Lorenzo, da rosso Ducati a rosso… di rabbia

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
11 Aprile 2017 - 09:00
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Alzi la mano chi pensava, durante l’inverno, che Jorge Lorenzo dopo due gare si sarebbe ritrovato con un 11esimo posto e uno zero in classifica. E alzi la mano chi pensava che lo stesso Jorge Lorenzo avrebbe potuto da subito vincere con la Ducati.

Ovviamente parlare con il senno di poi è sempre facile, ma dopo due GP la situazione in casa Ducati sponda 99 inizia a diventare complicata. Dopo il week-end del Qatar e quello in Argentina possiamo tirare le prime considerazioni sul binomio Lorenzo-Ducati.

Jorge non sembra essere a suo agio con la Ducati, lo dicono i suoi movimenti, il linguaggio del suo corpo e soprattutto le prestazioni in pista. Passare da una moto come la M1 che guidava sui “binari” alla GP17 richiede sicuramente un periodo di adattamento che però, per caratura del pilota ma soprattutto per qualità della moto attuale, dovrebbe essere finito.

E invece il week-end in Argentina è stato disastroso soprattutto a livello di testa, e sappiamo tutti che sotto questo aspetto molto probabilmente Lorenzo è quello più “debole” di tutti. Guidare una Ducati significa che tu, pilota, devi da subito adattarti alla moto, e non il contrario. Uno stile di guida rotondo e pulito come quello di Lorenzo contrasta enormemente con la natura della moto di Borgo Panigale, nonostante il lavoro enorme fatto dall’ingegner Dall’Igna.

Per essere onesti la Ducati, finita l’era Rossi, è riuscita a programmare il proprio futuro tecnico grazie al rinnovamento della squadra corse, alla bontà di un pilota come Andrea Dovizioso e anche agli “aiuti” che la FIM le ha dato con le concessioni Open degli anni scorsi. Lorenzo si trova in una situazione nettamente migliore rispetto a quella di Rossi, oppure dello stesso Dovizioso nel 2013. Il suo inizio di campionato, oltre a essere peggiore rispetto a quello di Vale e Dovi, è addirittura inferiore a quello di Melandri, che sulla Ducati ha vissuto la stagione peggiore della carriera.

Il vantaggio di Jorge, soprattutto agli occhi di molti tifosi, è quello di non chiamarsi Rossi. Se al suo posto ci fosse ora il pilota di Tavullia, le critiche e gli insulti pioverebbero come un temporale d’estate. La differenza più evidente tra i due in questi primi GP è l’approccio: Rossi non aveva mai perso la pazienza, almeno pubblicamente, nonostante il confronto continuo con Stoner (che continua ad essere un fantasma che a Borgo Panigale fa più male che bene), lavorando nello sviluppo della moto nonostante i tanti errori, soprattutto tecnici, commessi.

Lorenzo invece sembra avergliela già “data su” e il video dell’incidente in Argentina è eloquente. Chissà cosa staranno pensando i fanatici di Borgo Panigale, dopo aver visto la loro creatura trattata come un sacco di patate. Qualche anno fa i forum sarebbero scoppiati di insulti, ora invece?

L’uniformità di giudizio dovrebbe esserci sempre, indipendentemente da quello che un pilota ha fatto o detto nella propria carriera. Ma soprattutto i confronti dovrebbero essere fatti tenendo conto delle varie epoche in cui gli eventi si sono svolti, e non a piacere solo per sostenere una propria tesi.

Lorenzo ha detto che il suo mondiale inizierà ad Austin e forse sarà davvero così, anche se abbiamo visto che il livello di questa stagione è tremendamente alto. Ovviamente, per lo spettacolo, la MotoGP ha bisogno di ritrovare da subito il miglior Jorge Lorenzo.

Immagini: internet (per segnalare il copyright info@passionea300allora.it)

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