Le modifiche ai campionati causate dal Coronavirus

Motorsport
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di Alyoska Costantino @AlyxF1
8 Marzo 2020 - 23:28
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In una situazione mondiale preoccupante e in continuo mutamento a causa dell’epidemia del virus SARS-CoV-2, comunemente detto Coronavirus, è normale che il motorsport (insieme a tante altre tipologie di eventi) sia condizionato da ciò e che passi, in qualche modo, in secondo piano rispetto a priorità come la salute e l’incolumità delle persone. Noi di P300.it abbiamo deciso, con questo articolo, di riassumere le modifiche che i vari campionati, mondiali e non, hanno subito da quando il virus si è espanso a livello mondiale. Va nuovamente sottolineato come la situazione stia cambiando rapidamente e la situazione descritta che troverete nelle righe di questo articolo potrebbe poi mutare nel giro di pochi giorni, se non di poche ore.


FORMULA 1

La prima “vittima” del calendario della Formula 1 è stata la Cina: il 12 febbraio scorso il GP è stato ufficialmente spostato sotto richiesta del Juss Sport Group (il promoter dell’evento), la quale è stata approvata dalla FIA e dal management della Formula 1 per salvaguardare l’incolumità del paddock e degli spettatori. A oggi non ci sono state altre notizie in merito al ricollocamento della gara in calendario.

Il primo Gran Premio della stagione, all’Albert Park di Melbourne in Australia, è stato a rischio per diversi mesi per un’altra emergenza, quella legata agli incendi delle foreste che hanno coinvolto diversi Stati federali (tra i quali Victoria,  Nuovo Galles del Sud e Queensland), oltre diciotto milioni di ettari di terreni e mietuto trentaquattro vittime. Con la crisi dei “bushfires” cessata, il Coronavirus ha nuovamente messo a rischio la tappa inaugurale del campionato, la quale però si svolgerà regolarmente alla fine. L’Australia non ha preso misure di contenimento già applicate altrove, perciò tutti i team e i piloti, in particolare Ferrari e AlphaTauri che essendo italiane erano le più a rischio, si presenteranno ai nastri di partenza del Gran Premio d’Australia. Al momento gran parte delle attrezzature e del personale della squadra di Maranello è stato già trasportato in Australia, ma ulteriori complicazioni potrebbero arrivare dal decreto legge approvato ieri pomeriggio, che ha espanso la zona rossa italiana a tutta la Lombardia e a quattordici province. Tra queste c’è anche Modena, la provincia di Maranello in cui la Ferrari ha la sua sede, cosa che potrebbe rendere complesso l’intero spostamento di tutto lo staff del team e dei materiali. Una delle clausole che il decreto permette è quella relativa agli spostamenti lavorativi, ma per il momento si può dire che si sta un po’ “navigando a vista”.

Il Gran Premio del Bahrain, seconda tappa prevista per il 22 marzo, è rimasto in sospeso fino a stamani, quando è stato dichiarato che si svolgerà ma a porte chiuse, non permettendo l’accesso all’autodromo del pubblico; una scelta che era nell’aria dopo la sospensione della vendita dei biglietti. Anche in Bahrain il virus è arrivato con 83 casi confermati e anche lo stato mediorientale ha applicato delle misure restrittive per i viaggiatori provenienti da alcuni paesi, quali Cina, Malesia, Singapore, Thailandia, Corea del Sud, Iran e, successivamente, anche Italia e Giappone. Le misure di contenimento sono le stesse già applicate in altri stati come il Qatar, con la quarantena obbligatoria e preventiva dei quattordici giorni una volta arrivati nel paese. Nonostante ciò, la conferma del Gran Premio e le continue sollecitazioni della FIA a chiarire che senza tutti i partecipanti il campionato non sarebbe proseguito, sta a significare che la Federazione Internazionale e Liberty Media sono riusciti a trovare un accordo col Bahrain.

Quest’anno ci sarebbe dovuto essere il primo Gran Premio del Vietnam sul tracciato cittadino di Hanoi, ma tra le prime tappe del calendario quella vietnamita è forse la più a rischio. Le misure di contenimento sono le stesse applicate dal Bahrain per alcuni dei paesi già menzionati, e anche qui l’Italia compare nella lista. In questo caso vi è un mese di tempo per sperare che la situazione migliori o perché le misure di contenimento vengano riviste, come è anche possibile un nuovo accordo tra la FIA e lo Stato comunista.

I dubbi comunque non cesseranno nemmeno con l’approdo in Europa del campionato. La prima tappa che dovrebbe svolgersi nel Vecchio Continente è l’Olanda, rientrante in calendario  in data 3 maggio con la pista di Zandvoort, ma al momento l’espansione del Covid-19 sta coinvolgendo molti altri Stati europei, come Germania, Spagna e Francia in cui sono stati registrati tra i 400 e gli oltre 600 casi. Al momento nei Paesi Bassi si contano meno di cento casi (82) ma l’aumento è continuo ed esponenziale anche qui. Se i primi paesi occidentali dovessero prendere misure restrittive simili, se non uguali, a quelle intraprese da Stati quali Bahrain o Qatar, è altamente possibile che alcune gare in Europa non si svolgano in una sorta di effetto domino. Si sottolinea infine che, secondo il regolamento sportivo, il campionato di Formula 1 deve contare almeno otto prove.


FORMULA E

Tra i campionati di maggior spessore, la Formula E è quella che ha pagato dazio per prima, con lo spostamento dell’E-Prix di Sanya, città della provincia di Hainan che già lo scorso anno aveva ospitato una gara della serie elettrica; quest’anno purtroppo, vista l’emergenza, si è dovuto optare per lo spostamento dalla data originale del 21 marzo. Questa situazione in divenire è avvenuta a campionato già in corso, in quanto cominciato già a fine 2019 con il double-header in Arabia Saudita tra il 22 e il 23 novembre.

Le prime cinque gare del campionato si sono quindi svolte senza problematiche di sorta, ma le brutte notizie per la Formula E non sono finite con la sola sospensione della gara a Sanya. E’ del 6 marzo la notizia che l’E-Prix italiano nella città di Roma, che sarebbe arrivato alla sua terza edizione il prossimo 5 aprile, è stato a sua volta spostato dopo la sospensione di tutte le attività e gli eventi sportivi (o che comunque coinvolgono grande pubblico) fino al prossimo 3 aprile. C’è ora da chiedersi se si riuscirà realmente a ricollocare i due eventi creando un nuovo calendario per la F.E. durante i prossimi mesi.

La prossima tappa potenzialmente a rischio potrebbe essere l’E-Prix in Corea del Sud, previsto sempre il 3 maggio sul circuito cittadino di Seul, la capitale. I sudcoreani sono tra le popolazioni più colpite con oltre 6.000 persone contagiate e l’emergenza per questo paese potrebbe essere ben più duratura rispetto che altrove. Prima della gara di Seul c’è ancora la tappa di Parigi in divenire, ma come detto in precedenza nemmeno gli Stati europei sono immuni all’epidemia e alla possibilità di applicare misure di contenimento rapide.


INDYCAR

La situazione d’incertezza che si respira negli States è, per certi versi, anche più confusa rispetto che negli altri singoli paesi. Ognuno dei cinquanta stati che compone gli Stati Uniti d’America sta adottando atteggiamenti restrittivi differenti, a seconda di come venga valutata dai rappresentati politici. La prima gara stagionale si svolgerà a St. Petersburg il 15 marzo e lo stato della Florida al momento non ha ancora preso misure di contenimento pesanti o che potrebbero alterare lo svolgimento della gara inaugurale. L’autodromo di St. Petersburg si è però preoccupato di emanare un bollettino informativo, in cui gli organizzatori hanno dichiarato di essere in stretto contatto con i CDC (Centers of Disease Control and Prevention, Centri di prevenzione e controllo malattie) e con il Dipartimento della Salute della Florida per ulteriori aggiornamenti.

La stessa città di St.Petersburg è venuta incontro agli organizzatori dell’evento fornendo alcuni servizi supplementari ai fan presenti. Chiunque sarà coinvolto nell’evento, sia come spettatore che come partecipante, sarà invitato a seguire precauzioni igieniche piuttosto basilari come il lavarsi spesso le mani, usare degli igienizzanti e starnutire o tossire con la mano davanti alla bocca. Inoltre, negli spazi dedicati all’evento saranno aggiunte zone adatte dove saranno presenti sapone e disinfettante per le mani, e gli addetti ai lavori saranno tenuti a disinfettare corrimani, posti a sedere e superfici varie numerose volte durante l’evento. La salvaguardia dell’evento è stata ribadita da un comunicato rilasciato mercoledì scorso e condiviso sul sito della NBC, promettendo che la gara si sarebbe svolta e che ciò sarebbe valso anche per la 500 Miglia di Indianapolis.

Inutile però ripetere come anche l’evento di St. Pete potrebbe esser soggetto a modifiche nonostante le rassicurazioni degli organizzatori: ieri sono state segnalate, dal Wall Street Journal, le prime due vittime causate dal contagio in Florida e ciò, unito allo stato di emergenza attuato dallo stato di New York, potrebbe comportare un effetto domino che porterebbe alla “chiusura a riccio” di numerosi stati, specie della costa est.

La seconda gara dovrebbe essere il Gran Premio d’Alabama al Barber Motorsports Park, in uno Stato in cui ancora non sono stati registrati casi di contagio; il Dipartimento della Sanità Pubblica dell’Alabama sta comunque osservando attentamente la situazione per evitare di essere impreparato, ma ad oggi, se la situazione dovesse stabilizzarsi, la seconda gara stagionale dovrebbe svolgersi. Più a rischio invece la storica gara di Long Beach, prevista per il 19 aprile a due settimane di distanza dal round in Alabama: lo stato della California ha dichiarato la situazione d’emergenza e questo chiaramente penalizzerebbe l’evento, un tempo anche luogo di diversi Gran Premi di Formula 1 tra gli anni ’70 e ’80 e da trentacinque anni presente nel calendario dei massimi campionati americani a ruote scoperte, CART prima e Indycar poi, come seconda tappa più importante in calendario. Il governatore Gavin Newsom ha commentato la decisione descrivendola come “necessaria a salvaguardare la tutela delle risorse”.

Si arriva poi al caso del COTA per la tappa di Austin. La città texana ha dichiarato a sua volta lo stato d’emergenza mettendo anche in discussione alcuni eventi che si dovrebbero svolgere sul tracciato nato nel 2012, tra cui anche un evento chiamato South by Southwest, prontamente cancellato.
In merito al caso di Austin, abbiamo a disposizione qualche dettaglio in più: spetta infatti alle autorità locali decidere se permettere lo svolgimento degli eventi in questo lasso di tempo; l’attenzione è focalizzata anche sul possibile numero di partecipanti, in particolare su quegli eventi che potrebbero ospitare più di 2.500 persone. Nel caso si possano applicare delle possibili misure di prevenzione, anche un evento con più di 2.500 persone potrà essere svolto; questo weekend c’è anche stato, su questo tracciato, il primo round del GT World Challenge America, anche se c’è da sottolineare il basso numero di spettatori presenti, piuttosto imparagonabile all’evento della Indycar.

Maggio è sinonimo di Indianapolis e delle due gare sul catino dell’Indiana, il GP sul tracciato usato tempo fa dalla Formula 1 e la storica 500 Miglia, che quest’anno arriverà alla sua 104a edizione. Eppure, anche la gara più importante al mondo corre il serio rischio di saltare: anche nello Stato dell’Indiana è stata dichiarata un’emergenza per un pericolo alla sanità pubblica, dopo un primo contagio riportato due giorni fa e un secondo avvenuto proprio oggi, che ha portato a questa decisione, comunicata dal governatore Eric Holcomb. Va detto che questi due eventi distano più di due mesi, ma l’incertezza della situazione mette in discussione anche gare così lontane nel tempo.


NASCAR

Parallelamente al comunicato rilasciato per la Indycar, anche IMSA (International Motor Sport Association) e ARCA (Automobile Racing Club of America) per il campionato stock car americano hanno assicurato la salvaguardia del proprio palinsesto, così come delle attività di business, ribadendo però l’importanza per i propri fan e il rispetto delle norme di sicurezza imposte dalle varie autorità. Per la NASCAR valgono gli stessi limiti che riguardano la Indycar, ovvero la disputa degli eventi dipenderà dalle misure che ogni stato americano prenderà per affrontare l’emergenza Coronavirus.


MOTOMONDIALE

I campionati di due ruote su pista della FIM sono forse quelli che hanno pagato più a caro prezzo le misure di contenimento applicate dai vari stati, primi fra tutti Qatar e Thailandia. Essendo l’Italia sempre presente tra i paesi più contagiati e segnalati nei vari comunicati, gran parte del paddock del Motomondiale si è trovato con le gambe mozzate: per le quattro classi l’Italia, sia in termini di piloti, sia per i team che per gli addetti ai lavori, rappresenta una grossa fetta del campionato, una fetta superiore alle mille persone.

Quest’oggi si è svolto il round d’apertura in Qatar e, come risaputo, la classe regina non si è recata in quanto gli addetti e i piloti italiani avrebbero dovuto attendere quattordici giorni in quarantena per entrare nel paese qatariano. Così, solo Moto2 e Moto3 hanno svolto la prima gara della stagione approfittando della presenza durante i test, per quanto anche il paddock di Moto2 e Moto3 fosse privo di molti addetti ai lavori nostrani. Questa situazione è anche figlia di una politica della FIM e di Dorna ben diversa da quella scelta dalla FIA di cercare l’accordo a ogni costo con i vari Stati ospitanti, dando quindi precedenza alle scelte dei governi più che allo spettacolo del campionato, con tentativi di mediazione più ridotti. Scelta anche un po’ in controtendenza con la volontà della Dorna di svolgere tutte le diciannove prove rimaste, mentre il numero minimo sarebbe tredici.

La seconda tappa in calendario, la Thailandia, è stata a sua volta spostata e già ricollocata in data 4 ottobre, anticipando così di una settimana il GP di Aragón per lasciare nuovamente il posto al Chang International Circuit di Buriram. Oltre alle solite misure di contenimento, il motivo dello spostamento della Thailandia è da ricondurre anche a un ulteriore elemento di sicurezza, ovvero la grande mole di pubblico ammassata in circuito che rischierebbe di propagare un contagio già avanzato nello Stato asiatico.

A oggi, l’inizio del campionato dovrebbe essere ad Austin, ma come visto già in precedenza ciò è assai improbabile per lo stato di emergenza che la cittadina ha dichiarato da questo weekend. Inoltre, non può non essere menzionata la linea di pensiero del presidente della Casa Bianca Donald Trump e il suo invito a non viaggiare verso l’Italia; a questo si aggiunge anche la giornata di cancellazione dei voli Milano-New York delle American Airlines e di Delta, segno di come anche gli Stati Uniti potrebbero a breve prendere contromisure preventive per evitare l’arrivo di viaggiatori italiani (e non).

Con Austin a serio rischio ma ancora presente in calendario, le speranze sono riposte sull’Argentina, il cui Gran Premio a Termas de Rio Hondo per ora è stato confermato per il 19 aprile, senza modifiche di sorta. Gli stessi organizzatori hanno confermato che la tappa argentina si farà e che non ci saranno restrizioni dovute al Coronavirus; tra l’altro, per l’ingresso in Argentina i viaggiatori provenienti da alcuni stati (ad esempio l’Italia) sono semplicemente tenuti a firmare un’autodichiarazione di benestare fisico, con in aggiunta dei possibili controlli a campione per i passeggeri. Come sempre, l’unica speranza è che la situazione non muti per il peggio, poiché un cambio di rotta di un governo, compreso quello argentino, può essere sempre possibile.


SUPERBIKE

La sorte del Motomondiale è condivisa dalla “sorella” Superbike, sempre sotto la gestione di Dorna Sports. Se la prima tappa in Australia, lo scorso 29 febbraio, si è svolta senza problemi, la seconda gara in Qatar è stata spostata (non cancellata come nel caso della MotoGP) per le stesse ragioni che hanno impedito alla classe regina dei prototipi di presentarsi a Losail. L’obiettivo è quello di selezionare il mese di ottobre per la gara del Qatar (magari nuovamente come tappa conclusiva), ma la questione più spinosa riguarda ora il proseguimento del campionato. Al contrario del Motomondiale, l’approdo nel Vecchio Continente dovrebbe avvenire molto prima, nel weekend del 29 marzo a Jerez de la Frontera. Questo sarà un importante banco di prova per capire quali potrebbero essere le future scelte prese dai governi europei, in relazione a eventi di portate discrete come questo.

Potrebbe esserci pure qualche dubbio in merito ai Gran Premi in terra italiana: le attività sportive, didattiche e simili dovrebbero riprendere dal 3 aprile, ma se lo stato di emergenza delle Regioni dovesse prolungarsi ciò metterebbe a serio rischio il Gran Premio d’Italia a Imola, previsto il secondo weekend di maggio. Un po’ più al sicuro la gara della Riviera di Rimini a Misano Adriatico, prevista per l’estate.


MXGP

Nonostante il corretto svolgimento delle gare in Gran Bretagna a Matterley Basin e in Olanda a Valkenswaard, era inevitabile che qualche pezzo del calendario del motocross saltasse. E’ di quest’oggi la notizia che la prima gara italiana in campionato, l’evento in Trentino a Pietramurata è stato posticipato dal 4 e 5 aprile (uno e due giorni dopo alla teorica fine delle disposizioni del governo sugli eventi sportivi, lasso di tempo troppo corto per permettere la giusta preparazione a team e piloti) al weekend del 18 e 19 luglio. La prima tappa italiana diventa quindi la gara di Maggiora, mentre rimane invariata la tappa argentina di Neuquén (22 marzo).

Nel comunicato rilasciato dalla FIM si sottolinea come Infront Moto Racing, promoter del campionato, abbia già messo le mani avanti per dei possibili spostamenti futuri, nel caso fossero necessari. E’ un chiaro segnale di come anche il motocross non sia immune a questi eventi e che si stia “navigando a vista”.


WRC

Situazione per ora totalmente differente per il campionato del mondo Rally, che dovrebbe svolgere in Messico la sua terza gara dopo i round di Montecarlo e Svezia il prossimo 15 marzo. Qui, per il momento, il problema del virus Covid-19 non è stato valutato come così grave e il segretario della Salute dello Stato di Guanajuato Daniel Alberto Diaz Martinez ha dichiarato come siano state prese le misure preventive corrette, come il supporto di un team di epidemiologi e di staff sanitario nelle zone di parco chiuso e con gran numero di spettatori.

Per quanto la mannaia di un possibile stato d’emergenza improvviso possa cadere anche sul Rally del Messico, per ora la tappa rimane in calendario. Nessun’altra notizia rilevante in merito alle tappe successive invece.

Queste sono le attuali realtà dei campionati di maggior spessore che P300.it segue, realtà magari poco piacevoli e che ostacolano la passione per il motorsport che il mondo ha, ma sono realtà che non possono essere cambiate in breve tempo. Ne servirà parecchio, insieme a tanta pazienza, prima che questa crisi termini, nella speranza di poter tornare, tutti quanti, a guardare i massimi campionati di due e quattro ruote senza problemi, nel più breve tempo possibile.

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