Verstappen viene fischiato e criticato ad Austin, ma è una scena nota nel tempo e figlia anche del comportamento dei media
Succede che ad Austin viene registrato un episodio spiacevole ed enfatizzato da molti media. Ovvero Verstappen viene accolto da una bordata di fischi e al grido di “cheater” (imbroglione) mentre si trova sul palco insieme Sergio Pérez in uno dei tanti eventi di contorno del GP degli Stati Uniti. Il video da cui è nato tutto è questo:
Ora: la cosa ha preso piede ed è stata discussa, criticata, condannata da appassionati e da tanti media nella giornata di ieri. C’è però, come al solito, un velo di ipocrisia attorno a questo episodio, mista anche ad un certo finto buonismo che spesso si percepisce a chilometri di distanza.
Partiamo da un presupposto: i fischi ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Li ha presi Verstappen come li hanno presi tantissimi altri piloti nella storia: Alonso ai tempi della Renault, Schumacher da alcuni tifosi Ferrari ai tempi della Mercedes, Vettel ai tempi della Red Bull, Hamilton negli ultimi anni. Sul fatto che sia moralmente giusto o meno se ne può discutere quanto si vuole. Ma il concetto stesso di tifo prevede anche, per quanto possa non piacere nel mondo del (finto) politically correct sparato ai quattro venti, che ci sia l’espressione delle critiche; con la speranza che questa sia comunque ristretta entro certi limiti, evidentemente. Qui non si stanno giustificando atti dimostrativi e deficienti quali il bruciare magliette i cappellini: meglio chiarirlo subito.
Pensare, però, che su oltre 400.000 persone che si presentano ad un weekend di gara il 100% di queste sia figlia di un’educazione ineccepibile ed appassionata prima che tifosa è altrettanto utopistico. Non si può pretendere che tutti siano rispettosi alla lettera quando si parla di tifo, da qualsiasi parte la si voglia vedere e con qualsiasi sport. Il politically correct è un bel movimento di facciata che su queste storie non dovrebbe essere chiamato in causa.
Nel caso specifico di Verstappen, l’olandese è stato fischiato pesantemente con un vero e proprio boato anche sul podio di Monza, dopo la fine discussa della gara dietro Safety Car. Quindi, se ieri era un “cheater”, in Italia (quando la questione Budget Cap non era ancora esplosa) era comunque un pilota da fischiare per tutta una serie di motivi dall’aver rubato la gara alla Ferrari all’essere il pilota che ha comunque scippato, per una gran parte del tifo, il mondiale nel 2021.
La mia personalissima opinione è che il fischio e la disapprovazione, per quanto fastidiosi, facciano parte del gioco finché rientrano come ho già detto nei limiti del gioco stesso. Peraltro non vedo soluzione affinché questa pratica della critica “pacifica” finisca. Non credo basti chiedere agli ingressi “Vero che non ti metti a fischiare i piloti?”.
Trovo invece abbastanza ipocrite le stigmatizzazioni da parte degli stessi media che, a qualsiasi latitudine, da un anno a questa parte non fanno altro che aizzare le folle. I “cheater”, ad esempio, nascono anche da come è stato raccontato il Budget Cap da un mese a questa parte. E, a raccontarlo, non sono di certo i tifosi che stanno al di là delle reti. Quindi va bene denunciare quattro scemi che danno dell’imbroglione ad un pilota, ma sarebbe anche giusto chiedersi perché sono arrivati a questo e, magari, guardarsi allo specchio. Che, una volta ogni tanto, non fa di certo male.
Immagine: Media Red Bull
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