Metti una Monza di notte…

di Alessandro Secchi
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Pubblicato il 3 Aprile 2017 - 10:00
Tempo di lettura: 2 minuti
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Metti una Monza di notte…
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Sabato, ore 20.30, Monza.

Villa Reale? No. Centro storico? Nemmeno. Variante Ascari. Ma come, ti sei perso? No, assolutamente: lampi nel buio. Quelli del cielo, sì, ma soprattutto quelli del WEC. Giù dal Serraglio arrivano fasci di luce che dividono la nebbiolina e sollevano litri d’acqua. Entrano in Ascari e l’abbaglio lascia il posto a numeri, fiancate, riconoscibilità del mezzo. Porsche, Toyota, Ferrari, Aston Martin, Ford. 

Il sabato notte di Monza, per una volta, è questo: i prototipi del WEC girano per l’Autodromo in piena sera, oscurata maggiormente dalle nubi e dalla pioggia. Dopo un primo scroscio, un secondo. Sei già scappato dalla prima variante, vuoi scappare anche da qui? Mai: te le vuoi godere fino alla fine, quelle luci e quelle urla nella notte. Un’asciugata con la felpa alla reflex e via, a tentare di immortalarne almeno una bene, di quelle macchine che vedi poche volte e che ti lasciano come un bambino fermo ad ammirarle.

L’Alpine #36 esce dall’Ascari e lascia dietro di sè, così come le sue colleghe a quattro ruote, una scia d’acqua illuminata dai led rossi, intermittenti e velocissimi. Loro e i fari anteriori, bianchissimi, accecanti, sono l’unica fonte di luce anche per chi è in tribuna. Quando non passa nessuno, è il buio assoluto. Voci, tante, che come te spezzano il silenzio in attesa di un nuovo lampo. Arriva quello del cielo, ne arriva un altro, ma non è quello che stai aspettando. Passa un attimo ed eccolo, il bagliore che si scorge in lontananza e compare dal ponte del Serraglio. Bianchissimo, veloce anche sull’acqua: è la Regina, la 919 Hybrid che mostra fiera l’1 illuminato sulla fiancata e un pallino rosso. Quello che distingue la prima vettura in classifica tra le LMP1. Regina anche di notte.

Ore 21. Tutto finito. Adesso, al buio, devi scendere dalla tribuna e tornare verso la macchina. Si accendono i led dei cellulari e si lascia l’Ascari alle spalle. Piedi bagnati dentro scarpe zuppe, zaino in spalla, pioggia che non smette. Ma chi se ne frega: hai visto qualcosa di unico.

“Che hai fatto sabato sera?”. “Sono stato a Monza…”, ma vai a pensare a tutto questo.

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