Mick dal vivo, gli anni che passano

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
13 Novembre 2015 - 21:40
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Se ieri qualcuno mi avesse chiesto “Cosa fai di bello oggi?”, avrei potuto candidamente rispondere “Vado a vedere Schumacher a Monza”. Per poi specificare ovviamente, prima di essere portato alla neurodeliri, che effettivamente ieri uno Schumacher in pista c’è stato eccome.

Il battesimo di Mick con la pista dove papà Michael ha vinto cinque volte è avvenuto su una monoposto di F4 rossa (del team Prema) con il numero 1 sul musetto. Quanto basta per accendere gli animi nei nostalgici tifosi di Michael e chiamare a raccolta anche i media. Come sappiamo c’era, a visionarlo, anche l’ingegner Baldisserri, a suo tempo al fianco di Michael in rosso.

Ma questo non deve voler dire niente. Il fatto che Mick sia stato a Maranello ad inizio settimana non può e non deve significare nulla, almeno per il momento. Piuttosto, quello a cui il ragazzo deve pensare è la sua seconda stagione in F4. Il test, di due giorni (io ho assistito solo ieri) è andato tutto sommato bene, con il miglior tempo di categoria nella seconda giornata. L’ho visto in Ascari e in prima variante, e mi è sembrato abbastanza deciso in frenata e nel saltare sui cordoli. Ovvio, sono impressioni totalmente superficiali da prendere con le pinze.

E’ evidentemente ovvio che le aspettative, per uno che di cognome fa Schumacher e al quale i genitori hanno dato un nome che somiglia a quello del padre, siano di base alte. Ma non è assolutamente scontato il fatto che queste aspettative debbano essere rispettate. Il cognome può fare qualcosa ma non tutto. Al suo primo anno in F4 tedesca, Mick è giunto decimo in classifica generale, terzo in quella relativa ai rookie. Vuol dire tutto e niente. Se la parentela può essere un vantaggio nell’aprire delle porte in ambito motorsport, ci sono due fattori da tenere in considerazione sul futuro di Mick.

Prima di tutto, qualsiasi suo risultato sarà confrontato vita-natural-durante con quelli ottenuti dal papà. Il problema grosso, in questo, è che il papà ha vinto 91 gare in Formula 1, mica bruscolini. Voglio fare un esempio: ipotizzando (con voli di fantasia estremamente forzati) che Mick un giorno dovesse arrivare in F1 e conquistare che ne so, 4 mondiali e una cinquantina di vittorie, qualcuno sarebbe capace di dire che non vale un’unghia del padre. Sotto questo aspetto, non la vedo molto bene ad essere sincero, anche perché non è scontato che arrivi in F1 e che la sua carriera decolli.

Altro fattore molto importante. Il papà non può seguirlo. Non può consigliarlo e controllare i suoi passi come faceva nei primi anni del kart, quando era sempre alle sue spalle e ne curava i primi giri. Immagino che la famiglia gli abbia affiancato qualcuno di fidato per assisterlo, ma non è e non sarà comunque la stessa cosa. Inoltre, non deve essere facile correre con un papà in difficoltà. Ma questo vale per chiunque abbia un proprio caro in condizioni difficili.

Rimane un fatto puramente emozionale. Al di là dei discorsi teorici, tecnici e pratici, mi ha fatto un certo effetto vederlo girare. Per certi versi mi ha fatto sentire un po’ più vecchio, perché ricordo le prime vittorie di Michael quando aveva 23/24 anni, lui ancora non era nato e non era ancora nemmeno nei progetti. Il fatto che Michael l’abbia tenuto rigorosamente protetto dai media fino a quando ne è stato in grado ha contribuito a oscurarne l’esistenza fino a qualche anno fa, quando comunque Mick girava sotto cognome della madre.

Nell’ultimo anno e mezzo il ragazzo si è svelato con nome e cognome veri, ed è ormai riconoscibile e riconosciuto. Non ancora famoso, ma si ha consapevolezza della sua esistenza. A questo punto sta a lui giocarsi le sue carte, e a noi non aspettarci niente e non mettergli pressione addosso. Cosa che, comunque, inevitabilmente capiterà. E lì dovrà essere in grado di sopportarla.

Insomma, una strada tutta in salita. Come tutte quelle dei “figli di”, che oltre a dover dimostrare di provare vera passione e non di ereditarla per inerzia, devono anche portare risultati per non essere sminuiti.

Per ora, mi tengo l’emozione. Se arriveranno un giorno anche i risultati, sarà tanto di guadagnato, e sarà ancora meglio.

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