Libri | “Asfalto”, l’autobiografia di un pilota normale

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
24 Aprile 2020 - 10:40
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Ai nostri occhi, i piloti protagonisti nei più grandi campionati del mondo sono dei veri e propri eroi che si cimentano in una sfida assai rischiosa come correre a oltre 300 km/h sui tracciati più belli e difficili del mondo. A maggior ragione quando si parla di campionati a due ruote, quando le sfide sono fatte a colpi di staccate da urlo, traversi, a volte anche spallate e toccate, su mezzi che di certo non stanno in piedi da soli. E’ questo che rende, per noi, questi soggetti fenomenali.

Andrea Dovizioso, nel suo libro Asfalto, non si descrive e di certo non viene descritto come un soggetto fenomenale, tutt’altro. La premessa di questa sua autobiografia, pubblicata da Mondadori nel maggio del 2018 e aggiornata proprio all’inizio di quella stagione di Motomondiale, parla di un pilota e soprattutto un uomo ordinario, pure al limite della banalità negli aspetti della sua vita. E’ quello che contraddistingue il #04, sia il suo punto forte che il suo più grande difetto, soprattutto quando si parla di prestazioni in pista.

E’ la realtà del mondo delle corse. O vinci e diventi un personaggio, una maschera applicata sopra il proprio volto, o passi nell’anonimato. E’ quello che è successo e che in qualche modo succede tutt’oggi col pilota di Forlì, che lo stesso Luca Cadalora, ex-campione della 250cc, descrisse come “dello stesso colore dell’asfalto”, da cui deriva il titolo del libro. Una macchia di grigio scuro, un numero, ecco come il “Dovi” si vedeva e veniva descritto. Non era né un perdente su tutti i fronti né un vincente; era nel mezzo, nel posto forse più sbagliato possibile.

Questa sua visione cambierà nel corso del tempo, ma sempre con una costante: l’essere normale. Nel suo racconto di 221 pagine Dovizioso ci svelerà, e scoprirà lui stesso, che le regole di questo “gioco”, quello di un mondo sportivo che non aspetta nessuno, non possono essere cambiate e ci si deve adeguare, cosa che ha fatto lui accettando tutto ciò e dimostrando, non tramite le lamentele ma i risultati di quel periodo, di poter essere eccezionale nella sua normalità.

Il suo primo aneddoto risale al Gran Premio della Malesia del 2016, a Sepang. E’ il giorno della sua prima vittoria in Ducati, la prima dopo oltre sette anni da quella ottenuta, sempre sotto la pioggia, a Donington Park con la Honda. In mezzo a quelle due giornate, 26 luglio 2009 e 30 ottobre 2016, tante le storie amare e i rospi ancor più indigesti da ingoiare per l’italiano, soprattutto durante la propria carriera quando si trattava di scelte. L’uomo apparentemente freddo si emoziona durante il suo ultimo giro in testa, in un pianto liberatorio all’interno del casco che, in qualche modo, lo “sbloccherà”. Dovizioso è arrivato… anzi, c’è sempre stato, ma adesso è entrato nel vivo.

Da qui, il viaggio retrospettivo del pilota andrà sempre più nel dettaglio, dalle prime esperienze con le minimoto fino alla lotta iridata del 2017, passando per il mondiale nella 125cc, la rivalità con Lorenzo e l’Aprilia in 250cc e anche i periodi Honda e Ducati pre-Dall’Igna. Il protagonista del libro si sofferma anche sulla sua preparazione fisica e mentale, messa a punto sin da quando aveva diciassette anni per arrivare poi alla mappatura di neuroni suggerita dal suo manager, Simone Battistella, e operata da Eugenio Lizama.

I principali simboli che contraddistinguono Dovizioso sono i due cavalli, quello bianco e quello nero, forse ispirati dal mito del carro e della biga alata, con il cavallo bianco che rappresenta la ragione, le idee e i sentimenti spirituali, mentre quello nero è segno di sensorialità, percezione, in qualche modo anche più disposta a rischiare. Il ducatista riconosce, in sé stesso, tale dicotomia, che va a formare il Dovizioso “intero”. Dicotomia di cui parla in maniera assai appassionante in uno degli ultimi capitoli del libro (il preferito dello scrivente, ndr), relativo al racconto del Gran Premio d’Italia 2017, una gara che, poche ore prima, non era nemmeno intenzionato a correre per un’intossicazione alimentare.

Per non soffermarci troppo sui contenuti del libro, concludiamo consigliandovi l’acquisto e la lettura, nonostante ci sia qualche discrepanza anche tra qualche evento raccontato e la realtà dei fatti, come qualche risultato di gara. E’ il libro giusto per chi vuole conoscere cosa c’è oltre al bellissimo spettacolo che vediamo accendendo il televisore, cosa c’è oltre alle battaglie decantate nel primo paragrafo. Ma soprattutto è una lettura consigliata proprio per il protagonista, che ha deciso di raccontarci la sua carriera senza girare troppo intorno a diverse questioni, senza eccessivi fronzoli o mezze misure.


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Sono Alyoska Costantino, per gli amici Aly. Ed è da quando avevo 6 anni che ho cominciato a vedere in televisione auto e motociclette sfrecciare a 300 km/h sui circuiti più belli di sempre. Weekend dopo weekend aumento la mia affinità col Motorsport, magari anche con categorie nuove da scoprire, specialmente con le due ruote che stanno diventando il mio pane. Pronto a dirvi le mie opinioni e ascoltare le vostre.

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