Mercedes, Ferrari e Red Bull: lezioni di moralità non credibili e dove trovarle

di Alessandro Secchi
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Pubblicato il 30 Ottobre 2022 - 15:44
Tempo di lettura: 4 minuti
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Mercedes, Ferrari e Red Bull: lezioni di moralità non credibili e dove trovarle

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Il mese del Budget Cap è quello del richiamo alla trasparenza tra Red Bull, Ferrari e Mercedes. Eppure…

La vicenda Budget Cap che ha contraddistinto l’ultimo mese della Formula 1 è solo l’ultima di una serie di eventi che nella storia hanno portato a polemiche bibliche.

Se c’è una cosa che fa sorridere in tutta questa storia è il candore con cui i principali accusatori di Red Bull hanno manifestato non tanto il loro disappunto – che da un punto di vista tecnico ci può anche stare – quanto il loro interesse per la trasparenza e la chiarezza “per la credibilità della F1”.

Il punto è che queste dichiarazioni, prettamente di facciata, possono essere digerite facilmente se la memoria non va oltre i cinque anni. In questo, il nuovo pubblico della F1 è parzialmente giustificato. Se però andiamo un po’ più in là, e bastano meno di dieci anni, ecco che le lezioni di moralità e i principi di trasparenza vengono un po’ meno.

Partendo dal presupposto che nessuno in F1 è un santo e tutti cercano di trovare il vantaggio dove e quando possono, Mercedes sarà sempre ricordata, oltre che per essere il team che ha battuto quasi tutti i record, per essere anche quello che ha conosciuto prima di tutto l’introduzione dell’ibrido e che, nel 2013, ha sfruttato un test segreto di 1000 chilometri a Barcellona tra i GP di Spagna e Monaco. Prove in cui sono scesi in pista i piloti ufficiali (Hamilton e Rosberg) e nei quali è stata utilizzata la monoposto dell’anno in corso, la W04. Un vero e proprio test in-season ma da soli.

Un test in palese violazione delle regole sportive che venne sanzionato con una reprimenda e l’esclusione dalla successiva sessione per i rookie, ma ormai il danno era fatto. Da Monaco in poi, la Mercedes avrebbe cambiato passo conquistando tre vittorie nelle cinque successive gare e finendo seconda nel campionato costruttori alle spalle dell’incontrastabile Red Bull di fine stagione. Il tutto dopo tre anni deludentissimi e con l’arma ibrida pronta ad essere schierata con largo anticipo sulla concorrenza.

Senza scomodare cerchi forati dalla “illegalità limitata”, DAS e via dicendo, è evidente come dalle parti di Brackley non manchino gli scheletri negli armadi.

Il grafico delle prestazioni in qualifica della Ferrari nel 2019 lascia intendere il grande step fatto dalla Rossa nel corso dell’estate di quell’anno (ovvero in un periodo di fermo), tra i GP d’Ungheria e del Belgio. Da Spa-Francorchamps in poi arrivarono tre vittorie di fila, due per Leclerc (Spa e Monza) e una per Vettel, l’ultima della carriera, a Singapore. Uno step sul quale aleggia ancora un mistero, eccezion fatta per le voci che sin dai tempi circolano e dall’accordo segreto stipulato con la FIA all’inizio del 2020.

Formalmente ed ufficialmente non è successo nulla, ma la consecutività del grafico prestazionale, dell’introduzione di un secondo flussometro a controllo casuale del flusso di carburante e del tonfo della Power Unit 2020 rispetto a quella oggetto dell’accordo lascia intendere che qualcosa ci sia stato. La richiesta di mantenere segreto il tutto è un altro punto a sfavore dello stesso concetto di trasparenza chiamato in causa nel caso Budget Cap, ove le intenzioni di “Non sforare l’anno prossimo per una questione di reputazione” e “perché noi vogliamo rimanere legali” restano frasi che coincidono poco o nulla con quanto successo nel passato.

A sua volta Red Bull è più volte finita nell’occhio del ciclone per aver sfruttato le zone grigie del regolamento dal punto di vista aerodinamico. Potendo fare affidamento sul mago Adrian Newey, nel corso degli anni varie soluzioni del Team di Milton Keynes sono state contestate. In particolare si ricordano le numerose polemiche sul fenomeno degli scarichi soffiati in rilascio nel 2011 o sullo studio della flessibilità delle ali, che hanno costretto più volte il reparto tecnico della FIA ad irrigidire i test statici o introdurre altri tipi di limitazioni. Insomma, chi più ne ha più ne metta.

Ed evitiamo di parlare di McLaren e della Spy Story…

Le lezioni di moralità in F1, alla fine, lasciano il tempo che trovano. Di zone grigie, angoli nascosti, veri segreti è talmente pieno che non possiamo neanche immaginarlo. Se però ci si appella alla trasparenza è importante essere certi di essersi comportati in modo impeccabile in passato. Cosa di cui, evidentemente, non tutti possono fregiarsi.

Immagine: ANSA

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