Macchine diverse, tra ovvietà e complotti

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
11 Agosto 2023 - 11:45
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“Tizio e Caio hanno due macchine diverse” è una frase che in Formula 1 torna ciclicamente a farsi sentire. Ma è davvero così?!

Uno dei grandi misteri della Formula 1 è legato ai discorsi riguardanti le macchine diverse all’interno dei team. Si tratta di una discussione che ciclicamente torna di moda per animare momenti morti o per instillare qualche dubbio complottista, specialmente quando all’interno dello stesso team la differenza di prestazioni è prepotentemente in favore di uno dei due piloti.

Dall’anno scorso l’argomento si è riproposto nel parallelo tra Verstappen e Pérez, ma la questione secondo me è più generale e va analizzata per gradi.

Partiamo dal presupposto che, di base, due monoposto anche dello stesso team proprio uguali non lo saranno mai. Non tanto perché a Pippo si monta la centralina d’oro e Pluto quella di legno, ma per tutta una serie di motivi. Ad esempio lo stato delle componenti della Power Unit: vent’anni fa il problema non si poneva perché, praticamente ad ogni sessione, si montava un motore nuovo.

Oggi, con le Power Unit ibride che devono macinare migliaia di chilometri, un motore fresco e uno con già sette gare sulle spalle possono (e devono) essere gestiti in modo diverso. Vi ricordate la super rimonta di Hamilton nella Sprint del Brasile 2021? Ecco, al di là del recupero va anche menzionato che quell’unità era nuova e, oltretutto, doveva resistere quattro GP e non otto. Non a caso – questo è verificabile anche dagli onboard – diversi avversari furono affiancati ancora prima delle zone DRS. E la differenza con Bottas, inevitabilmente, divenne ancora più evidente.

Non è scontato, quindi, che due monoposto odierne si trovino in pari con gli elementi utilizzati e con la loro gestione, soprattutto man mano che il mondiale va avanti. C’è poi un altro discorso, legato semplicemente agli stili di guida. Per quanto due piloti possano avere stili simili, nessuno guida allo stesso modo di un altro e il setup rispecchierà questo scenario.

Altro elemento che può aver senso citare, soprattutto in un periodo di Budget Cap, sono danni e stress su componenti varie (ali, telaio, fondi), che devono durare necessariamente di più rispetto a prima. Quindi, per ricapitolare, ci sono X motivi per cui due macchine anche dello stesso team difficilmente sono uguali già nel normale corso del mondiale.

A tutto questo calderone, infine, aggiungiamo l’appoggio politico, lo chiamo così, nei confronti di un pilota rispetto ad un altro. E qui è dove solitamente si instilla il dubbio per puntare il dito verso una presunta mancanza di sportività nei confronti di un pilota rispetto ad un altro. Certo, parlando con gli addetti ai lavori aneddoti di piloti “poco considerati” se ne sentono, ma qui la situazione è rovesciata se si racconta, senza prove, che volontariamente un Pérez sia rallentato nei confronti di un Verstappen.

Anche qui c’è un presupposto da cui partire: in quale mondo sarebbe giustificabile un appoggio totale al secondo pilota rispetto al primo con questo in pista? Nel 1999 fu necessaria una gamba fratturata di Schumacher per portare le attenzioni della Ferrari su Irvine, ma ve l’immaginate la Rossa puntare tutto sull’irlandese dal 1996? Oppure la Red Bull su Pérez dal 2021 in avanti?

Come dicevo ieri sulla questione DRS, mi pare che spesso questi discorsi vengano chiamati in causa più per convenienza che altro, per gettare una specie di ombra su un pilota e sul team quando, in realtà, le differenze di prestazioni sono sufficienti a giustificare i tempi sul giro e la scelta di puntare su uno dei due a prescindere.

A dimostrazione di questo, nessuno lamenta una disparità di trattamento tra Alonso e Stroll, con lo spagnolo che sta letteralmente polverizzando il compagno. Così come nessuno lamentava che Bottas venisse sabotato in Mercedes per far emergere Hamilton. Che non aveva onestamente bisogno di favori (pagliacciata della Russia 2018 a parte) dato che Valtteri non si è mai dimostrato al livello di Rosberg, neanche quando la Mercedes volava tra 2019 e 2020. E, sempre restando in Mercedes, nessuno ha parlato di come Russell quest’anno stia rendendo meno ipotizzando favoritismi nei confronti del compagno.

I Team di Formula 1 sono aziende con l’obiettivo di vincere e operano per raggiungere quel traguardo. In un contesto come quello attuale, personalmente credo che la miglior tattica sia quella di avere gerarchie chiare soprattutto se le prestazioni e le battaglie sono ravvicinate. Certo, con una Red Bull così (o con una Mercedes di inizio era ibrida) avere due piloti fortissimi non mette il team di fronte al rischio di perdere i titoli ma solo di dover dirimere lotte interne.

Ma le dicerie sulle monoposto diverse sono, spesso, voli pindarici per non ammettere che c’è chi va semplicemente più forte. E, infatti, saltano fuori solo per alcuni.

Immagine: Media Red Bull

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