Nel parco chiuso, dopo aver conquistato la prima fila, il campione MotoGP si è sfogato dopo quanto visto in Q2 a Silverstone.
Prima dello svolgimento della Gara Sprint a Silverstone e del conseguente ritiro per caduta al quinto giro, Francesco Bagnaia si è reso protagonista di alcune dichiarazioni piuttosto forti nel parco chiuso delle qualifiche MotoGP, terminate in seconda posizione.
La Q2 del GP Gran Bretagna 2024, infatti, sarà ricordata più per certe scene viste in pista piuttosto che per la prestazione pura messa in campo dai piloti più veloci. Buona parte dei dodici protagonisti arrivati a lottare per la pole, difatti, non si sono disturbati a rallentare moltissimo in pista nella speranza di trovare il traino o la scia giusta per guadagnare qualche decimo sul giro secco (cosa sicuramente cruciale sul tracciato inglese, con ben tre rettilinei lunghi con cui poter sfruttare al massimo il tubo d’aria fornito da altri piloti davanti a sé).

Il campione del mondo in carica, uno dei pochi messisi a testa bassa e a pensare solo a fare il proprio giro al meglio, non ha avuto peli sulla lingua sul tema, una volta arrivato davanti alle telecamere: “La situazione nelle qualifiche in questo momento è piuttosto ridicola, dato che dieci piloti MotoGP non possono andare così lenti per cercare di seguire altri piloti”.
“Siamo al top del nostro sport, se siamo qui è perché siamo in grado di fare certe cose da soli e la situazione è abbastanza assurda, ma finché nessuno non dirà qualcosa le cose andranno avanti così”.
Difficile dare torto allo sfogo del #1. Pur essendo vero che nel regolamento non sono presenti divieti sul cercare di seguire un altro pilota e che i veri rallentamenti in piena traiettoria vengono puniti regolarmente (proprio Bagnaia al Mugello è stato retrocesso di tre posizioni per aver rallentato Álex Márquez al Correntaio nella Practice), è altresì triste vedere i migliori piloti al mondo di due ruote cercare l’aiuto da parte di altri loro colleghi per compiere il loro miglior giro secco.

Tuttavia, più che sul dare ragione o meno al discorso di Pecco, quest’articolo si pone due quesiti:
1) cosa provoca questa ricerca ossessiva delle scie?
2) quali potrebbero essere le soluzioni per ovviare al problema?
Le motivazioni
Partiamo dalla prima domanda. Il livello della MotoGP attuale, sicuramente altissimo e allo stesso tempo decisamente ravvicinato tra i team di riferimento, comporta che i distacchi tra i piloti al top siano davvero risicati, quindi appena pochi decimi (o addirittura centesimi) possano fare una differenza abissale tra il partire in prima fila (o persino in pole) e lo sprofondare ai margini della top ten.
Questo rischio di partire dal centro gruppo si traduce poi, in gara, in una difficoltà nel sorpassare. Nella MotoGP moderna è risaputo che superare o anche solo rimanere vicini in scia è difficile (non impossibile, va detto) tra l’aria sporca causata dalle appendici aerodinamiche e gli spazi di frenata risicatissimi, perciò partire nelle prime due file diventa essenziale per centrare un ottimo risultato.
Senza dimenticare i rischi che comporta partire al centro dello schieramento, con possibilità di contatti o incidenti; l’esempio lampante l’hanno fornito quest’oggi Franco Morbidelli e Marco Bezzecchi.
Ultimo elemento, ma non per importanza, il format di qualifiche: con appena quindici minuti di sessione disponibili di lotta per la Q2 diventa essenziale non sprecare gli appena due run che i piloti hanno per poter mettere insieme un giro buono, con al massimo uno o due tentativi utili ad uscita prima che la gomma posteriore diventi inutilizzabile.
Addirittura, su alcune piste, la Michelin Soft al posteriore offre appena un giro utile al 100% e, in aggiunta, c’è da considerare la variabile delle bandiere gialle, la cui esposizione più comportare la perdita automatica del giro buono (come accaduto quest’oggi a quasi tutta la griglia in Q2, per via dell’incidente di Maverick Viñales alla Farm che ha di fatto congelato la classifica e consegnato automaticamente la pole al compagno Espargaró).
E’ per queste ragioni che, per alcuni piloti, è divenuto essenziale sfruttare ogni minima occasione per trovare il traino giusto nel tentativo di realizzare il miglior crono possibile, anche a costo di mettere in scena uno spettacolo ben poco edificante (come quello di stamattina) o addirittura creare situazioni di pericolo (basti pensare allo scarto verso sinistra alla Luffield di Marc Márquez durante le libere, nel tentativo di seguire Jorge Martín col quale è quasi entrato in contatto).
Le soluzioni
Vedendo le cause, agire su queste non diventa quindi facile: il nodo legato all’aspetto tecnico delle moto non è risolvibile nel breve termine visto il massiccio lavoro aerodinamico e motoristico compiuto sulle attuali MotoGP, perciò si dovrà aspettare il 2027, con l’avvio del nuovo ciclo regolamentare, per vedere se i margini tra le moto delle varie Case e team aumenteranno o meno e se, coi nuovi mezzi, sarà più facile entrare in bagarre ravvicinata.
Ciò su cui invece si potrebbe fare sicuramente qualcosa è il format di qualifiche. Da oramai un decennio la divisione Q1-Q2 ha portato alla creazione di turni così brevi per stilare le griglie di partenza, una scelta dettata più per motivi di spettacolo (avere un turno eliminatorio può comportare l’esclusione di alcuni big già dalla Q1, e quindi maggiore incertezza nelle gare) e per ragioni televisive (una tendenza sempre più comune, quella di ridurre il tempo disponibile per prove libere e qualifiche per via delle esigenze delle TV) che per necessità sportive.
Se riportare il caro vecchio turno di un’ora di qualifiche non è una soluzione né praticabile per i suddetti motivi né tantomeno utile (i traini e le meline difatti si vedono anche nella Practice del venerdì pomeriggio, una sorta di prequalifica), le cose sarebbero ben diverse in caso di sessione stile Superpole vecchio stampo: un solo tentativo per ogni pilota, in cui è costretto a spremersi al massimo senza possibilità per usufruire di scie o riferimenti altrui.
Purtroppo, la soluzione della Superpole presenta anch’essa dei difetti: in primis il fatto che non sia un format utilizzabile in caso di qualifiche con meteo variabile, poiché una fascia oraria con situazioni di pioggia intermittente rischierebbe di compromettere il giro di alcuni piloti e di favorirne altri, falsando il risultato finale.
In secondo luogo la sua durata: con ventidue piloti iscritti, l’entrata in pista, il giro ed il successivo rientro ai box di ognuno di essi potrebbe comportare tempi troppo lunghi, poco gestibili in caso d’imprevisti e soprattutto con Moto2, Moto3 e persino MotoE in concomitanza, coi loro orari da rispettare.
Tuttavia, a tutti questi difetti si possono trovare delle soluzioni: nel 2008 la SBK, ancora con un format del genere, aveva pensato di proporre il turno lungo aperto a tutti i piloti in caso di condizioni meteo sfavorevoli, mentre per quanto riguarda gli orari da rispettare basterebbe far slittare un po’ in avanti l’attuale palinsesto e, nei weekend con la MotoE presente, far svolgere una delle due gare della serie elettrica non al sabato mattina, ma alla domenica pomeriggio.
In definitiva, quindi, delle soluzioni per poter applicare il format stile Superpole ci sono. Però dev’esserci la volontà di FIM, Dorna ed anche IRTA per poter giungere a questa conclusione ed il Circus del Motomondiale ci ha fatto capire fin troppo spesso che è capace di fare benissimo orecchie da mercante su alcune problematiche, a costo di tenersi il prosciutto sugli occhi.
La speranza è che l’appello di Bagnaia, il campione del mondo MotoGP e quindi l’attuale uomo immagine di Dorna e compagnia, venga appoggiato anche dai suoi colleghi ed ascoltato da chi di dovere. Altrimenti, scene come quelle viste a Silverstone saranno una costante e non solo dei singoli, spiacevoli episodi.
Fonte immagine: mediahouse.ducati.com
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