Sei mesi dopo: soddisfazioni e momenti da ricordare

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Tempo di lettura: 5 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
10 Novembre 2016 - 10:00
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Farsi leggere in Italia è difficile: lo è sul Web e lo è soprattutto per quanto riguarda i libri. Lo è se si ha un nome conosciuto, figuriamoci per chi non va oltre i confini di uno dei milioni di blog presenti su Internet. 

Avrei potuto chiamarlo “Il mio Michael Schumacher”, oppure “Il mio Schumacher”: insomma, avrei potuto mettere per intero il suo cognome nel titolo in millemila modi, pur di enfatizzarlo. Mi sono limitato a uno “Schumi” in piccolo nel sottotitolo, ma ho deciso di intitolare il libro così come ho sempre parlato di Michael con tutti quelli che mi conoscono: chiamandolo per nome. Come se fosse uno di casa, uno di famiglia, della mia personale famiglia. Nella quale non esistono vincoli di parentela ma vincoli di affetto, emozioni e ricordi che vanno al di là del nome o del legame di sangue.

Avrei potuto prendere il PDF del libro ed inviarlo a cinque, dieci, quindici editori nella speranza che qualcuno leggesse il testo. In questo modo avrei potuto fregarmene di copertine, impaginazioni, marchi nelle foto per i quali contattare Mercedes, Ferrari e altri venticinque colossi per avere una semplice approvazione alla loro pubblicazione, perdendo due mesi di tempo.

Niente di tutto questo. Ho voluto che il libro uscisse rispecchiandomi così come lo avevo pensato, scritto e confezionato: con la struttura che volevo, i contenuti che volevo, la copertina che volevo: rigorosamente non rossa, contraria a molti che hanno avuto da ridire senza però conoscere e capire il senso del libro. Non ho voluto interferenze, ho semplicemente seguito le mie regole per portare a compimento un lavoro durato un anno, che mi ha riportato indietro nel tempo, e mi ha dato modo di rivedere decine di gare, ripercorrendo la carriera di Michael e anche i miei anni più giovani. Un po’ la zappa sui piedi me la sono data, perché poi tornare al presente non è che sia stato facilissimo.

schermata-del-2016-11-09-23-50-20Sei mesi dopo la pubblicazione del cartaceo e viste le premesse di pubblicazione, il risultato è semplicemente inimmaginabile. Così come è difficile farsi leggere, è anche difficile avere poi un riscontro: nonostante questo il numero di recensioni, indipendentemente dal loro grado, è ben più alto di quanto potessi ipotizzare, anche rispetto ad altri libri ben più quotati (che ho anche letto, tra l’altro). Il fatto che il livello sia anche alto è un motivo d’orgoglio in più. Ma non è solo questo ad avermi lasciato basito in questi mesi: ciò che mi ha colpito maggiormente è stato scoprire di aver vissuto anni senza mai il piacere di una soddisfazione seria dal punto di vista personale: eccezion fatta per la moglie, s’intende, e non si tratta una sviolinata a caso.

Da quando il libro è stato pubblicato ho capito, nonostante l’esperienza pregressa (tra una cosa e l’altra sono giunto a sei anni e mezzo di presenza sul Web), che scrivere è ciò che mi rende più soddisfazioni di qualsiasi altra attività. Ho scoperto che alcuni compagni di lunga data, gli stessi che ai tempi della scuola dovevano sorbirsi il mio posterone della F1-2000 da un metro e mezzo appeso in classe, hanno preso il libro. Ci sono persone che mi hanno scritto per avere una copia autografata sulla fiducia, cosa che io reputo ad ora totalmente esagerata: voglio dire, magari poi lo leggi e non ti piace… che te ne fai della firma?!

In tanti, più o meno della mia generazione, mi hanno scritto per dirmi che si sono ritrovati non tanto nel periodo storico della F1 raccontata nei diversi capitoli, ma in altre situazioni o per altri dettagli che li hanno fatti tornare al passato con la memoria. Giochi, eventi, particolari. Ho anche saputo che alcuni giornalisti (veri) hanno seguito tutto l’iter pre e post pubblicazione, e questo mi ha fatto molto piacere. Ed è stato bello e interessante consegnarne personalmente delle copie ad alcuni, scambiare delle impressioni e parlare di una passione comune senza distinzione tra professionista e semplice appassionato. Soprattutto, per me è stato importantissimo incontrare Sabine Kehm due settimane fa, portarla a conoscenza del libro e condividere con lei la mia totale (per quanto conti, ovviamente) solidarietà con la scelta della famiglia di mantenere blindate le informazioni su Michael.

Infine, è stato inusuale essere riconosciuti in autodromo (mi è capitato a Monza) non sapere cosa dire e quasi balbettare imbarazzati. Insomma: l’esperienza di questo libro, nelle sue fasi più nascoste così come in tutto ciò che sta seguendo, è stata ed è semplicemente fantastica. E ne vado orgoglioso come forse mai mi è capitato prima, perché so con quanto impegno ci ho lavorato, rischiando anche un po’ dato l’argomento particolare, per quanto a me caro. C’è anche chi mi ha scritto in privato per darmi dello sciacallo: va bene tutto, a patto che poi non si corra a condividere sui Social le panzane che si trovano in giro sulla salute di Michael, però. Qualcuno si è chiesto se verrà tradotto: si sta lavorando alla parte inglese ma ci vorrà un po’ di tempo: le pagine non sono proprio poche.

Voglio ringraziare ancora una volta chi è stato prezioso in diverse fasi della realizzazione: le persone che hanno letto il libro prima della pubblicazione, che mi hanno dato un loro parere sincero o mi hanno fornito alcuni spunti per migliorare e rendere più completo il tutto. Chiunque si riconosca tra queste, sappia che è stato importante. 

Non sono uno che solitamente chiede qualcosa: non troverete recensioni del libro su altri siti a meno che non siano gli stessi a volerne parlare. A chi ha già terminato la lettura o la sta terminando, chiedo solo di lasciarmi un feedback, con qualsiasi strumento: che sia Amazon, una mail o un piccione viaggiatore, per me è importante avere un riscontro. In questa pagina sono raccolte tutte quelle ricevute fino ad ora.

Grazie ancora a tutti!

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