MotoGP | Il botta e risposta tra Remy Gardner e Raúl Fernández nei test di Jerez

MotoGP
Tempo di lettura: 5 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
18 Novembre 2021 - 22:30
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I due debuttanti arrivanti dalla Moto2, dopo aver duellato per tutto il 2021, non se le sono mandate a dire quest’oggi.


Dopo una sfida incredibilmente accesa come quella vista nel team KTM Ajo Red Bull nel 2021 per la conquista del titolo Moto2, era difficile immaginare che il rapporto tra Remy Gardner e Raúl Fernández rimanesse idilliaco col passaggio della coppia in MotoGP, per giunta ancora come compagni nel team Tech3.

Allo stesso tempo, però, vedere una situazione di conflitto fuori controllo al primo giorno nella classe regina e ben prima di iniziare realmente la stagione 2022, era probabilmente la casistica più inaspettata, oltre che la peggiore. Questo primo giorno di test della MotoGP a Jerez de la Frontera non è stato scoppiettante solo per le novità tecniche portate dalle varie squadre o per il primo approccio alle nuove moto di certi protagonisti, ma anche per le dichiarazioni rilasciate dai due alfieri di Hervé Poncharal.

A lanciare la prima pietra del conflitto è stato Fernández, lo sconfitto del duello visto in Moto2 quest’anno. Lo spagnolo, al debutto dopo un 2020 in crescendo in Moto3, si è da subito imposto come tra i favoriti per la conquista del campionato della classe di mezzo ed alla fine dell’anno ha potuto vantare otto vittorie (record assoluto per un debuttante in Moto2), dodici podi e sette pole position, dimostrando un talento cristallino pur non vincendo il titolo per appena quattro punti.

Queste le sue dichiarazioni in merito alla lotta conclusasi a Valencia, rilasciate a Motorsport.com: “E’ chiaro che io non sia diventato il campione, ma moralmente, nella mia testa, sento di aver ottenuto qualcosa di grande valore. Il problema è che abbiamo avuto è che il mio intero team, e quando dico ‘il mio team’ intendo i miei meccanici, che sono stato davvero fortunato di trovare in un gruppo così speciale, era inesperto e nessuno sapevo come guidarci. Ed è questo il motivo per cui oggi non abbiamo l’alloro iridato, ma moralmente ho dimostrato con i risultato di essere il pilota più forte, con più vittorie, più pole e più giri veloci”.

“Remy è il campione, ha collezionato più punti, ma con la velocità che avevamo ed essendo stato davvero come un salmone controcorrente, onestamente mi sento il campione morale. Ciò che abbiamo ottenuto da zero e conoscendoci da quest’anno è stato impressionante. Ci è mancato un qualcuno che ci guidasse, un esempio da seguire e che ci dicesse di stare attenti, come per i bambini piccoli prima che inciampino su una sasso. Una figura di questo tipo ci avrebbe guidato ed aperto la strada, una figura che avrebbe voluto vederci vincere, non qualcuno che ci mettesse i bastoni fra le ruote così che non vincessimo. E’ questo il punto”.

Non sono mancate nemmeno le frecciatine al figlio d’arte: “E’ facile parlare in quanto campione quando si è nella categoria per sei anni, dicendo di esser più intelligente. No, non è stato più intelligente, lui è stato quello con meno problematiche sul proprio percorso. A metà anno ne abbiamo parlato e tutti i miei meccanici stavano avendo un brutto periodo, attendavamo tutti con ansia la fine della stagione. Alla fine tutti comprendono ciò che vogliono e non andrò nel dettaglio su ciò che è successo”.

La dura risposta di Remy Gardner non si è fatta attendere ed è arrivata sempre tramite Motorsport.com. Il figlio di Wayne Gardner non ha usato mezze misure per il compagno-rivale: “Chi è il vero campione? Può pensare ciò che vuole, ma penso che il team abbia dato ad entrambi eque chance ed il pilota migliore ha vinto sul campo. Non saprei, penso siano delle stupidaggini, a mio parere”. Il resto dell’intervista si è focalizzato sulle sensazioni date dalla prima giornata di test, con l’australiano che ha parlato molto dell’adattamento all’elettronica ultrasofisticata delle MotoGP, oltre che dell’infortunio alle costole che lo sta ancora penalizzando.

Tutta la rivalità tra i due alfieri della squadra francese si può vedere come un qualcosa di appena iniziato. Il capitolo Moto2, così aspro ed acceso, ha visto due piloti dalle carriere agli antipodi confrontarsi con mezzi teoricamente pari ed a vincere, alla fine, è stato quello forse meno dotato in termini di velocità pura, ma forte di più anni d’esperienza ed autore del minor numero di errori gravi. Gardner, in buona sostanza, ha saputo approfittare al meglio del pacchetto tecnico fornitogli da Aki Ajo e dal suo team, dopo diverse stagioni passate su moto poco competitive o squadre di seconda o terza fascia.

Per Raúl Fernández, d’altra parte, il 2021 è stato un anno colmo di soddisfazioni, ma anche molto stressante per diversi motivi, a partire dal passaggio forzato in MotoGP con KTM Tech3 nonostante le trattative quasi concluse con Yamaha per sposare la causa dell’allora team Petronas. Le dichiarazioni del #25 potrebbero sì essere uno sfogo di un ragazzo da poco ventunenne incredibilmente veloce e competitivo ma dal carattere garibaldino, ma non si può nemmeno bollare come totale menzogna la possibilità che il team Ajo abbia deciso di puntare più su Gardner che su di lui. Non a priori almeno.

Fino a prova contraria, la conquista del titolo da parte di Remy Gardner è e sarà considerata come totalmente meritata e priva di qualsivoglia ombra complottistica data da favori interni alla squadra. In questo clima di tensione a perderci maggiormente potrebbe essere proprio il team Tech3 ed Hervé Poncharal, che a fronte di una line-up molto talentuosa dovrà gestire una situazione poco serena all’interno del team, ancor prima di cominciare un 2022 che sarebbe dovuto essere di rilancio per l’ex-struttura Yamaha.

Fonte immagine: Twitter / Tech3 Racing

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