Sono ormai passati due anni da quando, fiero come lo ero stato poche volte in vita mia, pubblicai sul mio profilo Facebook la foto che avevo tanto aspettato. Quella con lo Zio Michael. I miei contatti credo abbiano tirato un sospiro di sollievo. Finalmente c’ero riuscito. Circostanze fortunatissime mi danno la possibilità di provarci, in quella che sospetto essere l’ultima occasione di incontrarlo a Monza. Infatti, il 2012, è il suo ultimo anno. Lo fermo al sabato sera, in quella che calcisticamente si chiama “zona Cesarini”. Utilizzo una tattica ormai sconosciuta, ma che con persone intelligenti, anche se distaccate, funziona sempre. La calma. Lo chiamo a distanza, senza saltargli addosso in preda ad un raptus di follia, chiedendogli se per favore ha 30 secondi per concedermi una foto con lui. Accetta senza alcun problema. Lo scatto è dietro il mio divano, appeso al muro. Quel momento è ancor più fotografato nella mia mente. Era la terza volta che avevo a che fare con lui, e per tre volte era stato cortese. Che fosse in mezzo alla folla o meno, con me si è sempre mostrato al contrario di com’è stato dipinto per anni da alcuni colleghi, avversari, giornalisti, scrittori. Questo mi è sempre bastato per avere di lui un’idea che rimarrà sempre e solo mia, giusta o sbagliata che sia.
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