L’idiozia tafazzesca dei track limits

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
30 Giugno 2023 - 19:15
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Ogni anno, in Austria, la stessa storia. Si finisce a parlare dei track limits e questi, puntualmente, diventano l’argomento del weekend.

Ora, abbiamo appena visto delle qualifiche al Red Bull Ring martoriate da tempi cancellati: penso a Pérez, riuscito nell’impresa di farsi eliminare dal Q2 a furia di vedersi i tempi eliminati, tre per la precisione. Eppure ci sono tante cose che non funzionano con questo sistema, ridicolo in generale, controproducente oltremodo, senza senso nello specifico.

C’è un primo dato di fatto abbastanza inconfutabile in questa storia. Non siamo più ad inizio anni ’90 quando bastava piegare la testa per vedere dove appoggiavano le ruote anteriori. Ormai da anni, ora ancor di più con le gomme da 18″, chi è in abitacolo ha pochissima visibilità di fronte a sé e, da mezza ruota in giù, non vede nulla, non sa dove si sta mettendo. Difficile da far capire a chi non è mai entrato in abitacolo, ma gli addetti ai lavori questa dinamica dovrebbero conoscerla quando stilano i regolamenti.

Se ricordate, negli scorsi mesi si è parlato anche delle difficoltà a posizionarsi nelle caselle in griglia di partenza. Il motivo è semplice: da dentro l’abitacolo non si vede niente. Se è difficile posizionarsi da fermi come puoi pretendere che un pilota sappia giudicare, in curve prese a 250 all’ora, se è un centimetro più a sinistra o più a destra rispetto ad una riga bianca? Ma per favore…

Secondo: se vuoi i track limits li metti ovunque e su tutte le piste, non solo dove “pensi” che un pilota possa trarre vantaggio. In curva 1 (immagine sopra) si può andare fuori pista – ovvero con le quattro ruote oltre la riga bianca – e non succede nulla. Sarà perché c’è il salsicciotto giallo? Eppure sempre fuori pista si è e, tecnicamente, in torto.

Terzo punto: parlando di spettacolo, quella sopra è la lista dei tempi cancellati in qualifica. Per quanto mi riguarda, vedere continuamente tempi cancellati è ridicolo ed è un segnale che qualcosa va rivisto. Da quando le vie di fuga sono state asfaltate questo problema si ripropone ciclicamente, ma è diretta conseguenza della diversa gestione degli spazi oltre la pista.

Se oltre al cordolo ci fosse un limite fisico – come la ghiaia – al posto di un sensore, non ci sarebbe alcun problema. Ovviamente è impossibile chiedere che si torni indietro così come non è fattibile, soprattutto nelle piste condivise con le moto (altro problema), avere anche solo una striscia di ghiaia di un paio di metri oltre il limite che non dovrebbe essere superato.

Dato che la soluzione più logica non può essere seguita, bisogna trovare una via di mezzo. E questa via di mezzo potrebbe essere, semplicemente, spostare i sensori un po’ più in là, ovvero permettere un margine di 40/50 cm oltre la riga bianca come nella foto più in alto. Perché non è possibile, tutte le volte, dover rivedere i replay al centimetro manco fossimo nel tennis con l’occhio di falco.

Oppure, incredibilmente, basterebbe semplicemente toglierli, questi maledetti track limits. Tutti si adeguerebbero ad un “loro” limite tra il guadagno e la perdita di tempo, perché andare larghi ad un certo punto diventa controproducente sul cronometro. Ci sarebbero meno problemi, meno polemiche, meno tempi cancellati e uno spettacolo decisamente più godibile.

È così difficile? Intanto aspettiamo la qualifica per la Sprint…

Immagine: Red Bull Media

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