Max Mosley: “La F1 non è più una competizione sana”

F1Regolamento
Tempo di lettura: 2 minuti
di Alessandra Leoni @herroyalblues
28 Ottobre 2014 - 11:45
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Si prosegue con le previsioni nefaste per il 2015, per quanto riguarda i team che si schiereranno in griglia nel 2015 – e questa volta la previsione è di Max Mosley, ex-presidente della FIA.

Per quanto sia stato discutibile come presidente, negli ultimi anni di presidenza alla FIA aveva spinto i team ad accettare un “tetto massimo di spesa” (budget cap), per evitare che i grandi team, con grandi risorse economiche per tutta la stagione, siano nettamente superiori ai team più piccoli e con meno risorse, con la conseguenza che poi i team più piccoli spariscano dalla griglia. Quello che sta rischiando di accadere proprio nel 2015 – con Marussia, Caterham già costrette a saltare il Gran Premio degli USA e con ogni probabilità anche quello del Brasile; la Sauber non sembra navigare in acque altrettanto buone e anche la Force India ha avuto qualche problema finanziario, seppur di minore entità rispetto agli altri team.

Questo tetto di spesa massima è stato respinto, vietando di fatto ad altri tre team di entrare in F1 a partire dal 2010.

“La F1 non è più una competizione sana ed equa” ha commentato Max Mosley “Il problema è che i grandi team hanno più soldi di Caterham e Marussia. Alla fine, era destino che andasse così, per quei due team… E non è detto che siano gli ultimi”. “Da un punto di vista sportivo, dovrebbero spartirsi i soldi in maniera più equa, per poi permettere ai team di prendersi tutti gli sponsor che vogliono. Ovviamente, la Ferrari si prenderà sempre più sponsor della Marussia, ma se di base tutti avessero la stessa quantità di soldi, si partirebbe dallo stesso punto di partenza, soprattutto se ci fosse un tetto di spesa massimo per tutti” ha aggiunto.

Ha anche osservato che questi nuovi motori saranno anche “più verdi”, ma di certo non sono economici: “Sono a favore di questi propulsori ‘più verdi’, l’errore che è stato fatto è stato di non dire ai costruttori di spendere pure nella ricerca, e di non dare un costo massimo di vendita dei propulsori, per esempio tre, quattro milioni, anziché i quindici, venti milioni che credo chiedano adesso” ha osservato.

 

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