MotoGP e SBK, Yamaha: ci vuole talento per perdere talenti

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 6 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
10 Agosto 2023 - 20:01

La gestione piloti Yamaha MotoGP (e non solo) pare fare acqua da tutte le parti. E dopo Razgatlıoğlu, forse anche Quartararo…


Dopo un 2022 dove Yamaha, pur senza il mezzo migliore, è riuscita a contendere il titolo MotoGP grazie al lavoro di Fabio Quartararo, il 2023 della Casa di Iwata si sta rivelando un grosso calvario. Perso l’unico team satellite che aveva investito fiducia nel progetto M1, Quartararo e Franco Morbidelli si sono ritrovati da soli col team Monster Energy a fronteggiare una concorrenza decisamente più pronta e ben fornita, Ducati in primis.

Nonostante un intero inverno passato a lavorare alacremente sul nuovo propulsore, vista l’impossibilità di farlo a stagione in corso, il nuovo motore Yamaha patisce gli stessi problemi della vecchia unità usata da “El Diablo” nella scorsa stagione vissuta nelle vesti di campione del mondo e combattuta contro Francesco Bagnaia. La poca spinta in accelerazione e la poca velocità di punta, in una MotoGP nei quali gli spazi di frenata si sono ridotti all’osso limitando il sorpasso in staccata, sono delle spine nel fianco che impediscono all’attuale coppia di piloti di portare a casa i risultati, indipendentemente dalla pista visitata.

Ancor più preoccupante del lato tecnico c’è però quello gestionale. Se in passato la palma di team più confusionario nelle scelte dei piloti spettava a Ducati, negli ultimi anni le cose sono cambiate (complice anche la posizione di dominanza che ora la Casa di Borgo Panigale ha in chiave mercato).

Nel corso del 2022 Fabio Quartararo aveva deciso, nelle prime fasi della stagione (quella a lui più favorevole), di continuare il proprio percorso col marchio di Iwata per altri due anni. Non siamo nemmeno ad un quarto del periodo contrattuale che il franco-siciliano è ora stremato emotivamente dalla situazione: lo si può notare in tutte le sue interviste il proprio disappunto, sapendo di essere impotente contro gli avversari per colpe non sue.

Dopo Silverstone, tuttavia, il meccanismo si è inceppato anche peggio del solito: in un’intervista rilasciata ad Autosport l’ultimatum dell’ex-iridato è arrivato secco e diretto. Per i test di Misano, in programma tra meno di due settimane, Quartararo è stato chiaro nel dire che ha “dato loro una possibilità, ma non ce ne sarà una seconda”.

Anche l’aver fondato la propria agenzia di management, per programmare autonomamente il proprio futuro, fa riflettere su quella che potrebbe essere la decisione del #20 in vista del 2024. Questo purgatorio, sulla carta, dovrebbe durare ancora un anno e mezzo per Quartararo, fino a fine 2025; ma visto il fermento del mercato piloti, non escludo totalmente che ciò possa cambiare.

Non vedere Fabio nelle condizioni di lottare è un vero peccato, tanto quanto non vedere Marc Márquez nelle prime posizioni (tralasciando l’aspetto tifoseria e limitandomi a quello sportivo). Sostengo tutt’oggi la mia teoria che Quartararo sia, a parità di mezzi, il migliore in pista e spero che, se Yamaha non dovesse accontentarlo ancora, l’eventuale destinazione futura possa consegnargli tra le mani un mezzo degno per giocarsi il mondiale.

Nel frattempo, il suo compagno Franco Morbidelli è stato già scaricato. Un addio che era nell’aria praticamente da un anno per via delle scarse prestazioni dell’italo-brasiliano con la moto ufficiale, in totale controtendenza con quello che Morbidelli è riuscito ad ottenere con la Yamaha M1 privata dell’allora team Petronas (finendo secondo nel mondiale 2020 e davanti anche allo stesso Quartararo).

Ed è qui che il senso di questa bloggata si rafforza ulteriormente. Non tanto nell’addio di Morbidelli, un addio amaro alla Casa giapponese ma divenuto necessario al fronte della totale mancanza di prestazioni vista in certe situazioni (specie dopo l’infortunio al ginocchio sinistro e specie nei confronti del Quartararo migliore, quello visto tra il 2021 ed il 2022), ma nella scelta di non dare una chance ai talenti già nelle proprie fila.

Ciò che accomuna Yamaha MotoGP con la divisione in SBK pare proprio essere l’incapacità di tenersi stretti i propri piloti migliori. Prima che il mercato piloti MotoGP si muovesse, Yamaha nel frattempo aveva già salutato Toprak Razgatlıoğlu, attuale punta di diamante (indiscussa) del team Crescent Pata. Ripetendo il grossolano errore fatto da Kawasaki nel 2019, la Casa dei Tre Diapason ha lasciato andare come se nulla fosse il pilota turco, destinazione BMW.

Aver sottovalutato il talento di Razgatlıoğlu in maniera così evidente penso sia stato un errore madornale e la prova vista a Most durante Gara 2, prima della foratura e del successivo highside mentre era in testa, credo che sia più che sufficiente per ribadire le difficoltà di Yamaha su questo punto.

Ciò che fa ancora più specie è il pensiero che Yamaha abbia fatto di tutto pur di allontanare Toprak dalla propria orbita: il famoso e ben poco convincente test avvenuto a Jerez de la Frontera col pilota di Alanya è stata la pietra tombale sulle speranze di poterlo vedere in MotoGP; speranze che condividevo al 100%.

Una speranza che, forse, anche la stessa Yamaha avrebbe potuto continuare a tenere in vita: per quanto difficoltoso potesse essere, l’adattamento che il #54 avrebbe dovuto affrontare forse sarebbe stato sormontabile come limite col giusto supporto tecnico (mancato nella prova in Andalusia, secondo quanto si vocifera), pur di assegnargli la seconda sella nel team Monster Energy. Come già detto in precedenza, l’addio di Morbidelli era largamente nell’aria e Toprak poteva essere il candidato ideale per correre con la M1. Non è però la prima volta che il mondo della MotoGP snobba i talenti migliori della SBK: qualcuno si ricorda di Jonathan Rea con Honda?

In un momento come questo così difficile per le Case giapponesi, permettersi di fare gli spacconi anche nel trattamento dei piloti può essere un grave errore. Adesso, col rischio che anche Quartararo se ne vada, Yamaha rischia di essersi giocata i due piloti migliori dei rispettivi campionati mondiali in cui corre nel giro di due anni scarsi. Se la discussione su chi sia il migliore in pista in MotoGP può essere molto combattuta, i dubbi sul fatto che “Razga” sia il migliore nelle derivate sono decisamente meno (al netto di quanto dice la classifica ad oggi, col binomio Bautista-Ducati).

Il futuro non si prospetta roseo per i team Yamaha: la squadra factory MotoGP ha compiuto una buona mossa prendendo Álex Rins per il 2024, ma la perdita di “El Diablo” potrebbe essere decisamente più difficile da sanare. Idem in SBK con Toprak, viste le candidature poco entusiasmanti di Aegerter e Gardner.

Fonte immagini: yamaha-racing.com

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