Monza via, ascolti giù, FIA in bambola. Dicevamo che va tutto bene?

Autore: Alessandro Secchi
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Pubblicato il 21 Marzo 2016 - 19:30
Tempo di lettura: 6 minuti
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Monza via, ascolti giù, FIA in bambola. Dicevamo che va tutto bene?
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Piano piano il coperchio della pentola a pressione sta per saltare. Gli agganci non tengono più e manca poco affinché voli via tutto. Le avvisaglie ci sono da tempo ma ora stanno cedendo gli ultimi pezzi. La pantomima di Monza, classico esempio della malgestione italiana degli affari comuni, è più un caso nostro che direttamente correlato all’interesse via via sempre più calante nei confronti della F1.

A malincuore, però, bisogna osservare oggettivamente il costante vuoto di attrazione della categoria (un tempo) regina del motorsport. Lo è nel nome, ma forse non più nei fatti. Da sabato leggo pareri, pensieri, osservazioni e valutazioni da parte di persone di origine, esperienza e conoscenza diversa. Sono quasi tutti concordi nel constatare che la situazione è grave. Pensavo di essere parte di una minoranza: mi sbagliavo.

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“Purtroppo hanno strangolato (stanno strangolando) completamente il senso dell’automobilismo.
Ormai quasi non ci sono più nuovi appassionati e i vecchi pian piano perdono sempre più interesse. Anch’io inevitabilmente, appassionato da sempre, che facevo le nottate con gli amici per i GP di Australia, Giappone e compagnia, ho visto calare un po’ il mio interesse nel seguire la F1. Quest’anno la prima gara è arrivata quasi di sorpresa: mi ero dimenticato che venerdì c’erano le prove. Ormai se mi perdo un GP (mai perso uno dagli anni ’90 fino al 2010) non solo non è una tragedia, ma faccio spallucce.
Credo sia inevitabile se continuerà questo trend e non è una cosa che dico a cuor leggero, perché la F1 l’ho sempre amata profondamente.”

“Il problema non è appassionati che vanno e appassionati che vengono, quando ero ragazzo io a seguire l’automobilismo eravamo come le mosche bianche eppure era una F1 viva, spettacolare con campioni che hanno lasciato il segno. Oggi lo sport è diventato business,ci sono gli sponsor e soprattutto con un canale a pagamento non è soddisfacente seguire certe imprese motoristiche. Si resiste, si segue quel che si può e si chiude un occhio alle troppe manchevolezze che ci sono.”

“il problema è proprio quello: la F1 non è più viva come una volta, ed è il motivo per cui i ragazzini non si appassionano più e perfino gli appassionati della prima ora come me non sono più coinvolti come prima.”

“Per forza è inguardabile, mi sembrano tutti dei robottini”

“Oramai la Formula 1 di anno in anno sta sempre peggiorando, e questo ne è una prova, si pensa solo a denaro e a interessi..”

Cinque messaggi presi a caso dalla nostra pagina Facebook

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I dati sugli ascolti fanno riflettere. Se in Italia, nel 2014, un calo poteva essere giustificato con l’annata tremenda della Ferrari, non è bastato l’arrivo di Vettel a Maranello e il ritorno alla vittoria in tre occasioni nella scorsa stagione per risollevare il morale del pubblico. La gara di Melbourne di ieri ha segnato un altro segno meno rispetto all’anno scorso per le due emittenti che trasmettono nel nostro paese. Non sono serviti i buoni propositi invernali della Rossa per ridare un po’ di slancio all’interesse nemmeno nella prima gara, solitamente tra le più seguite per le novità e per il ritorno all’azione dopo mesi di stop.

La FIA ci mette ovviamente del suo, con delle figuracce in mondovisione che non aiutano a risollevare la situazione ma, se possibile, a peggiorarla. La notizia odierna è che, non contenta di quanto successo sabato, la Federazione valuterà nuovamente, in altri termini, la qualifica ad eliminazione. Insomma, è come rimettersi sui binari del treno dopo esser stati investiti la prima volta. Questo è il risultato di una politica completamente errata che si protrae ormai da tempo. Le regole introdotte nell’ultimo lustro potranno attrarre parte dell’utenza mediatica occasionale, quella che quando non ha niente da fare capita per caso sul canale del Gran Premio e lo segue, ma non potranno mai creare degli appassionati, perché non c’è nulla di cui appassionarsi. E chi si è innamorato della F1 dei bei tempi sta abbandonando la barca. Non biasimo che mi dà del pazzo a passare il weekend senza quasi vedere il letto per seguire tutte le sessioni ed aggiornare il sito, perché probabilmente sono io che ho dei problemi. Capisco benissimo, però, chi molla tutto e si dedica ad altro. E’ totalmente comprensibile.

Un altro dato di cui tenere conto è che nonostante il boom dell’era social negli ultimi cinque anni, fonte meravigliosa di approvigionamento di utenti e visitatori, l’interesse è andato comunque progressivamente calando. Non è quindi neanche questione, per quanto sia assurda, di una qualifica divisa in tre o dell’eliminazione ogni 90 secondi, e credo nemmeno del motore ibrido o aspirato. E’ il concetto di base che non funziona e non attrae, ovvero quello di ricercare lo spettacolo tramite strumenti artificiali, mischiando le carte, rendendo il caos il fattore determinante per i risultati.

C’è ancora chi apprezza tutto questo, chi dice che va tutto bene, che la Formula 1 è comunque lo sport motoristico più seguito, che il DRS è bello e via dicendo. Ma non ci si rende conto che deve il seguito rimasto unicamente al nome che porta. La realtà è ben diversa: gli spettatori nel mondo sono stanchi, le tribune sono vuote nei paesi non tradizionali, gli ascolti perdono punti, e sembra non esserci soluzione per invertire la tendenza. Mancano clamorosamente gli eventi in cui il pubblico poteva avvicinarsi al suo mondo, come i test estivi o anche quelli privati, dove ci si poteva assiepare in qualche modo a bordo pista a seguire i propri beniamini. Manca il contatto vero con i tifosi, sempre più confinati oltre le reti da prezzi folli per seguire anche una singola sessione.

Sono diverse le domande che mi pongo: ai piani alti qualcuno si rende conto di tutto questo? E se sì, perché continua in una direzione totalmente sbagliata? Perché comunque gli introiti arrivano, da una pista o dall’altra, alla faccia delle tradizioni? A questo punto, c’è o no la volontà di migliorare veramente la situazione, o sono solo parole al vento come tante altre?

Non so più cosa pensare: perché se fino a qualche tempo fa delle idee c’erano, a questo punto la rassegnazione inizia a prendere piede. Fortunatamente, su questo lido, parliamo anche di altro, altrimenti sarebbe davvero tutto molto triste.

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