Mika, nostalgia canaglia. E quanto sarebbe stato bello se…

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
7 Ottobre 2018 - 22:13
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Prendi Suzuka, una Mclaren MP4-13 del 1998, il pilota che l’ha portata al titolo mondiale in quella stagione e vai avanti nel tempo di vent’anni. 

Succede così che, tra curve del tracciato che si contende con Spa il primato di miglior location dell’attuale Formula 1 alla faccia dei tilkodromi, si ritorna in un attimo al passato glorioso quando la monoposto viene messa in moto ed il suo alfiere, un po’ più cicciotto dentro al casco, prende la via della pista. 

La pitlane percorsa piano piano, sussurrando magari alla monoposto: “Allora, come va… è un po’ che non ci si vede”. E poi i sensi che ritornano, la confidenza anche, così come la voglia di far sentire a tanti, tantissimi che come al solito sono sugli spalti di Suzuka cosa voleva dire una Formula 1 che girava ai tempi.

https://twitter.com/F1efsane/status/1048614585073319936

Sono passati vent’anni e sembra ieri, lo dice anche lui una volta sceso dalla sua Mclaren, e che Mclaren: semplice, filante, bella, casinista e soprattutto vincente. 

Quel Gran Premio del 1998 fu una delusione per la Ferrari, come oggi: la F300 che si spegne all’inizio del giro di ricognizione, Michael che deve partire dal fondo dopo la pole recuperando come un pazzo, per poi cedere ad una gomma esplosa che chiude i giochi. Il mondiale, il primo di due consecutivi, che finisce nelle mani del finlandese volante.

Rivivrei quei momenti ora, nonostante il risultato, anzi, i risultati di quegli anni: tifo più vero e rispettoso, meno esaltato e di stampo calcistico nell’accezione più brutta del termine. Internet te lo dovevi sudare tecnicamente e guadagnare, se facevi il bravo, sulla bolletta del telefono a 1000 lire all’ora. Non avevo ancora iniziato a scrivere (non ci pensavo ancora minimamente) e mi godevo le gare molto più di adesso, sono sincero.

Vedo il grande Mika portare la sua Mclaren nel futuro e mi chiedo quanto sarebbe stato bello vedere, in questa festa dei trent’anni di Suzuka, anche Michael girare con una delle sue Ferrari. Vederli abbracciarsi da qualche parte nel paddock, magari trovarsi insieme con le rispettive signore (le auto, ovviamente) tra la Spoon e la 130R ed abbozzare un ingarellamento da cinquantenni con ancora l’animo da racer. Tirarsi un’occhiata, fermarsi sulla griglia di partenza e chissà, riprovare l’emozione di una delle tante partenze che li hanno visti appaiati, a Suzuka come in altri posti.

Sì, sto fantasticando, ma è grazie a quegli anni lì che l’immaginazione prende e va da sola. Domani è l’8 ottobre e non scriverò l’ennesimo ricordo di quel giorno del 2000. Per una volta me lo voglio tenere per me, ricordarlo in silenzio, riviverlo privatamente. Perché internet non è tutto e, a volte, è bello tenersi dentro le emozioni.

Immagine: Twitter/@no07t_suzuki

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