Renato Zero ispira questo pezzo, con il quale vorrei condividere qualche riflessione su ciò che accade in Mercedes e su quello che potrebbe accadere in futuro.
Il Mondiale, tra Rosberg ed Hamilton, in un modo o nell’altro sta virando verso il meno indiziato dei due per la vittoria finale.
Lungi da me parlare di complotti nei confronti di Lewis da parte della squadra. Anche perchè, per sfavorire uno dei due, non è necessario chiamare in causa rotture ai freni o roghi che devastano una vettura. Ci sono modi meno invasivi e meno visibili, se così possiamo dire.
Quella che però è la mia sensazione è che una vittoria di Rosberg sarebbe quasi più gradita a qualcuno. Magari al management, magari in sede a Stoccarda. Sebbene la scuderia abbia sede operativa in Inghilterra, Mercedes è nominalmente tedesca, e la vittoria di un tedesco su auto tedesca del mondiale di F1, dopo la vittoria della nazionale di calcio nel mondiale brasiliano potrebbe essere, per la Germania, una ciliegina sulla torta di un anno sportivo fantastico, questione Schumi a parte.
Il team order di domenica impartito ad Hamilton ha confermato questa mia sensazione. E attenzione: se Lewis avesse fatto passare Rosberg, questo sarebbe tornato ben prima alle costole del compagno nel finale. E in quel caso, come si sarebbe comportata la Mercedes? Avrebbe chiesto nuovamente a Lewis di farlo passare? La situazione è stata sicuramente malgestita e i due piloti l’hanno fatto capire ai microfoni nel post gara: Lewis con un laconico “Non sono pagato per far passare gli altri” e Nico con un “dobbiamo parlarne nel debriefing”. Se due compagni sono veramente in lotta per il titolo, i team order non devono passare per la mente a nessuno all’interno del team. A meno di comunicare chiaramente ai piloti il nome del prescelto per la vittoria del mondiale e calmare le ire dell’altro. A questo proposito apro parentesi: ricordo le feroci critiche a Vettel per aver disobbedito all’ordine di non attaccare Webber in Malesia nel 2013. Venne dipinto come un bambino egoista, mentre in questo caso la disobbedienza di Hamilton è stata appoggiata dalla maggioranza dell’opinione pubblica. Certo, i due Red Bull tecnicamente non si giocavano il titolo dato che Seb è sempre stato prima guida, ma l’atteggiamento è stato punito a prescindere. Punti di vista, sicuramente, ma a volte basta cambiare il nomi per leggere reazioni diverse.
Ma mettiamo pure il caso che il prescelto sia Rosberg: c’è una domanda da porsi all’istante: perchè investire così tanto su Hamilton per poi puntare sul pilota già a disposizione? Solo per questioni di nazionalità? Ne avevo già parlato tempo fa. Rosberg ha mostrato di essere più forte di quanto previsto, e forse di quanto si credeva in Mercedes. Gli anni con a fianco Schumi non erano stati forse considerati attendibili, visto che nell’immaginario collettivo stare davanti ad uno Schumacher 43enne poteva non essere considerata un’impresa eccelsa. Quello che Rosberg ha fatto vedere già al primo anno con Hamilton come compagno ha però parzialmente fatto ricredere qualcuno, oltre che mostrato le prestazioni del caro Michael sotto una luce diversa. E questo, probabilmente, ha stupito i vertici Mercedes. Che, ipotesi mia, si aspettavano forse una maggiore differenza di resa tra i due piloti in favore di Lewis e sono rimasti piacevolmente sorpresi dal vero livello di Nico, comparato con quello del fuoriclasse appena arrivato.
Dopo 11 gare del 2014, ora Nico è in testa al mondiale: con un ritiro in meno rispetto al compagno, per diversi problemi tecnici in meno, qualche agevolazione capitata qua e là (mi viene in mente la qualifica di Monaco), ma anche e soprattutto per merito suo, non dimentichiamolo. Non sarebbe lì se non avesse il piede. Nico non ha il talento naturale di Lewis, almeno non per me. Ma non basta questo in F1, o almeno in questa F1. Ci vogliono molte altre doti, anche rispetto al passato. Lucidità, forza mentale, strategia, precisione. Mentre Lewis incassa le situazioni negative deprimendosi e chiudendosi in sè stesso, invocando lezioni dall’Alto in una sorta di piano mistico, Nico sembra più lucido, più quadrato nel gestire gli avvenimenti. E alla lunga, la questione mentale potrebbe essere determinante ai fini del mondiale. Di sicuro, il rapporto tra i due andando avanti così ne risentirà.
Il fatto che circolino voci su un’eventuale fuga di Lewis a fine anno, potrebbero essere vere o meno. Ma se Lewis non riuscisse veramente a portare a casa questo titolo, probabilmente nel 2015 potremmo trovarci di fronte ad una griglia stravolta nel vero senso della parola.
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