MotoGP | Alex Rins e il rischio di essere un incompiuto

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di Daniele Botticelli @DBDeiman
18 Maggio 2021 - 09:30
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Nella sua carriera Rins è stato autore di troppe cadute che gli sono costate la possibilità di ottenere alcuni ottimi risultati, errori che a lungo andare possono renderlo un’eterna promessa

Nelle sue cinque stagioni in MotoGP Alex Rins si è affermato tra i piloti più veloci del campionato, migliorando le sue prestazioni di pari passo con la Suzuki arrivando al terzo posto raggiunto nel campionato piloti 2020, contribuendo anche alla conquista del campionato a squadre da parte della casa giapponese.

L’inizio della stagione 2021, però, non è stato per Rins sugli stessi livelli della passata stagione, con ben tre zeri consecutivi nelle prime cinque gare, tutti frutto di varie cadute: in Portogallo a sette giri dal termine mentre era in lotta per la vittoria con Fabio Quartararo, in Spagna dopo pochi giri per poi concludere la gara in 20° posizione, mentre in Francia è caduto ben due volte, con la prima scivolata arrivata appena uscito dai box dopo il cambio moto sotto la pioggia di Le Mans, anche in quel caso mentre era saldamente tra i primi.

Queste ultime tre gare hanno visto Rins mandare all’aria la possibilità di ottenere degli ottimi risultati che avrebbero sicuramente migliorato la sua situazione in campionato, ripetendo quanto fatto vedere diverse volte in cui si è ritrovato a mani vuote dopo essersi trovato in queste situazioni, e in una MotoGP così equilibrata e dal livello al vertice così alto questi errori pesano tantissimo.

Con queste continue occasioni a vuoto Rins rischia seriamente di diventare un pilota incompiuto, uno da “vorrei ma non posso” incapace di concretizzare risultati che possono rivelarsi decisivi in una corsa al titolo, esattamente come successo l’anno scorso nella prima delle due gare in Austria quando lo spagnolo, ancora acciaccato dopo l’infortunio patito a Jerez, è caduto dopo un’incredibile rimonta che l’ha portato a lottare per la vittoria contro Andrea Dovizioso, sprecando l’occasione di conquistare un podio e (forse) anche la vittoria, lasciando via libera al suo compagno di squadra Joan Mir per il suo primo podio in carriera che lo ha lanciato verso il titolo mondiale, ribaltando le gerarchie nel box Suzuki imponendosi come prima guida nonostante fosse solamente alla sua seconda stagione in Top Class.

La velocità e il talento di Rins sono fuori discussione, capace saldamente di lottare per podi e vittorie dando il massimo sopperendo anche ad alcune mancanze della sua moto quando se ne presentano come avvenuto al Mugello nel 2019, dove è rimasto costantemente in fondo al gruppo di testa, ma mai capace di impensierire Marquez e le Ducati di Petrucci e Dovizioso per la mancanza di velocità di punta della propria Suzuki in confronto ai suoi avversari, riuscendo in quel caso a massimizzare il tutto tagliando il traguardo in quarta posizione.

Nel complesso Rins è anche un pilota molto costante, ma quei passaggi a vuoto visti in passato e ripetuti quest’anno possono pesare tremendamente in caso di eventuali giudizi generali sul suo valore, accusandolo di avere il “braccino” nonostante sia riuscito ad ottenere le sue prime due vittorie in MotoGP battendo delle leggende viventi come Valentino Rossi e Marc Marquez, rispettivamente ad Austin e Silverstone nel 2019.

Tutto ciò verrà meno se Rins inizierà a concretizzare di più in situazioni come quella vissuta nell’ultima gara a Le Mans, limitando le cadute e portando a casa un risultato anche nel caso in cui non fosse il migliore possibile. Le potenzialità ci sono tutte, sta a lui cercare di invertire questo trend per non diventare un eterno incompiuto.

Immagine: Suzuki MOTOGP – Media Area

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