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Moto3 | Intervista ad Efren Vazquez: “Nel 2014 la mia miglior stagione. E se Honda mi avesse appoggiato…”

di Lorenzo Esposito
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Pubblicato il 28 Settembre 2020 - 19:59
Tempo di lettura: 6 minuti
ARTICOLO DI ARCHIVIO
Moto3 | Intervista ad Efren Vazquez: “Nel 2014 la mia miglior stagione. E se Honda mi avesse appoggiato…”

P300.it ha avuto il piacere di intervistare Efren Vazquez, pilota delle classi 125 e Moto3 per diversi anni ed ora tester KTM. Dall’esperienza con Mahindra al magico 2014, fino al suo presente e futuro con l’academy di sua proprietà, ecco cosa ci ha rivelato.

Efren, hai corso nel motomondiale dal 2007 al 2016 quasi esclusivamente in 125/Moto3, ottenendo due vittorie e diversi podi. Come valuti la tua carriera? Hai qualche rimpianto?
“No, non ho rimpianti. Sono felice di ciò che ho conseguito in questi anni nel Motomondiale, sempre con la determinazione di fare il meglio possibile. Quello che ho fatto è più di quello che sognavo di raggiungere da bambino. È sempre stato un sogno per me, quindi sono felice di com’è andata”.

I momenti più belli della tua carriera?
“Il momento più bello sicuramente è stato il primo podio nel Motomondiale, senza dimenticare la vittoria ad Indianapolis nel 2014, dopo tanti anni di duro lavoro. Ci metto anche il matrimonio con mia moglie, avvenuto proprio in quei giorni”.

Differenze principali fra 125 e Moto3? E quale ti è piaciuta di più?
“La 125 era una moto più difficile di guidare. Dovevi fare davvero attenzione al motore, al cambio di marcia, allo stile di guida, con tante possibilità di settaggio dei rapporti. La Moto3 invece è una moto più semplice e limitata, quasi tutti i piloti andavano e vanno facilmente veloce; spesso la gara era una sorpresa, tanti piloti a battagliare. Più difficile gestire la gara con quella 4 tempi ma più facile da guidare”.

La Moto3 da qualche anno è diventata quasi sempre un “far west”, non solo in qualifica ma anche in gara. Si crea un gruppo di piloti ed è difficile fare selezione, oltre a mettere a rischio loro in primis. Ai tuoi tempi non era così, vero? Il gruppo si sgranava e si restava in quattro-cinque a giocarsela. C’è qualche rimedio al problema secondo te?
“È vero, al momento vediamo tanti piloti che battagliano ed è difficile prevedere cosa può succedere… Nella mia personale esperienza degli ultimi anni eravamo cinque, sei o sette piloti forti e questo faceva sì che il ritmo della gara fosse più veloce, evitando che tutti andassero davanti dopo sei-sette giri. Questa è una cosa che manca ora in Moto3, non c’è un leader. Tutti vanno in Moto2 troppo presto, non c’è un livello top di quattro-cinque piloti che poi farebbero il salto di categoria in futuro. Credo sia il problema segreto”.

Nel 2013 hai corso con Mahindra, un costruttore ancora alle prime armi e con tanta strada da fare. Diversi piazzamenti ed il 9° posto nella classifica finale. Un anno difficile o positivo dal tuo punto di vista?
“Il primo anno con Mahindra è stato un anno veramente positivo e bello, perché abbiamo fatto una moto completamente da zero. In quattro gare siamo stati a giocarcela davanti, un quinto posto come miglior risultato e la prima fila in Australia, anche se in gara il ritmo fu più sostenuto delle prove. In una o due gare potevo fare qualcosa di più, ma è stata comunque un’ottima annata. Per me è stata una grandissima esperienza, anche di sviluppo della moto, che ora mi porta a fare un altro lavoro in veste di tester per la KTM, con la speranza di migliorare costantemente la moto”.

La storia della Mahindra nel Motomondiale si è poi conclusa nel 2017, dopo essere arrivata stabilmente nelle posizioni di testa con piloti come Oliveira e Bagnaia. In cosa ha peccato la Casa indiana nei suoi anni di permanenza?
“Il progetto della Mahindra era davvero buono, ma l’errore per me è stato nella gestione della Mahindra come marca più che nel lavoro sulla moto. C’era la necessità di una persona che avesse esperienza nel mondiale in Europa e ciò è mancato. Tutto ha cominciato ad andare male, sempre peggio. Piloti come Oliveira e Bagnaia l’hanno salvata per qualche anno, ma il progetto dopo il 2013 è stato carente di lavoro”.

La tua stagione migliore?
“Sicuramente il 2014 con il Team RTG, quando conquistai sette podi e due vittorie. Siamo stati lì in lizza fino alle ultime gare del campionato, ma ci è mancata un po’ di fiducia e aiuto da parte di Honda. Non mi hanno mai pienamente appoggiato, volevano che a vincere fosse la squadra ‘ufficiale’ (Estrella Galicia, ndr) anche se a metà stagione ero secondo in classifica dietro a Miller con la KTM. Il resto non era importante per loro e ciò mi è dispiaciuto molto. Magari non avrei vinto, ma sicuramente potevo terminare nei primi tre”.

Al momento ti dedichi alla tua academy personale, per formare e far crescere i giovani talenti. Come sta andando il progetto finora? Ti manca ogni tanto correre in pista con i tuoi colleghi?
“Sì, abbiamo un circuito privato dove lavoriamo con piloti da tutto il mondo per formarli e portarli un giorno a correre nel mondiale. Si lavora bene e c’è sintonia, anche se veniamo spesso da Paesi opposti. Poi continuo con il mio lavoro di test rider per KTM nella Moto3, anche se correre contro gli altri ragazzi mi manca a volte”.

A proposito di colleghi, tu avendo corso per diversi anni hai incontrato tanti piloti sul tuo cammino, molti dei quali sono ancora “nel giro”. Chi ti ha stupito di più durante la tua carriera e perché?
“Molti mi hanno stupito. Uno dei più bravi per me era Miguel Oliveira, molto professionale e giovane, che penso farà strada anche in MotoGP. Anche Fenati è sempre stato forte nel mondiale; lui è una mia scommessa personale per quest’anno in KTM. Mi aspetto che trovi la miglior motivazione dopo la vittoria a Misano e che torni alle posizioni che gli spettano, perché ritengo abbia un talento immenso”.

Fenati, un tema sempre caldo negli ultimi tempi. Tu che lo conosci da vicino, che parere hai di lui? Tra l’altro, la tua prima vittoria ad Indianapolis l’hai ottenuta battendolo in volata…
“Romano è un pilota deciso, ma per me è una bella persona. Penso sia arrivato al mondiale quando era ancora troppo giovane; in quel momento, a 15 anni, aveva bisogno di qualcuno che gli desse fiducia al 100%. Ha ancora un futuro davanti. L’errore di due anni fa è stata una lezione per lui, un evento che l’ha fatto maturare. Spero che la recente vittoria gli dia fiducia e spero di rivedere la migliore versione di Romano Fenati”.

Nella stagione attualmente in corso, chi vedi come favoriti?
“Ovviamente spero che a vincere sia un pilota KTM (ride, ndr). Penso che Arenas sia molto forte, ma se guardiamo la classifica anche Vietti ha molte possibilità di vincere il campionato. Anche Fernandez sta facendo un bel lavoro e potrebbe venir confermato anche per il 2021. Infine occhio a Romano, che è un pilota che quando trova la motivazione sta sempre lì. Manca mezza stagione e con questi distacchi non possiamo dire che sia fuori dalla lotta. Vediamo cosa succederà e speriamo sia un bell’anno per la KTM”.

Ringraziamo Efren Vazquez per la disponibilità e gli auguriamo il meglio per il futuro da tester e da gestore della sua academy.

Immagini: Efren Vazquez Twitter


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