Brembo

Lewis, verso quota sette

di Alessandro Secchi
alexsecchi83 alexsecchi83
Pubblicato il 4 Novembre 2019 - 13:59
Tempo di lettura: 3 minuti
ARTICOLO DI ARCHIVIO
Lewis, verso quota sette
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“I record sono fatti per essere battuti”. Lo diceva Schumi ai tempi, lo sta dimostrando Lewis Hamilton in questa era nella quale gara dopo gara, anno dopo anno, sta sorpassando nei numeri – i ricordi e le emozioni, poi, sono proprie di chi le ha vissute – chi lo ha preceduto.

Il sesto titolo di Lewis è la naturale evoluzione di un’epoca, quella Mercedes, che appare inarrestabile. L’avevo già scritto e lo ripeto: il mondiale 2019 a parer mio è terminato a fine luglio, Budapest, Gran Premio d’Ungheria. Tutto quello che è susseguito è stata la classica melina da Barcellona di Messi degli ultimi 20 minuti in vantaggio di 4-0; un traccheggiare per non ammazzare gli avversari, gli ascolti, gli sponsor e gli investitori. Opinioni, s’intende. Ma che la Mercedes in un mese di pausa estiva si metta ad andare più piano della Ferrari… non credevo più a Babbo Natale a cinque anni, figuriamoci questo.

La tanto derisa Mercedes dei primi quattro anni del rientro in Formula 1 finisce il decennio con dodici mondiali, sei più sei consecutivi, alla faccia di tutti quanti. Inimmaginabile alla vigilia del Gran Premio d’Australia 2014, inimmaginabile pensare che l’anno prossimo, con regolamenti stabili in attesa del 2021, la situazione possa cambiare. 

In questi sei anni abbiamo visto due versioni di Lewis Hamilton, quella pre Rosberg e quella post. La perdita del mondiale 2016, che probabilmente non ha ancora digerito – pensateci, avrebbe già raggiunto Michael – è stata in realtà un toccasana, visto l’effetto positivo che ha avuto su di lui. Dal 2017 l’inglese ha cambiato ulteriormente marcia, è stato infallibile quando necessario dando quel di più utile a capire che, oltre ad una macchina spudoratamente veloce, c’era anche un piede enorme, da giocatore di NBA. Non che non ci fosse anche prima, ma quando per tre anni di fila il titolo è “cosa a due” non è sempre facile ripartire i meriti.

In attesa del settimo mondiale, Hamilton è il padrone di questa Formula 1. Ne è portavoce, testimonial oltre che miglior attore protagonista. Questo è un dato di fatto che esula dai pensieri personali, dal pesare la percentuale di meriti e dal contesto in cui le sue vittorie in serie sono arrivate.

I pochissimi dubbi che sono rimasti personalmente su di lui non intaccano la realtà delle cose, non devono farlo. Tutti i mondiali sono meritati indipendentemente dalla macchina che si guida. Questo è un concetto che deve valere sempre.

Di sicuro c’è una cosa: stiamo assistendo ad una cavalcata storica. Resta da scoprire quanto sarà lunga. Per me non è ancora finita.


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