MotoGP | GP Australia: Márquez spinge Viñales all’errore, Phillip Island è sua

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Tempo di lettura: 7 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
27 Ottobre 2019 - 07:07
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Le alte aspettative che si avevano per il Gran Premio d’Australia della MotoGP sono state premiate e la gara di Phillip Island ha saputo emozionare e stupire come solo su questa pista si può fare. Prima di parlare della gara c’è però da menzionare cosa non ha stupito di questo Gran Premio, ovvero il vincitore: è stato ancora Marc Márquez a prevalere, per la quinta volta di fila e l’11a di questa stagione da schiacciasassi, al termine di un altro duello all’ultimo giro sul quale però c’è la sensazione che abbia avuto il pieno controllo sin dai primi chilometri. Se in Thailandia era stato Quartararo a inchinarsi a Márquez, in Australia è toccato a Maverick Viñales, tra l’altro con sorte ben peggiore poiché lo spagnolo, nel tentativo estremo di portare un ultimo attacco alla Honda rivale, ha perso il posteriore in uscita dalla Lukey Heights ed è caduto nella via di fuga della curva 10, disintegrando la moto e perdendo un podio oramai certo.

Cal Crutchlow, grazie all’autogol di Viñales, ha registrato così il miglior risultato stagionale di un pilota Honda che non sia Márquez, grazie al bel secondo posto ottenuto. E’ stata la gara di rivincita dei team privati, poiché anche Jack Miller è giunto terzo sulla Ducati Pramac, team che gli ha permesso di celebrare degnamente la gara di casa con una livrea grigio-metallizzata speciale; si tratta del quarto podio stagionale per l’australiano, strappato al photofinish al compagno Francesco Bagnaia, autore di una gara sensazionale. Ma non è stato l’unico.

LA CRONACA

Al momento della partenza, il rischio di pioggia pare scongiurato e un piacevole sole fa capolino su Phillip Island. La scelta delle gomme è molto variegata: Crutchlow, le Ducati e Rins scelgono una Hard al posteriore e alcuni di loro Medium/Soft all’anteriore, mentre Márquez e Iannone optano per una soluzione H-S. Il poleman Viñales sceglie addirittura due morbide.

Alla partenza Márquez è quello che scatta peggio dalla prima fila, ma nell’allungo verso la curva Doohan la poca accelerazione delle Yamaha di Viñales e Quartararo fa ammucchiare il gruppo, che si ritrova ammassato alla curva 1. Dall’esterno passa incredibilmente Valentino Rossi, che si mette al comando prima della Southern Loop dove si assiste già a un doppio ritiro: la Yamaha di Quartararo si scompone e il francese è costretto ad andare sull’erba bagnata, ma subito alle sue spalle anche Petrucci sulla Ducati perde la moto, stavolta di posteriore, e viene scaraventato in aria brutalmente finendo poi nella via di fuga. Entrambi ne escono con le proprie gambe (nonostante qualche acciacco di Petrucci nel camminare) e la gara può continuare come da prassi.

Rossi quindi comanda davanti a Crutchlow e Iannone, ma anche le posizioni dei big sono piuttosto mescolate con Márquez quarto e Viñales addirittura sesto, dietro alla seconda Aprilia di Aleix Espargaró. Sono proprio le moto di Noale a stupire in questa prima fase: grazie alle gomme morbide, sia Iannone che Espargaró possono attaccare e fare bagarre anche coi big, tanto che la difesa di “The Maniac” sul vecchio rivale Márquez è qualcosa di molto raro.

Iannone non è sazio e quindi, dopo aver ripreso la seconda posizione sul #93, si permette addirittura di attaccare la seconda Honda di Crutchlow al comando (che intanto ha passato Rossi), passandola alla curva 10. La gioia di Iannone dura poco perché il rettilineo permette alle Honda di sverniciare l’Aprilia in maniera imbarazzante, ma questa lotta permette anche al trio Dovizioso-Miller-Rins di agganciarsi ai primi sei.

Il bell’inizio di Rossi per il suo 400° Gran Premio comincia a svanire e nemmeno tanto piano, col compagno Viñales che se ne libera al tornante 4 salendo in quarta posizione. “Top Gun” è scatenato e in un paio di passaggi fulmina prima Iannone alla curva 4 e poi Márquez alla curva 10, passando in seconda posizione. E’ sempre all’Honda Hairpin il luogo dell’attacco di Viñales per la testa della gara, ma Márquez non ha intenzione di far scappare lo yamahista e, alla Lukey Heights, si fa spazio con la forza sul compagno di marca mettendosi all’inseguimento di Viñales. Intanto, in fondo a questo gruppo, Rins passa un Rossi molto in difficoltà, mentre Dovizioso trova qualche difficoltà in più per superare il pesarese; ci sono poi Bagnaia e Mir, decimo e 11°, in recupero su questi piloti.

In appena mezzo giro, i primi due fuggono mantenendosi Crutchlow agganciato con le unghie e con i denti, mentre Iannone non riesce a cogliere l’attimo e comincia, insieme ad Espargaró, a fare un po’ da tappo al resto del gruppo. Rossi passa Aleix per la sesta posizione e poco dopo farà lo stesso con Iannone, tenendo la scia di Rins sul rettilineo. Davanti, Viñales comincia il suo forcing imprimendo un ritmo pazzesco alla gara, ma Marc risponde con tempi altrettanto rapidi.

La bella favola di Iannone sembra esaurirsi quando anche la Suzuki di Joan Mir e la Ducati di Bagnaia lo ripassano sul dritto. I debuttanti, in particolare il torinese, sembrano indiavolati in questa fase, tanto che Bagnaia passa anche Rins per la settima posizione.

Le tre Ducati passano anche Rossi, che scivola dal quarto al settimo posto in pochissimo tempo (merito anche della staccatona di Bagnaia alla curva 4 che non gli permette di rispondere). Va in difficoltà, come Rossi, anche Rins che cala al decimo posto e si vede superato anche dalla Suzuki gemella. La gara di testa ricorda invece la Thailandia, anche se c’è la grossa variabile del flag-to-flag e del meteo.

Bagnaia riesce incredibilmente a guadagnarsi il quarto posto, ma il distacco da Crutchlow è troppo alto per permettergli un recupero in extremis. Dovizioso e Miller non ci stanno a sfigurare, come nessuno di quel gruppo, e dopo aver battagliato un po’ tra di loro con il forlivese a prevalere, diventa il turno di “Pecco”. Si riprende anche Iannone che torna all’attacco all’Hairpin, ma un contatto con Rins all’esterno e Mir in uscita dalla curva gli fa perdere un’aletta, continuando però la corsa.

Per diversi giri Márquez punzecchia il connazionale ma senza mai affondare l’attacco alla curva Doohan, ma tutto questo cambia nell’ultimo giro: Márquez passa di motore e si difende con ogni mezzo alla Southern Loop, alla curva Stoner e all’Honda Hairpin, tenendo le porte chiuse nel tratto di pista più papabile per il sorpasso. Lo yamahista però non ci sta e all’uscita della Lukey Heights apre il gas prestissimo, abbastanza da fargli perdere la moto di posteriore in discesa. La M1 sfiora la moto del rivale, finisce nella via di fuga e si distrugge al suolo.

Il campione del mondo prevale ancora, davanti a Crutchlow staccato di 11 secondi e Miller a 14, ma di pochi centesimi davanti al compagno Bagnaia su moto privata. All’inizio dell’ultimo giro Dovizioso era tra i papabili per essere il primo del gruppo in questa lotta, ma un errore alla Southern Loop l’ha addirittura relegato al settimo posto dietro a uno splendido Andrea Iannone e a un altrettanto ottimo Joan Mir.

L’esclusione di ben tre dei piloti in lotta per la terza posizione in campionato ha rimescolato le carte. Rins, solo nono dietro Rossi, gode ora di sette punti di vantaggio su Viñales, anche tanti considerando le premesse, mentre stanno diventando pericolosi Miller e Crutchlow per la posizione di Valentino.

L’ultimo appuntamento nell’emisfero australe sarà col Gran Premio della Malesia, in una delle piste migliori create da Hermann Tilke, Sepang. Qui il team Petronas giocherà in casa e spererà di vincere con Fabio Quartararo per la prima volta, cosa anche possibile se le cose dovessero andare come l’anno scorso e dovessimo vedere una Yamaha in lizza per la vittoria. Ci si aspetta anche la Ducati con Andrea Dovizioso, vero e proprio esperto dei tornantoni malesi. Entrambi i marchi dovranno però affrontare il miglior Márquez mai visto, soprattutto desideroso di dominare essendo il campionato già chiuso.

Qui i risultati del Gran Premio e la classifica aggiornata.

Fonte immagine: hondaracingcorporation.com

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