Continuo a restare della mia idea: la Ferrari SF71-H non mi dà l’impressione di essere al livello della 70-H. Lo pensavo dopo l’Australia e, questione gomme a parte, non mi attendevo altro nella prima gara non stravolta da Safety o Virtual Safety Car. Soprattutto, attendevo di capire quando il signor Lewis Hamilton avrebbe ricominciato a girare sui suoi passi.
Infatti, a dispetto di una prima posizione in campionato piovutagli in un certo senso sulle spalle, Lewis nelle ultime tre corse era stato ampiamente sotto i suoi standard. Tolta l’Australia, persa proprio per colpa della Safety Car, non aveva reso a dovere in confronto a Bottas né in Bahrain, né in Cina e tanto meno a Baku, dove ha ereditato la vittoria proprio dal compagno dopo lo scoppio della gomma nel finale.
In tutto questo la Ferrari è stata mediaticamente insignita del mondiale dall’inizio dell’anno, soprattutto grazie ai sabati nei quali le pole di Vettel hanno dato da pensare che fosse finalmente l’anno buono. Fatto sta che, delle prime quattro corse, l’unica nella quale stava dimostrando una superiorità netta era quella di Baku, segnata dalla iella della Safety Car che, come ha tolto in Azerbaijan, ha dato in Australia. Per il resto, proprio a Melbourne Hamilton era comodamente in testa prima del disastro Haas, in Bahrain si è vinto per il rotto della cuffia su Bottas ed in Cina lo stesso Bottas si era portato in testa dopo il pit e prima della Safety Car pro Red Bull.
Se penso alla scorsa stagione ricordo una Melbourne vinta di forza, una Cina persa per colpa della Safety Car, una Bahrain vinta bene, una Russia con doppietta in qualifica persa in partenza, una Spagna persa sul campo su Hamilton seguita dalla doppietta di Montecarlo. Ecco, ripenso ad un anno fa e per me quella Ferrari, inteso come vettura, era più forte di questa, che non vedo come possibile vincitrice nel Principato.
In questo 2018 mancava all’appello Hamilton: non quello che si chiedeva cosa ci facesse in testa al mondiale due settimane fa ma quello di questi due giorni, ovvero il Lewis davanti a Bottas sempre e comunque. Si può dire che l’inglese sia stato la grande illusione Ferrari di questo inizio di stagione. Ci si è giocati le prime gare contro Bottas senza considerare che non è contro di lui che si deve lottare per il mondiale. Ci si è crogiolati sulle pole position del sabato senza ricordarsi che i punti si fanno alla domenica.
In questi giorni si griderà al complotto delle gomme, indicando la Pirelli come unica inconfutabile colpevole della debacle di Barcellona. Eppure, se Vettel avesse vinto la corsa senza effettuare la disastrosa seconda sosta, con Hamilton ancora dietro al compagno, nessuno avrebbe detto probabilmente nulla. Eppure, se la Pirelli avesse portato le gomme standard e si fosse verificata una situazione come quella di Silverstone 2013, con le esplosioni che ricordiamo e magari con una Ferrari vittima, si griderebbe allo scandalo. Eppure, quando nel 2011 sempre a Silverstone gli scarichi soffianti sono stati bannati one shot, dando così in mano la vittoria alla Rossa, non si parlò di complotto contro la Red Bull ma di “andiamo a vincere il mondiale“.
In tutto questo passano in secondo piano i problemi che nel weekend hanno menomato Kimi Raikkonen: come se non esistesse, come se non facesse parte della Ferrari. Intanto, però, sono componenti da cambiare e problemi di affidabilità che dovrebbero essere prioritari nell’analizzare una gara da parte di tutti.
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