Monaco 1994 è stata l’anticamera del nuovo ciclo della F1. In quel maggio tragico di 26 anni fa, sulle stradine e nel glamour della cittadina monegasca, il Circus visse uno dei weekend più complicati e carichi di tensione di sempre. Le morti di Roland Ratzenberger e di Ayrton Senna a Imola, oltre a sconvolgere l’intero mondo, non solo sportivo, imposero alla F1 dei cambiamenti che avrebbero di fatto dato il via ad una nuova storia di questo sport.
Il gravissimo incidente di Karl Wendlinger durante le prove del giovedì, alla chicane dopo il tunnel, accelerò il processo di cambiamento che sarebbe iniziato già nello stesso weekend e successivamente nei GP di Spagna, Canada e Germania. Sulla griglia di partenza i piloti, raccolti in un minuto di silenzio con la bandiera che ricordava Ayrton Senna, dimostrarono al mondo la loro unione, per aiutare e rispondere con la loro presenza a tutte le critiche, anche eccessive, rivolte alla F1 subito dopo il GP di San Marino.
Monaco 1994 fu anche la prima volta di Michael Schumacher in pole position, oltre che il primo successo del tedesco sul circuito più glamour e iconico del mondiale. Una gara letteralmente dominata dal futuro campione del mondo, che in quel periodo storico dava l’impressione, insieme alla B194 (complice anche la morte di Senna), di essere totalmente imbattibile.
Monaco 1994 fu anche la McLaren-Peugeot numero 8 di Martin Brundle, splendido secondo grazie anche ad una strategia vincente. Una gara strepitosa, quella del pilota inglese, che unita alla prima fila ottenuta da Mika Hakkinen durante le qualifiche del sabato illuse il binomio McLaren-Peugeot di una competitività che in realtà non arrivò mai nel corso di quella stagione. Oltre al podio di Gerhard Berger (che nei giorni precedenti alla gara pensò anche al ritiro dopo le tragedie di Imola) con la Ferrari, da ricordare anche il 4° e il 6° posto dei compianti Andrea de Cesaris e Michele Alboreto. Una vera e propria prova di classe e tenacia, quella dei due piloti italiani alla guida rispettivamente della Jordan e della Minardi. Fenomenali, e nello stile tipico di Nelson Piquet, i complimenti del brasiliano verso il compagno di tante battaglie: “Dov’è Mandingo, dov’è quel f… di Mandingo? grande gara!”.
Da sottolineare anche le prestazioni delle Footwoork di Christian Fittipaldi (per diversi giri in zona podio) e Gianni Morbidelli, soprattutto in qualifica. La scarsa affidabilità della FA15 non consentì, soprattutto al brasiliano, di coltivare il sogno di un podio che avrebbe avuto del clamoroso e sarebbe stato meritato.
Monaco 1994, dove la F1 cambiò per sempre.
Immagine copertina: Williams
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