Messico 1990: quando la Leyton House non si qualificò per la gara

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
25 Ottobre 2018 - 13:00
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Può una vettura di Formula 1 non qualificarsi con entrambi i piloti in una gara e 15 giorni dopo salire sul podio rischiando addirittura di vincere? Se la vettura in questione è la Leyton House CG90 evidentemente sì, perché ad inizio estate 1990 capitò esattamente questo.

Ovviamente tutti ricordano la splendida gara di Ivan Capelli al Paul Ricard, con il secondo posto alle spalle di Alain Prost con la Ferrari e davanti alla McLaren di Ayrton Senna, entrata nella storia di questo sport. Paradossalmente, quel risultato clamoroso non sarebbe arrivato senza la mancata qualificazione dello stesso Capelli, e del suo compagno di squadra Gugelmin, nel GP del Messico.

La CG901 è l’ultima Leyton House progettata da quel genio che di nome fa Adrian e cognome Newey. Una vettura estrema, curatissima in ogni dettaglio ed esteticamente bellissima, con l’iconica colorazione azzurro-verde entrata nell’immaginario collettivo degli appassionati più “sfegatati” di questo sport. C’è un problema e anche piuttosto serio; la macchina non va e i risultati sono scadenti. I piloti, nonostante una notevole ricerca aerodinamica da parte di Newey, lamentano uno scarso grip, unito alle dimensioni ridottissime dell’abitacolo che li costringe ad una guida molto faticosa.

Sul vecchio circuito del Messico, quello con la mitica curva Peraltada e la sezione centrale fatta di curve e controcurve per intenderci, arriva uno dei week-end più difficili nella storia del team. La pista messicana in quegli anni era caratterizzata da un asfalto particolarmente sconnesso e di difficile interpretazione per i piloti, al fine di trovare un ottimale assetto delle vetture.

Capelli e Gugelmin, nonostante il tanto impegno sin dalle libere del venerdì, non sono mai in grado di lottare per la qualifica, alle prese con una macchina che non ne vuole sapere di stare in strada. Vengono provati diversi tipi di set-up senza però trovare niente che possa migliorare la situazione. Il fondo viene toccato il sabato mattina quando Gugelmin, in preda alla disperazione, prova due vetture settate nella stessa maniera riscontrandone però comportamenti totalmente diversi in pista. Alla fine delle prove il brasiliano, a causa delle elevate vibrazioni ripercosse sul volante, si ritrova con delle vere e proprie piaghe alle mani.

Capelli non va oltre il tempo di 1’21”544 precedendo Gugelmin di un decimo di secondo, quando sarebbero bastati pochi millesimi per ottenere la qualificazione (ultimo tempo quello di Lehto con la Onyx, in 1’21″519). Anche le velocità di punta sul lungo rettilineo del traguardo sono un disastro, con il V8 Judd si spinge “solamente” ai 282 km/h quando la massima di Berger è di 306 km/h.

Un risultato che di fatto costa il posto ad Adrian Newey, il quale di lì a poco si accaserà alla Williams contribuendo al ciclo vincente di inizio anni ’90 del team inglese. Newey sarà sostituito da quel Gustav Brunner, ex Ferrari, che con poche (ma semplici) modifiche permetterà alla Leyton House di ritornare ad essere piuttosto competitiva già dai test di Silverstone, in preparazione alla magica gara del Paul Ricard.

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