Lo strapotere Honda degli anni ’90: la NSR 500 bicilindrica e la pole al debutto

Storia
Tempo di lettura: 3 minuti
di Federico Benedusi @federicob95
1 Aprile 2020 - 17:00
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Gli ultimi anni della classe 500cc, quelli delle prestazioni mostruose di moto che avevano raggiunto quasi 1,5 di rapporto potenza-peso, sono segnati dalla ricerca di innovazioni in grado di garantire risultati di eccellenza anche uscendo dallo “standard”, che ormai aveva raggiunto un livello di perfezione quasi totale.

L’esperimento più noto è quello delle moto bicilindriche. A livello regolamentare, le mezzo litro dotate di propulsore a due cilindri erano tenute a rispettare un peso minimo inferiore di 25 chilogrammi rispetto alle quattro cilindri che dominavano la categoria da anni, potendo contare quindi su una migliore maneggevolezza per compensare il difetto di potenza.

Questo compromesso è ciò che porta Aprilia a lanciarsi anche nella categoria regina partendo dal progetto della sua 250cc, moto che stava finalmente iniziando ad imporsi nella mezzo litro dopo qualche anno di difficile adattamento. Nel 1994 nasce quindi la RSW-2, moto che addirittura non presenta nemmeno una cilindrata “piena” fino al modello del 1999. I risultati della bicilindrica di Noale non sono molto convincenti, ma nel 1996 ad ampliare il campo delle V2 arriva nientemeno che Honda.

A seguito degli incidenti che avevano messo fine alle carriere di Wayne Rainey e Kevin Schwantz tra il 1993 e il 1995, Honda era diventata la Casa dominante della classe 500cc grazie anche ad un fenomenale Michael Doohan. Fino al 1995 l’impegno dell’Ala Dorata si era concentrato pienamente sulla NSR V4, moto presente in pista in cinque esemplari e totalmente dominante rispetto a Yamaha e Suzuki.

Nel 1996 arriva la NSR V-Twin, moto spinta da un V2 capace di sprigionare circa 135 cavalli contro i circa 185 della sorella maggiore, potendo però contare su un peso inferiore.

Il piano di Honda è quello di ampliare il suo parco di clienti mettendo a disposizione una moto competitiva ma a prezzo più accessibile, fattore che peraltro contribuirà a migliorare il livello prestazionale della categoria stessa a scapito delle ormai datate ROC e Harris spinte da motori Yamaha.

Il debutto della NSR V2, avvenuto esattamente 24 anni fa, è a dir poco entusiasmante. La pista è quella di Shah Alam in Malesia, caratterizzata da molti tratti guidati dove la maneggevolezza del nuovo bolide di Tokyo può fare la differenza. Tadayuki Okada, al debutto in 500cc, conquista in questo modo la sua prima pole in carriera, staccando di quasi sette decimi la V4 clienti di Luca Cadalora e di un secondo il campione del mondo Doohan.

La gara non è altrettanto fortunata, poiché sia Okada che Shinichi Itoh finiscono a terra, ma la stagione nel suo complesso si rivela essere molto positiva: Okada termina infatti settimo con tre podi all’attivo a Jerez, Imola e Phillip Island.

Pur restando sempre un passo indietro rispetto alla più potente V4, la bicilindrica continua a togliersi soddisfazioni anche nel 1997, con altri quattro podi e la quinta piazza di Takuma Aoki in campionato, e nel 1998, quando la V2 ufficiale viene affidata ad un Sete Gibernau capace di concludere il mondiale davanti alla V4 ufficiale del deludente John Kocinski.

Lo sviluppo della V2 da parte di HRC termina dopo il Gran Premio di Spagna del 1999: Gibernau conclude al terzo posto a Jerez e dal successivo Gran Premio di Francia si guadagna la moto lasciata libera dall’infortunato Doohan, mentre le bicilindriche restano ai soli privati fino alla fine della stagione 2001.

Anche se non è mai riuscita davvero ad imporsi nella classe regina, la NSR V2 è l’ennesimo segno dello strapotere assoluto di Honda degli anni ’90. Un dominio che parte dall’ingegneria e va oltre le statistiche. Una superiorità che verrà poi confermata anche nei primi anni della nuova MotoGP, grazie ad un altro capolavoro come la RC211V.

Immagine copertina: JesSanSan Twitter

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