Miki Biasion racconta la vittoria al Giro d’Italia Automobilistico 1988 con l’Alfa 75 IMSA

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
30 Novembre 2023 - 17:35
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Quando si parla di “Giro d’Italia” tutti pensano ovviamente alla leggendaria corsa a due ruote di ciclismo che da oltre un secolo percorre le strade della nostra splendida Italia. Al contrario in pochi pensano alle automobili ed in particolare al Giro d’Italia Automobilistico, corsa entrata nella storia del motorsport nostrano e che dal 1901 fino al 2011 ha vissuto di alti e bassi fino alla definitiva cancellazione.

Una gara che ha visto grandi protagonisti del panorama motoristico, nazionale e non, sfidarsi sulle strade e circuiti del nostro paese con mezzi entrati nella storia. L’edizione del 1988, vinta da Miki Biasion, Tiziano Siviero e Riccardo Patrese alla guida dell’Alfa 75 IMSA è una delle più belle del Giro d’Italia Automobilistico ed è lo stesso due volte campione del mondo rally a raccontarcela in questa intervista.

Miki, ci racconti com’è nata la tua partecipazione al Giro del 1988?
“Avevo appena vinto il mio primo titolo mondiale e da diverse settimane giravo l’Europa per le pubbliche relazioni legate alla vittoria del campionato. Ero stanchissimo, non vedevo l’ora che tutto finisse per poter tornare a casa a riposarmi. Mentre mi trovavo in Inghilterra mi chiama Cesare Fiorio per dirmi di partecipare alla gara. Io ero assolutamente in disaccordo, ripeto: ero stanco e soprattutto non ero preparato per affrontarla”.

Continua pure…
“Lui insiste, dicendo che la gestione delle Alfa 75 era affidata a Giorgio Pianta e che anche per il marchio era importante. Chiamo Tiziano, gli spiego la situazione e accettiamo. Però impongo a Fiorio una carta di credito illimitata per i ristoranti. Probabilmente gli siamo costati più di pranzi e cene che di parti di ricambio (ride, ndr)“.

Il primo approccio con l’Alfa 75 come è andato?
“Abbiamo fatto le ricognizioni per tre giorni io e Tiziano con un’Alfa stradale, in modo da prepararci, anche se non in modo eccezionale, alla gara. Andammo anche a Balocco a provare insieme a Giorgio Francia. La nostra fortuna è stata che una volta iniziata la gara abbiamo trovato pioggia e nebbia. Io, soprattutto con queste condizioni, ero molto veloce e questo comunque ci ha aiutato a conoscere ancora meglio la macchina e ad essere davanti anche ad una grande concorrenza, che era composta da piloti del calibro di Cerrato e Loubet, che guidavano anche loro la 75, e Zanussi con la BMW”.

L’Alfa 75 era preparata per il regolamento IMSA, raccontaci qualcosa di più.
“La macchina era eccezionale, un vero mostro. Aveva più cavalli della Lancia che mi aveva permesso di vincere il mondiale rally ed era anche più leggera. Insomma, una macchina da pista. Inoltre aveva la trazione posteriore e da almeno cinque anni non guidavo una vettura con questa configurazione, quindi ho dovuto adattarmi”.

C’è un episodio particolare legato a quella edizione?
“Il freddo, te lo posso garantire. La macchina non era dotata del sistema di riscaldamento e io e Tiziano abbiamo patito un freddo micidiale. Andammo a comprarci dei guanti da sci e dei copricalzoni per combatterlo. Mettemmo anche del nastro adesivo nei radiatori. Posso però dire che ci siamo comunque divertiti parecchio”.

Hai diviso la macchina con Riccardo Patrese…
“Sì, lui la guidava nei circuiti di quella edizione come Misano, Varano e Monza. Abbiamo avuto un ottimo rapporto e ricordo che lui era molto motivato”.

Cosa ricordi dell’affetto del pubblico di quella edizione e perché, secondo te, una manifestazione del genere non ha avuto seguito?
“La gara era davvero amata e soprattutto molto bella da correre. Ricordo la tanta gente e il tanto affetto che mi è stato riservato anche perché avevo vinto il mio primo mondiale. Credo che successivamente non ci sia stata più la volontà di organizzarla. Il gruppo Fiat la sponsorizzava molto e una volta mancato questo tutto, purtroppo, si è concluso”.

Immagini: fcaheritage.com

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