Phillip Island, in termini di spettacolarità delle gare, non ha mai lasciato a bocca asciutta soprattutto quando a correre è la classe leggera, sia che si tratti della Moto3 o che si parli della vecchia 125cc. Ed è proprio con uno sguardo alle vecchie due tempi che la giornata di oggi assume un significato ancora più grande per Lorenzo Dalla Porta. L’italiano proveniente da Prato è stato in testa a lungo per tutta la gara e alla fine ha completato la doppietta vittoria-titolo mondiale, diventando il primo campione azzurro della Moto3 e il primo per la classe leggera del Motomondiale dai tempi di Andrea Dovizioso, nel 2004.
È stato anche sfatato il tabù che vedeva l’Italia mancare il colpo all’iride, dopo quattro stagioni e quattro secondi posti nella generale arrivati dai vari Bastianini, Fenati e Di Giannantonio.
Completa la giornata perfetta del team Leopard il suo compagno di squadra, Marcos Ramírez, che non ha sfruttato granché bene la pole position nei primi giri ed è stato, per quasi tutta la gara, nelle retrovie, fino a che non ha scoperto le proprie carte proprio nel giro finale battendo in volata Albert Arenas. Terzo podio consecutivo per il pilota di “Aspar” Martínez, mentre Tatsuki Suzuki ha masticato amaro un’altra volta mancando il podio come a Motegi. Ritirati illustri Vietti, Masia, Rodrigo ma soprattutto Arón Canet, al terzo giro di gara nel tentativo di chiudere una traiettoria impossibile alla curva intitolata a Mick Doohan.
LA CRONACA
Prima della partenza, giunge la notizia del forfait di Niccolò Antonelli al GP d’Australia: nonostante il via libera dei medici, la spalla lussata e il ritorno effettuato solo la gara scorsa in Giappone hanno convinto il #23 a non disputare questa gara. Il tempo è soleggiato sull’isola australiana ma il vento è più forte rispetto al mattino.
Ramírez scatta perfettamente dalla pole position e lascia sul posto le KTM al suo fianco, con Arenas che passa Canet per la seconda posizione e Romano Fenati che, dall’ottava, ne recupera quattro in un colpo solo all’esterno della Doohan. Il primo contatto multiplo avviene già in curva 2: Suzuki finisce leggermente sull’erba e diventa un ostacolo per gli altri sul tracciato, Binder prova a superarlo all’interno ma è costretto ad allargare la traiettoria per evitare la chiusura dell’anteriore, finendo per colpire e costringere al ritiro Riccardo Rossi.
Il primo giro di Fenati è a dir poco strepitoso, perché anche alle Lukey Heights l’ascolano attacca e sorpassa tre piloti dall’esterno, andando addirittura al comando. Sembra il preludio a un dominio del #55, ma al comando della gara Fenati non riesce a ripetere il ritmo mostrato mentre era nel gruppone, tanto che alla fine del secondo giro viene riassorbito sul rettilineo. E’ adesso che avviene il primo grande colpo di scena della gara: Canet entra molto aggressivo alla Doohan per cercare di non perdere posizioni nel gruppo di testa, ma esagera e perde l’anteriore, finendo nella sabbia e consegnando il mondiale nelle mani di Dalla Porta definitivamente; al #48 basta ora solo un 12° posto per vincere il titolo.
Nonostante un qualsiasi risultato in top ten sia sufficiente, Dalla Porta non demorde e mantiene a lungo la testa della corsa, grazie anche a un’ottima moto preparata al meglio in termini di velocità di punta. Tra i primi spunta Arbolino, che sarebbe oramai l’unico in grado di ritardare la lotta iridata, ma le posizioni sono in continuo mutamento e il gruppone è scatenato. Risalgono come delle furie Darryn Binder e Tatsuki Suzuki, ma al contempo Fenati e Ramírez sprofondano oltre la top ten.
Nonostante il contatto con Rossi, Binder non demorde e si dimostra un po’ troppo aggressivo anche oggi, entrando in contatto con Arbolino due volte (prima alla 2 dall’esterno e poi alla 4 dall’interno), costringendo Tony a recuperare dalla nona posizione, proprio davanti al suo compagno Fenati che sta di nuovo risalendo con alto ritmo. Oltre a Dalla Porta, chi è stabile tra i primi è Arenas, ma qualche giro dopo è Migno ad andare davanti.
Le prime defezioni multiple cominciano a nove giri dal termine, quando López attacca Salač all’Honda Hairpin innescando la caduta del ceco; il pilota di Estrella Galicia dovrà fare il long lap penalty, ma sbaglierà persino l’ingresso e sarà costretto a rifarlo. Poi tocca a Rodrigo abbandonare la corsa alle Lukey Heights, a causa di un contatto con Raul Fernandez (che invece continua la corsa).
Adesso sono Fenati e Dalla Porta davanti, con stili di guida e punti di forza completamente opposti tra i due; Fenati prova prima alla Southern Loop a passarlo ma opta poi per la staccata del tornantino, in cui prende il comando. Alle loro spalle nuovo contatto, stavolta tra Toba e Booth-Amos col giapponese che centra la schiena del pilota del team CIP e Migno che non ha via di scampo.
Siamo all’inizio dell’ultimo giro e Fenati è stato ricacciato indietro, mentre al comando c’è Suzuki. I due si fronteggiano come a Motegi e, sempre come al Twin Ring, è Dalla Porta ad avere la meglio, quando Suzuki perde velocità in uscita dall’Honda Hairpin e diventa vulnerabile all’attacco del #48 all’interno delle Lukey Heights. Dalla Porta va così a vincere davanti a Ramírez, rispuntato dal nulla, e ad Arenas, con Suzuki quarto beffato un’altra volta. C’è stato anche un grosso spavento in uscita dalla curva 10 dell’ultimo giro, con McPhee che ha fatto cadere Vietti e la KTM nera dell’italiano che ha toccato il posteriore di Masia, la cui moto è finita nelle vie di fuga costringendolo all’ennesimo ritiro.
La classifica piloti, risolta la questione del primo posto, avrà come punto nevralgico la lotta per la seconda posizione: il nono posto di Arbolino e l’ennesimo ritiro di Canet hanno permesso al #14 di avvicinarsi ancora al pilota di Max Biaggi (182 a 168). Consolida la posizione anche Ramírez, a soli quattro punti da Arbolino.
Qui i risultati della gara e la classifica piloti aggiornata.
Fonte immagine: leopardracing.com
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