MotoGP | GP Qatar 2025, il weekend di Maverick Viñales: il “what if” più grande di sempre

Autore: Alyoska Costantino
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Pubblicato il 16 Aprile 2025 - 15:30
Tempo di lettura: 9 minuti
MotoGP | GP Qatar 2025, il weekend di Maverick Viñales: il “what if” più grande di sempre
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“Top Gun”, a Lusail, ha sfornato una delle sue prestazioni migliori, macchiata però dalla pressione irregolare delle gomme.


In questo nuovo pezzo della rubrica “Il weekend di…” dedicata al Motomondiale, si andrà a trattare il GP Qatar 2025 disputato da Maverick Viñales, pilota del team KTM Tech3. Il pilota di Figueres è entrato a far parte della line-up austriaca da quest’anno e, a Lusail, ha terminato al secondo posto alle spalle dell’imprendibile Marc Márquez su Ducati.

La piazza d’onore ottenuta dal #12 è stato il primo risultato di spicco di KTM in quest’inizio di stagione così zoppicante e forse anche figlio delle difficoltà economiche vissute dalla Casa di Mattighofen dalla seconda metà del 2024 in poi, col periodo di amministrazione controllata ed il rischio della bancarotta fortunatamente scongiurato. Risultato però revocato in seguito alla penalità patita per la pressione delle gomme Michelin irregolare.

La storia di Viñales e KTM, tuttavia, parte da molto più lontano. E’ proprio col marchio europeo che “Top Gun” si è aggiudicato il suo singolo titolo mondiale in Moto3, al termine di un’intensa sfida a tre contro Álex Rins ed il compianto Luis Salom.

Da quel periodo che è cominciata ad emergere la convinzione che Viñales fosse il possibile “anti-Márquez” della nuova generazione (figlia anche dei loro trascorsi nelle minimoto e nelle categorie nazionali, nelle quali Viñales spesso batteva il “Cabroncito”), con Marc che, nel frattempo, era arrivato in MotoGP come un vento di tempesta, stravolgendo i valori in campo e diventando presto l’uomo da battere.

Quest’idea relativa a Viñales, però, si è presto tramutata in una pia illusione: la Suzuki è stata la prima a credere alle potenzialità di Maverick, ma il catalano, una volta ricevuta la proposta di una Yamaha rimasta vacante di Jorge Lorenzo, non ci ha pensato granché nel siglare il contratto con la Casa di Iwata, salutando un progetto nato per girare interamente attorno a lui. La vittoria di Silverstone, la prima dell’allora #25 in MotoGP, ha avuto più il sapore di un lettera d’addio che come inizio di una grande avventura.

Questa “volatilità” di Viñales, tra squadre e Case, è uno degli elementi più distintivi della carriera del classe 1995, nonché uno dei più controproducenti col senno di poi: anche l’avventura in Yamaha, al fianco di Valentino Rossi prima e di Fabio Quartararo poi, non ha dato i frutti sperati da Maverick e, a metà 2021, è arrivata una separazione brutale, culminata da un Gran Premio di Stiria in cui il pilota ha fatto andare volontariamente fuori giri il proprio motore; un gesto ben poco professionale e figlio della frustrazione per via della gara rovinata alla partenza, causa spegnimento della moto che l’aveva fatto partire dai box ad una ripartenza.

Con Viñales appiedato dal team Monster Energy a stagione in corso è stata Aprilia, sul finire dell’annata, a mettere sotto contratto l’ex-campione Moto3, mettendolo a fianco di Aleix Espargaró. Tuttavia, anche l’avventura a Noale non può essere definita memorabile: nei primi due anni e mezzo il #12 non ha ottenuto vittorie con la RS-GP, perdendo anche il confronto nella classifica iridata col “Capitano”.

Il fatto è principalmente questo: in alcune, singole circostanze, quando Maverick “si sveglia dalla parte giusta del letto”, egli è in grado di sfornare prestazioni che definire fenomenali sarebbe quasi riduttivo; è questa dicotomia tra le sue giornate migliori e le sue peggiori che lo rendono, potenzialmente, il più grande “what if” della storia del Motomondiale.

Gare come la già citata Silverstone 2016, Lusail 2021 e Austin 2024 entrano di diritto non solo tra le gare più belle sfornate da “Top Gun”, ma anche tra le migliori prestazioni mai viste in una singola gara di MotoGP. E Lusail 2025, nonostante Maverick non abbia tagliato per primo il traguardo, rientra fra queste.

Venerdì

Il fine settimana qatariano di Viñales è cominciato col piede giusto sin da subito, ovvero dalla FP1. Nella prima libera messa a disposizione dei piloti il #12 si è classificato al quinto posto, come primo non-ducatista alle spalle dei fratelli Márquez, di Francesco Bagnaia e di Fabio Di Giannantonio.

Storicamente parlando, Lusail è un tracciato amico delle RC16 (basti pensare ai due secondi posti di Brad Binder nel 2022 e nel 2024), sensazione che è stata confermata anche nella Practice. La prequalifica per assegnare i dieci posti valevoli per la Q2 ha visto Viñales chiudere in ottava posizione, di soli 0″064 alle spalle di Pedro Acosta. Più problematico il gap dal leader del turno Franco Morbidelli, superiore a 0″6.

Sabato

Durante la FP2 del sabato mattina la situazione non ha subito grandi mutamenti rispetto al giorno prima. Il distacco di Viñales dal primo classificato, il solito Marc Márquez, è rimasto superiore a 0″6, anche se i tempi, complici l’orario e l’asfalto decisamente più caldo, sono stati molto più alti.

Durante la Q2 Maverick si è dimostrato tra i migliori del turno. Nonostante lo strapotere delle Ducati da fronteggiare, lo spagnolo è riuscito a strappare una seconda fila quasi miracolosa a bordo della propria KTM, pur con un gap superiore al mezzo secondo. Acosta, sulla seconda RC16 arrivata alla sessione 2 di qualifica, ha pagato 0″6 da Viñales.

La prima gara del weekend, per quanto riguarda la MotoGP, è stata la Sprint Race del sabato sera, il turno in cui “BatMav” ha brillato di meno: una delle sue solite partenze poco felici l’hanno relegato oltre la top ten nelle prime fasi e alla fine il #12 ha tagliato il traguardo al decimo posto, senza ottenere punti.

Queste sono state le sue dichiarazioni al termine della manche breve: “E’ stata una buona giornata, a dire il vero. Abbiamo commesso un errore con la scelta delle gomme per la Sprint, ma le qualifiche sono andate bene e avevo un ottimo feeling con la moto; riuscivo a guidarla come volevo e ho adattato il mio stile ai suoi punti di forza. È tutta una questione di tempismo e d’apprendimento, e siamo ottimisti. Abbiamo bisogno di maggiori informazioni sulle gomme… ma penso che possiamo essere soddisfatti dei progressi fatti finora in gara”.

Domenica

La giornata clou del Gran Premio è cominciata con lo svolgimento del warm-up. I soli dieci minuti a disposizione non permettono di avere grandi responsi sulla competitività dei piloti, ma il secondo posto ottenuto da Viñales è stato comunque il preludio a ciò che poi si è visto in gara.

Stavolta, durante il Gran Premio vero e proprio, Viñales è riuscito a far fruttare un’ottima partenza che l’ha subito portato nelle prime quattro posizioni (cosa più unica che rara per lui), fino a ritrovarsi in lotta nel gruppo delle Ducati. Il contatto tra Álex Márquez e Di Giannantonio ha tolto dai giochi due protagonisti per il podio, ma si tratta di un assist forse non necessario, a posteriori.

“Top Gun”, infatti, non solo ha mantenuto degnamente il ritmo delle Desmosedici, ma si è preso addirittura il lusso di superare i due piloti ufficiali, Francesco Bagnaia prima e Marc Márquez poi. Questo terzetto ha poi ripreso Franco Morbidelli e i due spagnoli hanno iniziato una sfida a due.

L’errore di Maverick ad otto giri dal termine, alla curva 6, ha concluso i giochi prima che potessero realmente iniziare tra i due ex-rivali, tanto che Márquez, in poche tornate, ha aumentato drasticamente il ritmo lasciando zero speranze di rimonta al pilota KTM. Nonostante ciò, Viñales ha tagliato il traguardo del ventiduesimo ed ultimo giro con una dignitosissima seconda posizione, in mezzo alle due Ducati Lenovo.

Purtroppo per lui ed il team Tech3, la festa è durata poco: subito dopo il Gran Premio, Viñales è stato messo sotto investigazione per la pressione delle gomme irregolare e, dopo qualche ora, è arrivata l’ufficialità in merito alla penalità. Col 16″ extra aggiunti al tempo finale di gara, Maverick è stato classificato 14°: un risultato che non rispecchia affatto l’andamento dell’intera tre giorni in Qatar.

Queste le sue dichiarazioni nel post-gara.

RISULTATI SESSIONI
FP1: 5° (+0″874)
PR: 8° (+0″625)
FP2: 6° (+0″627)
Q2:
6° (+0″560)
Sprint:
10° (+12″554)
WUP: 2° (+0″538)
Gara:
14° (+17″800)

Conclusioni

Il weekend visto da parte di Maverick può portare sia speranze che preoccupazioni all’interno del team di Hervé Poncharal. Come detto nella prima parte, Viñales è un pilota capace di sfornare prestazioni sublime, ma il suo vero problema (più legata ai limiti caratteriali e mentali che altro) è il saperlo fare su base costante. Che sia stato solo l’ennesimo fuoco di paglia annuale del #12 o meno, lo si scoprirà col prosieguo dell’anno.

Non si può certamente ignorare anche il fattore pneumatici: è difficile quantificare il vantaggio che Viñales potrebbe aver ottenuto nel girare con una pressione della gomma anteriore fuori dai parametri normali (in passato, a detta degli avversari, alcuni piloti con pressioni oltre i limiti consentiti sono stati persino capaci di vincere dei Gran Premi), ma è improbabile che questa prestazione sia figlia solo di quest’aspetto. Come detto, “Top Gun” si è dimostrato in palla nell’intero corso del weekend (dando il beneficio del dubbio che l’intero fine settimana di sessioni sia stato disputato con pressioni regolari), perciò un risultato soddisfacente sarebbe potuto arrivare ugualmente.

E’ altresì difficile comprendere il valore della RC16 2025: le KTM, quest’anno, sembrano essersi plafonate e, complice anche il recupero delle Case giapponesi, la lotta per essere la seconda forza alle spalle delle Ducati pare più serrata che mai. In una situazione come questa il contributo che i piloti possono dare ai propri team può rivelarsi fondamentale (anche se, come raccontato in precedenza, essere un uomo-squadra non è proprio la specialità di Viñales).

Di positivo c’è che in Qatar, una delle piste più abrasive e più soggette al consumo delle gomme, la RC16 si è dimostrata relativamente gentile nello sfruttamento dello pneumatico posteriore, al contrario di quanto visto in Argentina per esempio. La speranza è che a Mattighofen abbiano trovato il bandolo della matassa almeno su questo aspetto.

Il prossimo Gran Premio, a Jerez de la Frontera, sarà un’importante cartina al tornasole per decretare i valori in campo in Europa, sia per Viñales che per KTM. La speranza, per la MotoGP in toto, è di poter rivedere questo stato di forma di Maverick anche in futuro e con più costanza.

Fonte immagini: press.ktm.com

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