Brembo

MotoGP, Bastianini e Gresini Racing: una realtà da sogno, sperando di non risvegliarsi presto

di Alyoska Costantino
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Pubblicato il 13 Aprile 2022 - 19:17
Tempo di lettura: 5 minuti
ARTICOLO DI ARCHIVIO
MotoGP, Bastianini e Gresini Racing: una realtà da sogno, sperando di non risvegliarsi presto

Due vittorie nelle prime quattro gare, un risultato impensabile per una squadra tornata privata e con un pilota con poca esperienza. Un binomio italiano Bastianini-Gresini di cui gioire.


Le ferite, anche le più gravi, spesso si rimarginano, sia quelle nel fisico che nel morale. Quella che Nadia Padovani, la famiglia Gresini e l’omonimo team hanno dovuto patire a fine 2020 è stata una delle più dolorose che si potranno mai subire, ma è resistendo a questo dolore che si è deciso di proseguire con un sogno, quello nel Motomondiale e nel motociclismo in generale, per far sì che rimanesse una realtà del presente e non un passato sbiadito a cui guardare solo con nostalgia e qualche lacrima sulle guance.

Dividersi da Aprilia col quale si aveva un sodalizio di oltre un lustro, ritornare ad essere un struttura privata, puntare su due piloti molto giovani e con poca esperienza sule spalle in MotoGP, persino chiudere il proprio reparto Moto3 che negli ultimi anni aveva dato le soddisfazioni più grandi. Tutti azzardi per ritrovare la propria identità di squadra sì privata, ma allo stesso tempo unica proprio per questo motivo. In una MotoGP che vede oramai un livellamento di squadre e mezzi sempre maggiore (al limite dell’estremo, con venti moto su ventiquattro in griglia con trattamento factory o semiufficiale), un team che gareggia invece con due moto datate è diventata una strana eccezione, mentre in passato era la logica prassi.

La stranezza si trasforma però in magnificenza quando, anche in queste condizioni di svantaggio, i risultati ottenuti sono quelli visti. In Qatar prima e in Texas poi, la Ducati #23 rosso-celeste di Gresini Racing ha tagliato il traguardo per prima, in seguito a due gare di ritmo convincenti, intelligenti, aggressive, in una parola perfette. Alla guida di suddetta moto c’è quell’Enea Bastianini che già nel 2021 si era fatto vedere con qualche buon piazzamento, ma che in queste prime gare del 2022 è praticamente “l’elefante nella stanza”.

Tra i tanti talenti italiani maturati dalle categorie propedeutiche fino a raggiungere la MotoGP, Enea è forse quello arrivato più in sordina in relazione ai risultati ottenuti, in totale controtendenza con quello che è il suo soprannome, “Bestia”. Un nomignolo che ha rispecchiato, nei suoi primi anni ai massimi livelli, anche il suo modo di correre: veloce ma un po’ troppo spregiudicato ed incline all’errore, che non gli ha mai permesso in Moto3 di lottare seriamente per un mondiale, pur col supporto di team di alto livello.

Una veloce ed improvvisa maturazione l’ha poi portato al titolo mondiale Moto2 con Italtrans (squadra non di primissima fascia) ma nel 2020, annata sempre presa con le pinze per via del campionato limitato dalla pandemia. Sarà forse per questi motivi che è stato mantenuto dello scetticismo in molti appassionati, nell’attesa di vedere che cosa avrebbe fatto nella top class.

Quel che è successo tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, poi, mi lascia ancora esterrefatto. Sapere che ad ottenere una GP22 semiufficiale sia stato Luca Marini, suo rivale in Moto2 ed ex-compagno l’anno precedente e battuto in entrambe le occasioni, mi ha fatto ragionare sull’aspetto meritocratico della MotoGP e del Motomondiale nel complesso, pur considerando tutte le motivazioni e le attenuanti del caso. Vedere il pilota migliore costretto a disputare un intero anno con materiale superato e (teoricamente) inferiore a chi è andato peggio lo trovo un controsenso imbarazzante e che fa perdere di credibilità sia la categoria che la stessa Casa a cui il pilota è legato.

C’è anche chi potrebbe dire che il suo splendido inizio di stagione sia frutto più delle difficoltà altrui che di veri meriti. Tra un team Ducati ufficiale deludente, una Honda già lontana per i due GP di assenza di Márquez, una Yamaha in crisi nera e con un Quartararo con la manina già alzata per salutare, una Suzuki sì costante ma mai esplosiva ed una KTM troppo altalenante, potrebbe sembrare quasi una fortuita coincidenza che la coppia Bastianini-Ducati Gresini sia al momento in testa alla generale piloti.

Ma, dico per i più scettici, di fortuito c’è stato ben poco in questi primi quattro GP. Saper approfittare di un momento di difficoltà degli avversari, seppur breve, è l’ABC del come si deve lottare per un titolo mondiale. Se i big assoluti al momento sono in affanno per questo o quel motivo, la cosa migliore che la “Bestia” può fare insieme alla sua squadra è racimolare più punti possibili in questa fase, nella consapevolezza che più si andrà avanti durante l’anno, più il gap tra le moto nuove e la sua moto vecchia potrebbe crescere. E quale miglior modo se non coi 25 punti della vittoria?

Un po’ come per la Ferrari in F1, la ragione cerca di far rimanere tutti costantemente coi piedi per terra, ma la fantasia comincia a viaggiare sul risultato che si potrebbe raggiungere. Se per il GP del Qatar si immaginava all’exploit, alla sorpresa che arriva una volta durante la stagione per poi non ripetersi più, col secondo successo in quattro gare l’idea che Bastianini possa davvero competere per salire sul tetto del motorsport a due ruote si fa meno remota.

E’ presto per dare una tale fiducia a Bastianini ed al team Gresini? Forse, in fondo le altre due trasferte in Indonesia ed in Argentina non sono state altrettanto brillanti. Ma entrambe le parti hanno dimostrato i propri punti forti: talento e gestione della gara per il pilota, competenza e metodo di lavoro per la squadra. L’arrivo in Europa potrebbe rivelare valori in campo più netti e chiari, perciò l’obiettivo del #23 è di rientrare sempre nel gruppo dei migliori.

Dando un parere estremamente personale, spero che sia così. Vedere “Bestia” e Gresini Racing raggiungere un traguardo simile andrebbe oltre al semplice merito sportivo; sarebbe qualcosa di commovente, di toccante, di cui un appassionato di MotoGP dev’essere fiero di poter vivere in prima persona. Uno di quei momenti che possono far innamorare di questo sport.

Fonte immagine: gresiniracing.com


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