Mclaren e Alonso: il punto più triste della storia

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
6 Luglio 2015 - 11:00
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Di certo la Mclaren e Alonso non immaginavano di essere, a questo punto, in questa situazione. L’immagine di copertina è indicativa di quello che ormai succede a Woking. Se non è la vettura a fermarsi ogni due per tre, è la iella a metterci lo zampino. Anche questa volta, nonostante il tocco ci sia stato veramente rispetto a Zeltweg, Alonso è l’incolpevole esecutore della sentenza che mette fuori gioco il compagno Jenson Button. Che, forse, assistendo alla straziante gara di Alonso avrà pensato che è andata bene così.

Si perché la gara dello spagnolo non può essere definita né eroica, né da impresa. Ma solo uno strazio per un bicampione del mondo che, tornato alla casa dello scandalo anno 2007 per portare a termine quella che diceva essere una missione, deve confidare in sette ritiri per riuscire a portare a casa un misero punto con una vettura che definire scandalosa è ancora un complimento sublime.

Due Lotus, due Toro Rosso, una Sauber prima del via, la Mclaren del compagno. Escluse le due Manor, che non si rompono al contrario della MP4-30 ma al traguardo ci arrivano anche se con giri di ritardo (ricordiamo in che condizioni hanno iniziato la stagione?), almeno le prime quattro vetture citate sarebbero giunte al traguardo agevolmente di fronte a quella dello spagnolo.

Lo scherzo del destino di un risultato simile è che arriva proprio nella gara di casa, di fronte a tifosi che ricordano i fasti di un tempo di una squadra storica, inabissata in un oceano che pare senza fondale. Da qui alla fine dell’anno, i soliti cambiamenti regolamentari che vengono approvati in corso d’anno, potrebbero anche regalare (esagerando) una Power Unit nuova ad ogni gran premio a Fernando a Jenson. Ma non servirebbe comunque. Perché non c’è modo di farla funzionare senza incorrere in qualche problema serio.

Honda è indifendibile, in questo momento. Al netto di un telaio che non può essere di suo a livello dei migliori (non lo era nel 2014 con la PU Mercedes), i giapponesi hanno da lavorare duramente non tanto per salvare questa stagione, ormai largamente da cancellare dalla storia, ma per presentarsi in condizioni decenti nella prossima. E inizio a nutrire seri dubbi che anche nel 2016 i due ex campioni del mondo possano smuoversi dal fondo griglia.

Perché ricordiamoci che questa Honda non è erede di quella della fine degli anni 80 e inizio 90, ma di quella che nel 2007 e 2008 lasciava Jenson più o meno nelle stesse posizioni insieme a Barrichello. Almeno però, ai tempi, le gare si finivano.

Magra, magrissima consolazione.

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