Era stato Schumacher l’anno scorso a sollevare il problema. In questo inizio 2013 è stato il turno di Vettel prima e Hamilton poi.
Queste gomme, che piacciono tanto a chi giostra il circus, non sono gradite a chi ne deve far uso, i piloti, cioè i veri protagonisti della F1 (forse). Dopo i test invernali più drivers hanno alzato la voce, denunciato che queste gomme non durano. Ora arriva Lewis a rincarare la dose, dicendo chiaro e tondo che si sta passando ad un’altra Formula 1: quella del risparmio, della gestione, quella del non poter spingere un giro in più perchè altrimenti rovini i tre successivi.
E, in effetti, è vero. Sembrano lontani gli anni degli stint da qualifica, 50 litri di benza e giri al cardiopalma. Roba che Schumi ci ‘sguazzava’, perchè le gomme erano solo una componente e lì, da sfruttare, c’era tutta la macchina, ogni centimetro. Adesso dobbiamo tapparci le orecchie e nasconderci dai Team Radio: ogni due giri “attento all’anteriore destra” – “occhio alle gomme” – “dobbiamo fare 12 giri con questo set, non spingere troppo”. Come sarebbe a dire “non spingere troppo”?!
E’ o non è questa la categoria regina dell’automobilismo? Non dovrebbe essere questa la massima espressione di velocità e prestazioni su pista? E come possiamo noi capire chi sono i piloti più veloci, se sono costretti ad essere parsimoniosi con le gomme per non trovarsi sui cerchi?
“Penso che a Le Mans, dopo 24 ore di gara, con 50 macchine in pista, ci sia meno pick up che a metà di un GP di F1 degli ultimi 2 anni!!”. Questo è quello che ci ha scritto Dindo Capello dopo il GP della Malesia. Vuoi vedere che il Mondo si è rovesciato? La F1 è diventata una endurance di un’ora e mezza, e Le Mans una gara di velocità di 24 ore. Pensiamoci. “Dobbiamo fare 12 giri con questo set, non spingere troppo”. Cosa vuol dire? Che la prestazione è subordinata al risparmio del mezzo. Che invece di 100 bisogna dare 85. Significa che non sappiamo qual è la vettura più veloce, e tanto meno il pilota!
Il grido di dolore di Hamilton è da tenere in seria considerazione. Perchè una categoria in cui devi gestire la vettura può far piacere a chi ne tiene le redini e ha un ritorno economico. Ma se a storcere il naso è chi, quella categoria, la porta avanti, le cose cambiano.
Il malcontento inizia a farsi largo, quindi. La Pirelli ha prima difeso il suo prodotto (e ci mancherebbe) sostenendo che la situazione è identica a quella del 2011 e del 2012. Salvo poi far sapere che se ne riparlerà in Bahrain. Una parziale ammissione, se non di una colpa, di un qualcosa che non va. Ma la Pirelli, a sua volta, è tra due fuochi. Quello dei piloti, che si lamentano del prodotto. E quello di Ecclestone, che spinge per mantenere questa situazione. Ecco quindi che i prossimi mesi saranno cruciali. Entro Giugno si saprà se Pirelli fornirà la F1 anche nel 2014 o se lascerà il posto ad altri. Ma chi, tra gli altri, sarebbe disposto ad uno sforzo economico simile per produrre gomme buone per 60 km?
Io, in tutto questo, credo ci sia molto che non va. Da quando seguo la F1 non è mai capitato di assistere ad un tale interesse mediatico per le gomme. Come sono costruite, come lavorano, range di temperatura, degrado, animazioni 3d. Minuti e minuti di video che ci spiegano segreti e retroscena di quella che, alla fine, dovrebbe essere solo una componente di una F1. Ma che, a conti fatti, è al momento l’argomento principe. Perchè altrimenti mi aspetterei gli stessi speciali anche per tutte le altre componenti. Motore, cambio, aerodinamica, elettronica.
Ecclestone chiedeva spettacolo, ma probabilmente si è fatto prendere troppo la mano. Da qui una situazione confusionaria, che scontenta i piloti e i tifosi di vecchia data e soddisfa il pubblico del sorpasso facile e dell’imprevedibilità. In mezzo, come sempre, il vil denaro. L’obiettivo da perseguire sempre e comunque.
Questo è il risultato, inoltre, di un uomo solo al comando (seppur supportato dai Team, non dimentichiamolo. I soldi fanno gola a tutti). Ecclestone, se da un lato ha contribuito a rendere la F1 più commerciale e famosa nel mondo, ora sta esagerando nell’altro senso, spostando l’ago della bilancia dalla parola ‘Sport’ alla parola ‘Show’. Occhio, però, a non spingersi troppo in là con le pretese. Una Formula 1 in stile Wrestling piacerebbe a milioni di spensierati amanti dello show televisivo con popcorn e coca cola.
Ma, per chi la F1 l’ha sempre seguita motivato dal sentimento e non dai soldi, questo significherebbe la fine dei giochi.
---
Stai visualizzando da visitatore. Accedi o registrati per navigare su P300.it con alcuni vantaggi
È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.