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Massa e il titolo 2008. Ha ragione o no?

di Alessandro Secchi
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Pubblicato il 19 Agosto 2023 - 21:00
Tempo di lettura: 3 minuti
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Massa e il titolo 2008. Ha ragione o no?

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Massa ha sguinzagliato gli avvocati per chiedere giustizia dopo 15 anni dal titolo perso nel 2008. Ma ne vale la pena?

Una delle notizie della settimana è sicuramente quella riguardante Felipe Massa e il mandato ai suoi avvocati di chiedere giustizia per i fatti del 2008, con il mondiale deciso all’ultima gara ad Interlagos ma, soprattutto, dalla tragicomica Singapore.

L’argomento è spinoso e verte su diversi ambiti tra cui quello morale, quello sportivo, quello legale e regolamentare. La domanda fondamentale è: Massa ha ragione o no nel chiedere giustizia?

Se parliamo dal punto di vista morale, è evidente come Felipe dopo quindici anni non abbia ancora digerito l’esito di quel mondiale. E, se ci mettiamo nei suoi panni, potremmo anche definirlo un sentimento comprensibile. Perdere un mondiale per un punto all’ultima gara e con una grande ombra come quella di Singapore darebbe fastidio a tutti.

Di certo non hanno aiutato le dichiarazioni di Ecclestone (che Bernie, adesso, sta ritrattando) sul fatto che lui e il compianto Presidente della FIA Mosley fossero a conoscenza già nel 2008 dell’incidente volontario di Piquet Jr. Ed è stata questa la molla a dare il via a tutto il discorso legale.

Un’altra domanda da porsi è: quale giustizia sta cercando Massa? Perché nella lettera vista dalla Reuters si parla di lui come del vero Campione 2008. Su questo credo sia necessario fissare un punto, ovvero che è altamente improbabile vedere ribaltata una classifica iridata dopo 15 stagioni (ma anche dopo una).

Le sanzioni che dovevano essere applicate ai tempi per chi ha sbagliato sono state effettivamente comminate, benché siano poi state entrambe temporanee sia per Pat Symonds (bannato per cinque anni) che per Flavio Briatore, riammesso dopo essere stato bannato a vita. Rivedere una classifica creerebbe un domino inarrestabile di revisioni su qualsiasi titolo, un qualcosa di non gestibile.

Dal punto di vista sportivo, inoltre, l’incidente di Piquet non è strettamente collegato al risultato della gara di Massa. Se ne potrebbe parlare se il pilota della Renault avesse fisicamente messo fuori gara la Ferrari, colpendola di proposito. Ma l’esito del comico pit stop della Rossa è indipendente da quanto successo: il bocchettone si sarebbe potuto incastrare anche più avanti nel corso della gara in condizioni normali, così come l’errore del semaforo si sarebbe potuto verificare a prescindere dalla situazione.

Insomma, sostenere che il pit tragico della Ferrari sia stato diretta conseguenza dell’incidente è molto, molto difficile. Provarlo sarebbe ancora più ostico. Quale compensazione potrebbe quindi ottenere il brasiliano? Ammesso che venga riconosciuto un danno effettivo nei suoi confronti, l’unico risarcimento possibile sembra essere di tipo monetario, cosa che comunque non lenirebbe dopo tutti questi anni lo scoramento per quanto successo.

Vale la pena, quindi, chiedere giustizia? La risposta è soggettiva, sia chiaro. Ma cosa cambierebbe nel sentirsi dire “Sì, hai ragione, ma la classifica non si tocca”? Il portafoglio potrebbe essere più gonfio, certo, ma qualsiasi cifra non potrà comunque compensare quel punto di differenza ad Interlagos.

Immagine: ANSA

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