MotoGP, il crollo gomme di Martín in Australia: al più veloce non servirebbe strafare

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 4 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
23 Ottobre 2023 - 09:00

Pure dopo la debacle di Phillip Island, Martín si professa il più veloce. Tuttavia, Jorge dovrebbe lavorare anche sul resto.


Ci sono momenti in cui, forse, sarebbe più saggio chinare il capo e cospargerlo di cenere per un errore commesso. Il Gran Premio d’Australia di Phillip Island classe MotoGP sarebbe stata l’occasione perfetta per Jorge Martín per fare esattamente questo, ed invece il madrileno è rimasto tronfio sulle sue convinzioni in merito al suo stato di forma, pur sottolineando l’errore sulla scelta dello pneumatico che, alla fine, si è rivelata cruciale per il risultato finale.

“Sono il più veloce e lo sto dimostrando, ma devo smettere di fare certi errori”, un colpo al cerchio ed uno alla botte per “Martinator” al termine di un GP corso, per forza di cose, al sabato pomeriggio anziché la domenica mattina, in modo da sacrificare la Sprint Race (com’è effettivamente avvenuto) e permettere almeno lo svolgimento del Gran Premio vero e proprio evitando il problema meteo.

Il pilota Ducati Pramac partiva come favorito assoluto: il miglior tempo già nella FP1 e la fantastica pole position in 1:27.246, con un margine di oltre 0″4 sul secondo, erano già indizi ben più che sufficienti per indicare il #89 come possibile vincitore del Gran Premio.

Ma il terzo indizio, quello cruciale per fare la prova, è arrivato poco prima della Q2, ovvero durante la FP2 mattutina in cui, con gomme medie, Martín ha mantenuto un passo impareggiabile, con sei passaggi sulla stessa M al posteriore in 1:29.2-1:29.5.

E’ questa la principale motivazione che lascia dei dubbi sulla scelta finale di Martín e squadra sugli pneumatici: perché rischiare l’uso di un compound con meno “vita” quando, anche con la Medium, il ritmo di Jorge sarebbe stato comunque insostenibile? Pare una leggerezza fin troppo esagerata per un pilota in lizza (seppur per la prima volta) per il titolo mondiale della classe regina, nonché vincitore di tre Gran Premi quest’anno e di ulteriori sei Sprint.

La sensazione che personalmente ho avuto per tutto il fine settimana è stata di un Martín deciso a tutto pur di lavare via l’onta di Mandalika e dell’errore commesso, con una prestazione assolutamente dominante e di superiorità, specie nei confronti di Francesco Bagnaia. Quanto visto nella PR, col madrileno uscito dai box a pochi minuti dalla fine proprio dietro al torinese pur non avendo affatto bisogno di un traino (specie quello di Pecco, fino a quel momento in grosse difficoltà) ma più per stuzzicare l’avversario, sa di guanto di sfida lanciato, ma con la consapevolezza che la sfida sarebbe stata vinta in partenza.

Ventiquattro ore dopo circa, l’ex-campione Moto3 ha imparato la lezione del non dare mai nulla per scontato nella maniera più dura ed amara, con tanto di ciliegina sulla torta servita dal sorpasso del compagno Johann Zarco (ben poco collaborativo nelle gerarchie del team Pramac, va detto) che ha aperto il varco per l’avversario, facendo sprofondare Martín in quinta posizione sul traguardo. Da -9, il distacco virtuale (e poi reale) è passato a -27 nello spazio di quattro chilometri e mezzo.

Una scelta, quella della mescola morbida fornita da Michelin, al limite dell’inspiegabile vista la competitività del #89 anche con l’altra gomma, più comprensibile per un outsider (come Marc Márquez o Pol Espargaró, finiti anche loro a gambe all’aria coi consumi) ma non di certo per il poleman.

Il sentore è che il pilota clienti abbia voluto strafare inutilmente ed il pilota più forte si vede anche in questi momenti, quando sarebbe necessario massimizzare anziché mettere in mostra le proprie doti velocistiche. Perché sì, Jorge Martín al momento E’ il pilota più veloce in pista (le sue abilità sul giro secco sono sensazionali), ma non il più forte stranamente.

Per la seconda definizione, la velocità pura non basta ma dev’essere accompagnata anche dalla freddezza, dall’acume tattico, dalla costanza. Tra i piloti meglio equipaggiati ed in lizza per il titolo, avere contro Bagnaia significa avere contro sia il campione in carica, ma anche un protagonista dotato dello stesso mezzo (fornito dal team factory Ducati) e forte di un paio d’annate in più passate a combattere per la corona iridata.

Sulla costanza dei risultati, essa non è il forte di Bagnaia ed il 2023 lo sta confermando tanto quanto il 2022, con cinque ritiri per l’italiano e quattro avvenuti per cadute nate da errori suoi, ma anche Martín non è stato troppo da meno con tre zeri.

Al termine dei prossimi quattro round scopriremo se a prevalere sarà la meticolosità di Bagnaia o l’esplosività di Martín, ma se il campione in carica pecca ora di velocità, Martín manca di lucidità in situazioni come queste. Il sogno di vincere con una squadra clienti come quella senese sarebbe grandioso per Jorge e farselo sfuggire per sviste del genere sarebbe un gran peccato.

Fonte immagine: pramacracing.com

Leggi anche

Tutte le ultime News di P300.it

È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.

LE ULTIME DI CATEGORIA
Lascia un commento

Devi essere collegato per pubblicare un commento.

COLLABORIAMO CON

P300.it SOSTIENE

MENU UTENTE

REGISTRATI

CONDIVIDI L'ARTICOLO
RICEVI LA NEWSLETTER
Iscriviti per rimanere sempre aggiornato
(puoi sempre iscriverti in seguito)