Lo scozzese volante, assente da dieci anni

di Alyoska Costantino
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Pubblicato il 15 Settembre 2017 - 09:00
Tempo di lettura: 5 minuti
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Lo scozzese volante, assente da dieci anni

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In tutti gli sport, motoristici e non, le figure che hanno fatto breccia nel cuore dei tifosi sia per le prestazioni, ma anche per la simpatia e il carattere mostrato davanti alle telecamere e con un microfono in mano sono innumerevoli. C’è chi di carisma ne ha avuto da vendere fin dai suoi esordi, come Valentino Rossi, chi punta più sull’essere un “antipersonaggio” come Kimi Raikkonen, chi si batteva come un leone in pista e fuori come Nigel Mansell (e il suo soprannome, il “Leone d’Inghilterra”, non è a caso) e chi invece forse ha peccato su questo punto di vista dimostrandosi forse anche troppo introverso, come il mio idolo Max Biaggi. Ma nella lista dei personaggi che hanno conquistato più folle in delirio non può mancare il nome di un pilota in particolare, scomparso dieci anni fa in un tragico incidente in elicottero a Lanark, a pochi chilometri da casa sua. Incidente che ha portato via anche il figlio di cinque anni, Johnny.

Colin McRae per me era sinonimo di rally, di fuoristrada e di corse su sterrato e neve. Un po’ come Valentino Rossi e il motociclismo: per me, all’età di dieci anni, una cosa non poteva esistere, o resistere, senza l’altra. Non seguivo nemmeno il campionato mondiale rally, se non molto sporadicamente, ma in qualche maniera la figura di Colin è riuscita a farsi conoscere attraversando anche quella barriera, quasi invalicabile, costituita dalla conoscenza o dall’interesse per uno sport. Lo fece in un modo che, oggigiorno, potrebbe sembrare quasi un’ultima spiaggia pur di far parlare di sé, ma alla fine degli anni ’90 fu un vero colpo di genio: attribuendo il suo nome a un videogioco, “Colin McRae Rally”, classe 1998 per Playstation.

Custodisco ancora gelosamente quella jewel box impolverata, con il suo CD completamente nero all’interno, segnato anch’esso dall’età. Non meno del seguito, “Colin McRae Rally 2.0”, ancor più incredibile e spettacolare. Spolpai anche questo capolavoro sulla vecchia PSX dei miei cugini. Nonostante questo però, la sua scomparsa, per quanto triste, non mi lasciò interdetto. A dieci anni McRae non era ancora, per me, un idolo indimenticabile come Schumacher o Rossi… era più “un tipo curioso”, che appariva di tanto in tanto in riviste motoristiche, modellini di auto da rally e via dicendo.

Solo tempo dopo, quando fui più interessato dal panorama rallystico, conobbi ciò di cui era capace, e soprattutto i tanti soprannomi datigli col tempo: “Colin McCrash”, “l’azzardo che stupisce”, “lo scozzese volante”. Tutte nomee che per un non conoscitore del suo modo di guidare potrebbero sembrare esagerate, ma non per Colin. Ogni corsa da disputare, che fosse ancora in lotta per il titolo o che il mezzo fosse inferiore alla concorrenza, doveva essere svolta al 120% per McRae, zero discussioni su questo. E il suo slogan, “If you’re in doubt, flat out!” è la sintesi perfetta della sua filosofia.

Ai tempi venne criticato esageratamente per questo suo modo di fare, oggigiorno forse sarebbe stato esaltato ancora di più come vero pilota al limite, in un’epoca in cui portare a casa la macchina senza prendere rischi è la prassi. Con il suo talento e la sua spregiudicatezza, Colin ha reso l’immagine del Gruppo A degli anni ’90, pesantemente criticato dai puristi delle vecchie Gruppo B, molto più apprezzabile e per certi versi anche più iconica. Quella Subaru Impreza 555 che spiccava salti, con lui al volante, nei rally più importanti al mondo oramai non è più una comune auto da rally, ma è un monumento da rispettare. A livello di record e numeri Colin non ha lasciato un’impronta indelebile ma la sua figura, tra gli anni ’90 e i primi anni 2000, ha illuminato il tunnel del WRC e del panorama rally in generale, che a fine anni ’80 invece pareva, per i più scettici, morto e sepolto.

Un titolo mondiale, 25 vittorie, tante battaglie, mille ricordi. Coloro che sono stati suoi avversari in quegli anni, come Sainz, Makkinen, Auriol, Gronholm e Burns, hanno vinto quanto e più dello scozzese, ma da alcuni di questi l’ex “McCrash” viene riconosciuto tuttora come uno dei piloti più forti con cui hanno dovuto gareggiare e battagliare. Tutto questo, unito a ciò che avete letto poco prima, fa capire come la sua scomparsa mi abbia fatto sì male, ma solo dopo aver scoperto tutto questo. Quando ho capito cosa ha perso il mondo con la sua scomparsa, allora sì che sono rimasto davvero dispiaciuto. Una fetta del mondo rally che rimarrà sì nei nostri cuori, ma che ci mancherà comunque nelle vite di tutti i giorni.

Io non credo al paradiso o all’inferno ma se davvero esistesse il primo, allora sicuramente anche lì Colin starebbe meravigliando qualcuno con le sue sbandate, i suoi salti e, chiaramente, con i suoi spettacolari incidenti.

Fonte immagine: Internet (per segnalare il copyright, info@passionea300allora.com)

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