy Gardner e Raúl Fernández, per il momento la missione non è stata completata in MotoGP. Il 2021 ha segnato un discreto passo indietro rispetto al 2020 e per i team Red Bull e Tech3 sarà vitale lavorare sodo sullo sviluppo della RC16 in vista del prossimo anno, che avrà inizio in Qatar l’8 marzo 2022. A fare da timoniere nel team factory ci sarà Francesco Guidotti, proveniente da Pramac Racing, ulteriore tassello aggiunto nella ricerca spasmodica di quel qualcosa che ancora manca a KTM nel pacchetto MotoGP.

Tanto per non farsi mancare nulla, all’interno del box di Hervé Poncharal è già volato qualche straccio sin dal test in terra andalusa, con la nuova coppia Remy Gardner-Raúl Fernández che, reduce dalla rivalità fratricida nella stagione Moto2 con conseguente conquista del titolo da parte dell’australiano, non ha aspettato un solo istante per lanciarsi vicendevoli critiche al veleno. Per l’esperto manager francese sarà un’impresa tenere a bada questi due giovani rampanti, pur conscio del loro potenziale che dovrà essere adeguatamente gestito.

VERSO IL FUTURO

In quest’arcobaleno della MotoGP c’è spazio anche per il verde, la tinta che richiama la natura. Nel giro di tre anni la massima serie vedrà il concretizzarsi di una rivoluzione dedita ai carburanti più sostenibili e meno inquinanti, per poi completare il processo in tempo per il 2027. Lo sviluppo porterà alla creazione di nuove tecnologie poi utili nel mercato delle moto, ma non per questo la competizione ne sarà penalizzata; un timore che, per chi non apprezza la svolta “verde” e in alcuni casi elettrica del motorsport, sarà scongiurato. Anzi, per costruttori e fornitori si tratterà dell’ennesimo campo in cui scontrarsi, oltre quelli della potenza, della messa a punto dei telai, della centralina e dell’aerodinamica.

Torniamo però al nostro arcobaleno, alla cui fine dell’arco, per tradizione, si dovrebbe trovare una pentola piena d’oro irlandese. Alla fine di quest’arco, invece, ci sarà un nuovo cammino da affrontare, quello dell’anno che verrà. Un 2022 che avrà il record di gare in assoluto con oltre venti appuntamenti, tra cui debutti in calendario quali il Mandalika Street Circuit in Indonesia (luogo quest’anno dell’ultimo round della SBK) ed il tanto atteso primo appuntamento al Kymi Ring in Finlandia (oramai “in stand-by” da due anni per ospitare il proprio primo GP). Solo tra dodici mesi scopriremo quale dei tanti colori dell’arcobaleno sarà il più splendente.

Fonti immagini: hondaracingcorporation.com, mediahouse.ducati.com, yamahamotogp.com

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