MotoGP | Andrea Iannone e Aprilia sul caso doping: “La sentenza ci ha colpiti”

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di Alyoska Costantino @AlyxF1
1 Aprile 2020 - 21:42
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È di poche ora fa la notizia della sentenza rilasciata dalla Corte Disciplinare Internazionale sul caso di doping colposo riguardante Andrea Iannone, che ha sì riconosciuto l’innocenza del pilota Aprilia ma l’ha anche costretto a una sospensione forzata di ben diciotto mesi, fino al giugno del prossimo anno.

In tutta risposta Andrea Iannone, intervistato a distanza a Sky Sport 24 da Mario Giunta e Guido Meda, ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni, dicendosi sorpreso della sentenza finale: “Questa mattina, quando ho ricevuto questa notizia dall’avvocato Antonio De Rensis devo dire che sono stato sicuramente un po’ colpito perché, se devo essere sincero, per come sono andate le cose non ci aspettavamo di certo una situazione come questa, dei risvolti come questi. Non possiamo fare nient’altro che guardare in modo positivo, perché fondamentalmente è positivo riconoscere la mia innocenza, per noi è una grandissima vittoria anche se fondamentalmente abbiamo perso. Alla fine siamo stati condannati e quindi cercheremo di fare ricorso al TAS nei termini più brevi e capire come tornare il più velocemente possibile in pista. Comunque, in ogni caso, poteva andare sicuramente peggio“.

Alla domanda di Meda su cosa si aspetta dal Tribunale di Arbitrato Sportivo come risposta, Iannone è parso più incerto su cosa rispondere: “Non lo so, vedremo come andranno le cose. Una cosa è certa: questo è sicuramente il primo caso per contaminazione alimentare e noi non abbiamo mai visto, per una contaminazione alimentare, una sospensione, ma sempre una assoluzione. Cercheremo di capire: Antonio (De Rensis, ndr) mi ha trattato come un figlio, ha preso a cuore questa cosa e penso che senza di lui l’esito sarebbe stato completamente diverso”.

Mario Giunta ha poi chiesto a “TheManiac” qualche dettaglio in più sulle ragioni che hanno portato al suo allontanamento forzato dalle corse secondo la Corte, poiché una delle colpe del pilota è quella di non essersi informato sulla carne che ha mangiato al ristorante: “Qui entriamo molto nei dettagli, è una parte molto più tecnica ma comunque ti dico che noi, quando andiamo nei ristoranti, non abbiamo la possibilità di scegliere carne contaminata o non contaminata. Nessuno di noi sa oggi come oggi cosa sta mangiando con certezza. Quindi, in questo caso, secondo me c’è un’incongruenza tra regolamento e ciò che noi viviamo; bisognerà capire in futuro se si riuscirà a trovare un punto d’incontro”.

Il lato più umano di Iannone è venuto fuori nell’ultima parte dell’intervista, in cui ha raccontato il suo stato d’animo durante l’attesa della nuova sentenza: “Sono sincero, difficilmente riesco a mentire: questo periodo per me è stato sicuramente il più duro di tutta la mia vita, molto difficile da accettare ma soprattutto da vivere. Ho pensato di tutto, e quando dico “di tutto” intendo davvero di tutto, e non è stato per niente facile. Ma, in ogni caso, ogni giorno ho trovato la forza per andare avanti e dimostrare al mondo la mia innocenza. Ancora non ce l’abbiamo fatta al 100% ma l’obiettivo è questo. Dopodiché, voglio tornare in moto il prima possibile, per prendermi quello che desidero”.

Il #29 non è l’unico contrario alla sentenza rilasciata. Anche il suo team, la squadra Gresini Aprilia Racing, ha rilasciato un comunicato piuttosto duro contro la FIM e la CDI: “Aprilia Racing prende atto del provvedimento FIM che infligge diciotto mesi di squalifica al pilota Andrea Iannone. Da una prima analisi della sentenza si rileva con soddisfazione come sia stata riconosciuta la totale assenza di dolo e la accidentalità della assunzione di steroidi ammettendo, di fatto, la tesi della contaminazione alimentare, fatto mai accaduto prima. Questo scenario apre nuove possibilità di appello per Andrea Iannone ma rimane lo sconcerto per una pena del tutto incoerente con la ricostruzione contenuta nella sentenza stessa che riconosce nei fatti, pur non assolvendolo, l’innocenza di Andrea Iannone. Nel rispetto dei valori sportivi che da sempre ispirano la sua attività e che non prevedono alcuna tolleranza verso pratiche vietate dai regolamenti, Aprilia Racing ha sempre ribadito la piena fiducia nel suo pilota, lo fa con nuova forza dopo questa sentenza e lo sosterrà nel suo ricorso al TAS”.

A rincarare la dose ci ha pensato l’amministratore delegato del marchio di Noale, Massimo Rivola: “La sentenza ci lascia sconcertati per la pena inflitta ad Andrea ma anche molto soddisfatti nelle sue motivazioni. I giudici hanno riconosciuto la totale buona fede di Andrea e la inconsapevolezza nella assunzione confermando la tesi della contaminazione alimentare. Per questo la pena inflitta non ha alcun senso, alla luce delle motivazioni scritte dagli stessi giudici Andrea avrebbe dovuto essere assolto, come sempre è capitato agli altri atleti contaminati, ma questo quadro ci lascia tante speranze per il ricorso che auspichiamo sia molto veloce. Rivogliamo Andrea in sella alla sua Aprilia RS-GP, saremo al suo fianco fino alla fine di questa vicenda e lo sosterremo nel suo appello”.

Iannone e i suoi avvocati difensori hanno ventuno giorni per presentare appello al Tribunale di Losanna in Svizzera, come sancito dall’articolo 13.7 del Codice Anti-Doping della FIM. Paradossalmente, questo lungo periodo di sosta forzato dell’intero Motomondiale può aiutare Iannone, che potrebbe riuscire a tornare a correre in tempo per il vero inizio della stagione 2020 di MotoGP.

Fonte immagine: Twitter/Aprilia

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