Moto3 e SSP300: in coda dal macellaio

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 5 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
12 Ottobre 2022 - 09:21

Due morti in due anni per questa categoria, a cui si sommano le tragedie delle altre categorie leggere propedeutiche. E’ necessario un cambio di rotta.


La lotta per la vita persa da Victor Steeman, nonostante la sua assoluta determinazione a vivere col sostegno della famiglia, di sicuro riaccenderà discussioni e malumori sulla gestione di una SSP300 che, anno dopo anno, lascia sconcertati non solo per la propria inutilità a livello di crescita propedeutica dei giovanissimi iscritti (e non parlo solo di velocità), ma anche e soprattutto per la propria pericolosità con gare di mucchioni di quindici, venti o anche più piloti.

Dopo le morte di Dean Berta Viñales dello scorso anno in SSP300, a cui sommano quelle di Jason Dupasquier in Moto3 e di Hugo Millán nella European Talent Cup, sempre nell’estate del 2021, il bilancio delle serie leggere ha già abbondantemente superato il drammatico. Ovviamente le categorie lightweight non sono le uniche ad aver fatto fronte a queste tragedie (anche nel BSB abbiamo assistito alla scomparsa di Chrissy Rouse nella top class inglese), ma è evidente che i piloti delle classi leggere corrano maggiori rischi dati proprio dai gruppi compatti e dall’enorme numero di iscritti permessi (problema, quest’ultimo, su cui si è effettivamente lavorato). Non mi stupirebbe se anche nel 2023 sarò costretto a scrivere l’ennesimo necrologio in merito a Moto3 o SSP300.

Sia Viñales che Steeman ci hanno lasciato in seguito ad incidenti nei quali sono stati investiti. E’ un rischio sempre presente, ma accentuato dalla quasi totale impossibilità, data da questa categoria nello specifico, di fare la differenza. Le moto, oltre ad essere succube dell’effetto scia e dipendendone in maniera assoluta, hanno prestazioni fin troppo vicine e la selezione sulla base del ritmo risulta estremamente difficile. Nel 2022 solo in pochi riuscivano nell’ardua impresa, spesso resa inutile dal risucchio della scia nei rettilinei, ed uno di questi era proprio Steeman. Per chi crede nel destino, esso ha saputo essere beffardo anche in quest’occasione.

Anche dopo diversi giri di gara vedere grupponi così compatti è disturbante ed in questi anni, considerando ciò che abbiamo visto in gara, si potrebbe quasi azzardare che siamo stati fortunati ad avere “solo” due decessi in pista nella 300. Risolvere il problema non è facile, ma va fatto per evitare che questa serie motorsportiva diventi più simile ad un mattatoio.

Rivedere alcuni format, come quello di qualifica, è essenziale, ma anche l’aspetto tecnico e comportamentale non va tralasciato, anzi. Sono pronto a scommettere che scene di piloti “al pascolo”, a passo d’uomo alla ricerca di una scia per ottenere qualche decimo in più, le rivedremo già nel 2023 o addirittura già da questo weekend a Phillip Island, nonostante i piloti Moto3 siano sicuramente venuti a conoscenza del fattaccio di Steeman.

Il comportamento delle stesse squadre va a riflettere quello dei piloti sul tracciato; anzi, per certi versi è il team per gran parte responsabile di ciò che il pilota poi fa, mancando di concentrare l’attenzione del proprio protetto sulla crescita e ponendola sull’opportunismo più becero, elaborando strategie sempre più cervellotiche e tristi a cui assistere.

La scena dei meccanici del team Max Racing Husqvarna che volontariamente vanno ad ostacolare Adrian Fernández in uscita dai box per impedirgli di rubare la scia al proprio alfiere ne è un chiaro esempio e, per quanto triste, sono convinto che nei paddock FIM e Dorna ciò non sia un caso isolato.

Come detto, anche le moto stesse sono “colpevoli”: la differenza di prestazioni, anche tra i team più blasonati e quelli più modesti, è così risicata anche per colpa di un regolamento tecnico troppo stringente.

Parlando di modelli di serie, la 300 non ha grandi margini di manovra (ulteriore ragione che fa rimpiangere le vecchie STK1000 e STK600, con mezzi non così scie-dipendenti), ma la Moto3, dal canto proprio, potrebbe e dovrebbe fermare questo processo di continuo congelamento ed omologazione dei componenti a cui sta andando incontro, permettendo uno sviluppo libero delle 250cc che attualmente corrono. Ciò, oltre a ridare margini di manovra a Case e squadre, gioverebbe anche in termini di ingressi dei marchi (ingressi veri, non fittizi come quelli di Husqvarna o GasGas con KTM mascherate) e innalzerebbe il livello della competizione.

Tutte possibilità, tutti discorsi che sono sicuro verranno ignorati da chi sta ai vertici delle categorie. FIM e Dorna Sports vanno alla ricerca di un prodotto il più spettacolare possibile con gare sempre combattute sul filo del rasoio, e se le morti di Dupasquier e Viñales non le ha fermate in questo, non vedo perché quella di Steeman dovrebbe fare la differenza.

Tutti discorsi che, in ogni caso, non ci ridaranno indietro chi abbiamo perso. E i vari slogan buonisti come #WeRaceforJason o #AlwaysOurVictor fanno solo crescere la rabbia verso chi avrebbe potuto fare di più e di meglio per evitare il loro addio.

Tutti discorsi che, se dovessero rimanere solo sulla carta, non serviranno a salvare chi rischieremo di perdere in futuro.

Fonte immagine: worldsbk.com

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